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Le api italiane hanno un nuovo nemico: un fitofago australiano che attacca gli eucalipti e compromette il 50% della produzione di miele. Un aggressivo parassita antagonista può combatterlo, ma in Italia è vietata l’importazione di insetti stranieri

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Le api hanno un nuovo nemico, un fitofago australiano che attacca gli eucalipti

Può sembrare un grande paradosso, ma il possibile salvatore delle api (sì, perché l’inquinamento e i pesticidi non sono bastati a decimarle) è un parassita molto aggressivo, nemico giurato del fitofago che in cinque anni ha devastato la fioritura degli eucalipti di tutta Italia e mandato in crisi l’attività degli alveari che non sono più in grado di produrre il loro nettare.
Il risultato? Tra non molto rischiamo di restare senza miele. Una soluzione ci sarebbe e sarebbe addirittura naturale: si chiama “lotta biologica” e consiste nella battaglia tra insetti antagonisti che eliminerebbe i fitofagi e salverebbe così il lavoro delle api, le regine dei nostri giardini. Ma c’è un grande problema: “Il parassita dovrebbe essere importato dall’estero e poi utilizzato per la campagna in difesa degli eucalipti - spiega il professor Ignazio Floris, docente di entomologia ed esperto di apicoltura dell’Università di Sassari - ma in Italia non si possono far entrare animali esotici vivi”.
Il salvatore delle api per il momento deve quindi restare fuori dalla frontiera e nel frattempo nelle arnie si fa molta fatica. “Il parassita che prende di mira gli eucalipti è di origine australiana si è diffuso in Italia - racconta il professor Virgilio Caleca, docente di Entomologia all’Università di Palermo - passando dalla Sicilia e nel giro di poco tempo si è scatenato in tutte le regioni. I danni sono stati ingenti. Oltre ai impedire la fioritura, questi fitofagi provocano un altro effetto: lasciano nelle piante una sostanza che si chiama “melata” che viene raccolta dalle api e finisce per danneggiare il miele”.
In Italia ci sono 70.000 apicoltori e gestiscono più di un milione di alveari. L’arrivo del parassita australiano ha fatto registrare un pesante calo di produzione pari a circa l’80%, ma ultimamente, con qualche precauzione adottata grazie a molti studi, l’attività ha avuto un po’ di ripresa. “Ogni alveare produce circa 35 chili di miele all’anno - riflette il professor Floris - ma quando i fitofagi hanno scatenato il loro attacco si è arrivati quasi a zero. Ora possiamo dire che si è arrivati al cinquanta per cento del dato storico, ma la situazione è ancora molto grave e per questo chiediamo di poter introdurre il parassita che ci aiuterebbe a debellare i fitofagi degli eucalipti e a far ripartire l’attività degli alveari. Non ci dimentichiamo che le api sono animali importantissimi non solo per il miele, ma per l’intero ecosistema e anche per l’uomo, a iniziare dall’agricoltura”.
Eppure, gli apicoltori considerano gli agricoltori tra i loro principali nemici, proprio a causa dello sconsiderato uso di pesticidi che si fa in campagna e che rende la convivenza fra api e agricoltura molto difficile. Per ricreare gli equilibri e ridurre le sofferenze alle api, ci sarebbe bisogno di un grande piano forestale, che preveda anche la reintroduzione di specie che nelle nostre campagne sono sparite. Se le api muoiono il nostro pianeta non ha molte speranze.

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