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La dieta Mediterranea è uno dei migliori modelli da seguire: è salutare e ha un basso impatto ambientale, come emerge dalla Doppia Piramide Alimentare Ambientale, elaborata da Bcnf, e presentata oggi a Torino al Festival del Giornalismo Alimentare

Gli alimenti per cui è raccomandato un consumo maggiore da parte dei nutrizionisti sono anche quelli con un minore impatto ambientale, e coincidono quasi del tutto con quelli tipici della dieta Mediterranea. Secondo gli studi, infatti, questa dieta può essere quasi definita un “elisir di lunga vita”: incide in maniera determinante sulla longevità, con un impatto che può essere paragonabile a quello che si osserva tra fumatori e non fumatori. Insomma, un’alta aderenza a questa dieta, rispetto a chi adotta altri modelli alimentari, può tradursi in 4,5 anni di aspettativa di vita in più, permettendo allo stesso tempo di ridurre anche il nostro impatto ambientale. Emerge dal Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, dove è stata presentata la nuova edizione della Doppia Piramide Alimentare Ambientale del Barilla Center for Food & Nutrition (www.barillacfn.com), già svelata ad ottobre 2016 alla Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Alla classica piramide alimentare, composta dai cibi consigliati per un’alimentazione sana, è affiancata una seconda piramide, rovesciata, chiamata “ambientale” perché classifica i cibi in base alla loro impronta ecologica, cioè all’impatto ambientale che ha la loro produzione: ne risulta che la dieta mediterranea è uno dei migliori modelli da seguire.
Nella presentazione della Doppia Piramide si è discusso anche dei dati preoccupanti causati dal parziale distacco, in Italia, da questo tipo di alimentazione: oggi quasi 2 bambini italiani su 10 hanno problemi di peso, mentre quasi 1 bambino su 10 è obeso, con uno dei tassi più alti in Europa. Inoltre, soltanto 1 bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e gli adulti non sono da meno, visto che 1 su 3 può essere definito sedentario. Questo è affiancato dal rischio di malattie legate alla cattiva alimentazione, come il diabete e le patologie cardiache. Purtroppo la nostra salute non è la sola cosa a rischio: anche l’ambiente risente del modo di produrre il cibo che consumiamo. E la produzione di cibo dà il contributo maggiore al cambiamento climatico (in termini di emissioni di gas serra) con il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%) e i trasporti (18,5%).
Come ricorda Katarzyna Demska, ricercatrice del Barilla Center for Food & Nutrition, “secondo i dati emersi dal Fsi - Food Sustainability Index (indice che analizza le scelte alimentari del pianeta non solo sulla base del “gusto”, ma anche del valore complessivo che il cibo rappresenta, in un ranking di 25 Paesi analizzati, pari i 2/3 della popolazione mondiale e all’87% del Pil globale) l’Italia arriva sesta, dopo Francia, Giappone e Canada, tra i Paesi dove l’agricoltura è più sostenibile, si spreca meno il cibo (e si adottano politiche innovative per combattere lo spreco) e si mangia in modo più equilibrato, senza eccessi e carenze, attenti alla propria salute e a quella del pianeta”.
Tra gli obiettivi del Barilla Center for Food & Nutrition c’è anche quello di diffondere la Doppia Piramide, in modo da contribuire attivamente alla salvaguardia della nostra salute e quella del nostro pianeta: nasce da qui l’idea, in collaborazione con la Fondazione Thomson Reuters, del “Food Sustainability Media Award” (www.goodfoodmediaaward.org), un premio per giornalisti, blogger, freelance e singoli individui che vogliono presentare i propri lavori legati alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità, all’agricoltura e alla nutrizione.
“Questo premio - spiega Elena Cadel, ricercatrice del Barilla Center for Food & Nutrition - nasce per mantenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica e punta a far luce sui paradossi del sistema alimentare, ma anche a valorizzare chi propone soluzioni per contrastare la coesistenza di fame e obesità, lo spreco alimentare e lo sfruttamento della Terra”.

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