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Ice: l’agroalimentare italiano in Usa nel 2016 ha fatturato 4,558 miliardi di dollari (+4% sul 2015), per una quota di mercato del 3,3%. Al top il vino (1,796 miliardi di dollari), l’olio d’oliva (558,4 milioni) ed i formaggi (307,7 milioni)

Non Solo Vino
Ice: l’agroalimentare italiano in Usa nel 2016 ha fatturato 4,558 miliardi di dollari

L’agroalimentare italiano chiude un 2016 da record, con l’export che tocca i 38,4 miliardi di dollari, il 4% in più sul 2015, anche grazie alle performance del primo mercato di sbocco extraeuropeo, gli Stati Uniti, dove, secondo i dati dello US Department of Commerce elaborati dall’Ice - Istituto Commercio Estero di New York (www.ice.gov.it), il comparto ha fatturato 4,558 miliardi di dollari (+4% sul 2015), per una quota di mercato complessiva del 3,3% (il totale dell’import dell’agroalimentare è pari a 137,164 miliardi di dollari), che fanno dell’Italia il sesto partner commerciale degli Usa dietro a Canada, Messico, Cina, Francia e Cile. A fare la parte del leone, come sempre, il vino, che con 1,796 miliardi di dollari di giro d’affari rappresenta da solo il 39,4% di tutto il wine & food esportato in Usa, oltre a pesare per il 32,4% di tutto l’import enoico di Washington in valore e per il 29% in quantità (323,8 milioni di litri spediti nel 2016): un primato assoluto ed assodato, insidiato solo dalla Francia in termini di valori (1,618 miliardi di dollari), mentre a livello quantitativo il Cile è lontanissimo (155,6 milioni di litri). La seconda categoria merceologica più performante è un altro grande prodotto della terra, l’olio d’oliva: anche qui il Belpaese è al top, con 558,4 milioni di dollari di fatturato (+6,6% sul 2015) ed una quota di mercato addirittura del 42,2%.
Gradino più alto raggiunto anche con i formaggi, specie grazie alle performance del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, che spingono le spedizioni 2016 a quota 307,7 milioni di dollari (+0,9% sul 2015), pari ad una quota di mercato del 24,4%. Rimanendo tra i prodotti trasformati, anche la pasta mantiene la vetta nella propria categoria, con un fatturato di 287,9 milioni di dollari (+0,7%) ed una quota di mercato del 33,7%. Altro prodotto d’eccellenza è l’acqua minerale: una prima posizione che nel 2016 ha portato nelle casse del settore agroalimentare italiano 149,1 milioni di dollari (in leggero calo, del -1%). Superata, in termini di valori assoluti, da Vermut e superalcolici, a quota 197,8 milioni di dollari (+3,2%), che vuol dire il 2,5% delle importazioni totali nella categoria, e da salse ed altre preparazioni alimentari, a 174,4 milioni di dollari (-0,1%), pari ad una quota di mercato del 5,4%. Quindi, ci sono i prodotti da forno (147,6 milioni di dollari ed una quota di mercato del 3,3%), le conserve vegetali (146,5 milioni di dollari per il 2% delle importazioni complessive), il caffè (100, 4 milioni di dollari, 1,8% del mercato), gli ortofrutticoli freschi (93,7 milioni di dollari, lo 0,4% dell’import totale), i prodotti a base di cacao (45,3 milioni di dollari, lo 0,9% del mercato), le carni lavorate (39,7 milioni di dollari, 4,8% dell’import totale), la birra (15,9 milioni di dollari, 0,3% del mercato), il riso (16 milioni di dollari, 2,4% delle importazioni), prodotti a base di zuccheri non contenenti cacao (16,6 milioni di dollari, 0,9% del mercato) e il gelato (4,9 milioni di dollari, 7,8% delle importazioni).

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