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La Ue festeggia 60 anni, ricordando, da Opera Wine, la propria storia, fondata sulla Politica Agricola Comune. Che come ricordano il Commissario Ue all’Agricoltura Hogan ed il Ministro alle Politiche Agricole Martina, ha sfamato un intero Continente

L’Unione Europea festeggia i suoi primi 60 anni. Tanto è passato dalla firma dei Trattati di Roma, quando i primi sei Paesi d’Europa (Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo), a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, posero le basi per la nascita della Comunità Economica Europea. Uno dei primi atti, fu l’istituzione di una Politica Agricola Comune, perché allora, come ricorda dalla vetrina di Opera Wine il Commissario Ue alle Politiche Agricole, Phil Hogan, dall’incontro “The European Agriculture, from its roots tothe future”, con il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, il collega della Polonia KrzZysztof Jurgiel e l’omologo maltese, Roder Galdes, “riuscire a produrre abbastanza cibo per tutti era diventato un obbligo morale. Dobbiamo riflettere, oggi, dopo 60 dalla firma dei Trattati, sul successo della Pac, abbiamo nutrito un intero Continente, ed oggi i nostri prodotti vengono esportati ovunque, tanto che la Ue è il maggior esportatore di cibo e bevande al mondo. Siamo riusciti a produrre cibo e vino di eccellente qualità, facendo fronte prima di tutto ad un obbligo etico. Per quanto riguarda il futuro, i consumi nel mondo cresceranno del 50% e ci saranno sempre più persone nella fascia di reddito medio. Ecco perché - continua Hogan - dobbiamo fare di più, nonostante tutto. Rendendo sempre più incisive le nostre iniziative, e puntando sulla semplificazione: sono d’accordo con le idee di Martina, abbiamo fino al 2 maggio per esprimerci, poi i nostri Governi, nel 2019, prenderanno una decisione, sperando in un accordo. Il budget darà fondamentale, come sempre. Dobbiamo procedere con la Brexit, i Paesi vorranno più soldi, ma non sarà semplice, dobbiamo cercare di produrre il cibo migliore nel frattempo, perché ogni regione europea è legata alle proprie produzioni. Gli agricoltori subiscono spesso gli attacchi di chi dice che non si sanno prendere cura delle terre, ma non è così in realtà, sono loro a badare al bene pubblico. Certo, in termini di risposte ai cambiamenti climatici ed all’ambiente, dobbiamo e possiamo fare di più, ma dobbiamo in questo coinvolgere l’intera popolazione, riconoscendo i giusti contributi all’agricoltura. La Pac - conclude il Commissario Ue all’Agricoltura - deve contribuire alla coesione dell’Europa, facendo fronte all’obbligo morale di sfamare le persone nel mondo”.

Ricordando i 60 anni dei Trattati costitutivi dell’Unione Europea, il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina paragona la Pac ad “un ponte ideale ed operativo tra i 60 anni dei Trattati di Roma e la prospettiva agricola futura europea. Dobbiamo interrogarci sulle prospettive, riuscendo a capire le sfide e gli strumenti da mettere a disposizione dei cittadini e degli agricoltori europei. La Pac è stata la prima politica strutturata in ambito europeo, che ha delineato il contesto della Nuova Europa. Uno strumento che ha reso concreto l’orizzonte europeo, portando l’Europa nei territori, nelle esperienze di vita. Dobbiamo rilanciare il destino e l’ambizione europea, ammodernando li strumenti che abbiamo. Come dice Hogan - continua Martina - abbiamo la necessità di leggere il tempo nuovo in cui siamo, e questo riguarda il destino dell’agricoltura europea. Abbiamo impegni e scadenze, penso alla revisione della Pac post 2020 (abbiamo inviato il contributo alla discussione dell’Italia), in generale dobbiamo affrontare il tema di una semplificazione della Pac, che vuol dire maggiore competitività. Abbiamo un tema importante di riforma degli strumenti di tutela del reddito, le crisi incidono in maniera nuova e necessitano risposte nuove. Pensiamo alla crisi del lattiero caseario, e all’insufficienza degli strumenti di gestione: abbiamo proposto la creazione di un terzo pilastro proprio sull’esperienza migliore dell’organizzazione dei produttori, allargandone la portata. Il vino è un caso di successo, spinto dal mercato unico. Dobbiamo metterci tutti in discussione. Un’esperienza agricola come quella italiana ed europea passa per relazioni più forti e strette, anche in altri contesti: dobbiamo creare nuovi accordi commerciali e puntare sulla cooperazione. Anche per alzare la qualità degli accordi che abbiamo, dobbiamo avvicinare gli Stati, non allontanare i confini. Vinitaly è un palcoscenico fondamentale per affrontare queste dinamiche. La firma di 60 anni fa, che apriva un progetto straordinario, oggi ha un peso specifico sulla storia contemporanea. Fuori da un destino comune non c’è orizzonte”.

Un segnale dall’Europa, intanto, lo dà la firma sulla piattaforma italiana multiregionale di garanzia, siglata con il vice presidente della Banca Europea per gli investimenti Dario Scannapieco, il coordinatore della commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni Leonardo Di Gioia, il ceo del Fondo Europeo per gli Investimenti Pier Luigi Gilibert, il ceo di Cassa Depositi e Prestiti Fabio Gallia e il Presidente di Ismea Enrico Corali. Si tratta del primo esperimento in assoluto nel quale sono coinvolte le Amministrazioni regionali, gli Enti nazionali e le istituzioni finanziarie europee. Nel dettaglio, l’accordo prevede la costruzione di un portafoglio multiregionale di garanzie, per proteggere prestiti destinati a finanziare gli investimenti connessi ai Programmi di Sviluppo Rurale. Lo scopo del progetto è utilizzare meglio il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Fesar) per sostenere, attraverso strumenti di garanzia, le scelte delle piccole e medie imprese che operano nel settore della produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti agricoli. L’impegno finanziario previsto è di 165 milioni di euro da parte del Fondo Europeo per gli Investimenti, 150 milioni di euro da Cassa Depositi e Prestiti e 150 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti. 465 milioni complessivi, ai quali si aggiungono 20 milioni di Ismea, che in base alle stime, potranno mobilitare circa un miliardo di euro di investimenti in agricoltura e agroindustria nei prossimi anni. Le Regioni coinvolte, almeno per ora, sono Piemonte, Toscana, Umbria, Campania, Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Calabria, per una misura di sostegno al credito importante, specie perché, come ha ricordato Leonardo di Gioia, assessore all’Agricoltura della Regione Puglia e coordinatore degli assessori delle Regioni italiane, “il vecchio Psr stava diventando un problema anche per strutturare il nuovo: l’Europa è vista spesso come luogo di burocrazia e finanza, ma questo tipo di intervento è determinante. Spesso, anche in presenza di buone capacità ed idee imprenditoriali il problema dell’accesso al credito era centrale nella possibilità di fare o meno un progetto. Da oggi non sarà più così”. L’obiettivo, però, è quello di estendere l’accordo alle altre Regioni del Belpaese, arrivando a garantire prestiti, fino ad un massimo del 50%, per un totale di un miliardo di euro.

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