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Le etichette devono dare informazioni semplici, giuste e chiare, non fuorviare come fanno gli indicatori “a semaforo” e i “Nutriscore”: così Confagricoltura sulle nuove etichette che mettono a rischio 40 miliardi di euro di agroalimentare italiano

“Giustissimo decretare l’obbligo d’origine in etichetta per il latte e anche per tanti altri prodotti del nostro vastissimo patrimonio dell’agroalimentare made in Italy. Il fine, da noi sollecitato e condiviso da sempre, è un’informazione semplice, giusta e chiara ai consumatori per una corretta educazione alimentare. Un obiettivo che non si raggiunge con un semaforo che, anzi, è fuorviante perché mette all’indice numerosi prodotti riconosciuti universalmente sani, a partire dall’olio extravergine d’oliva”. Parola del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commentando la nuova etichetta, con diversi colori, in uso in Gran Bretagna, ora facoltativa in Francia e allo studio anche in Belgio.
Il “Nutriscore” discrezionale scelto dal ministro della salute francese è diverso da quello inglese, perché valuta l’apporto nutrizionale e non i singoli prodotti. “Non risolve, però, il problema di fondo - ha spiegato Giansanti - quello di etichettare i prodotti agroalimentari in modo semplice e chiaro, anzi addirittura lo complica. Non indicare le porzioni medie degli alimenti, ma esclusivamente il contenuto per 100 grammi, come sottolineano gli esperti, confonde i consumatori. Chi mangerebbe 100 grammi di olio extravergine d’oliva? E chi si limiterebbe a bere solo mezzo bicchiere di bibita?”.
L’Italia è il primo paese dell’Unione Europea per numero di prodotti agroalimentari riconosciuti a “Denominazione d’origine protetta” (Dop) e ad “Indicazione geografica protetta” (Igp), molti dei quali vengono discriminati con l’etichettatura a semaforo.
“Si rischia così - ha osservato Giansanti - di mettere in gioco anche l’export dell’agroalimentare una delle voci più importanti della nostra economia, che per il nostro Paese nel 2016 ha contato per oltre quasi 40 miliardi di euro” e che ha registrato un aumento del 4% sul 2015: dal +7% di formaggi e latticini e +6,9% degli ortaggi, al +4,3% del vino (che vale da solo 5,62 miliardi di euro) e il +3,5% della frutta, passando per il +6% dell’olio d’oliva.
“Un altro primato degli italiani è anche quello di essere il popolo più sano del mondo - ha concluso il presidente di Confagricoltura - e non è un certamente un caso, ma il risultato della dieta mediterranea fatta proprio da pasti composti dal giusto equilibrio tra ortofrutta, carne, latte, olio extravergine, vino e formaggi: i nostri capolavori dell’agricoltura tipici e tradizionali che tanto successo hanno sulle tavole universali. Il buon senso ci ricorda che la sana e corretta alimentazione poggia proprio su questo”.

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