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Più che dimezzati gli arrivi nei 3.400 agriturismi attivi nelle quattro regioni colpite dai terremoti delle scorso anno, con un contraccolpo ancora maggiore che sul settore alberghiero tradizonale. A dirlo Coldiretti, che chiede sgravi fiscali

Gli effetti dei molteplici eventi sismici che hanno colpito l’Italia centrale nel 2016 si sono sentiti sulle presenze dei 3.400 agriturismi complessivamente attivi nelle quatto regioni coinvolte, dove i turisti sono più che dimezzati. La situazione è addirittura peggiore di quella denunciata da Federalberghi per le strutture ricettive tradizionali, e sono necessari sia sgravi fiscali per il settore che investimenti in promozione: lo afferma Coldiretti in una nota, sottolineando i rischi per un settore non secondario per l’economia delle zone colpite dai terremoti di agosto e ottobre.
Nel dettaglio, Coldiretti chiede di incentivare il turismo nelle regioni colpite dal sisma, prevedendo la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche - che, secondo l’associazione, potrebbero essere considerate oneri deducibili a lato della dichiarazione dei redditi. Nei 131 comuni dell’area colpita dai terremoti, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, operano 444 agriturismi, dove si contano danni strutturali e al momento le uniche presenze residuali si riferiscono a quanti sono impegnati nell’opera di ricostruzione: ma nelle quattro regioni la situazione è difficile anche nelle aree non direttamente colpite, dove per risollevare il turismo occorre un impegno a livello di promozione per riportare le persone in queste aree. A ciò vanno aggiunti i disagi legati alla conseguente difficoltà ad approvvigionarsi di prodotti, mentre le vendite di tipicità ai turisti si sono azzerate anch’esse, sia per il blocco dell’attività di trasformazione che per la stessa mancanza di clienti, dovuta anche al trasferimento forzato delle popolazioni sulla costa. In difficoltà - conclude Coldiretti - è l’intera offerta turistica delle zone terremotate, che fondava il suo successo sulle sinergie tra cultura, ambiente e qualità alimentare che rappresentano il valore aggiunto di quei territori.

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