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Via all’Anno Accademico 2016/17 dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: i ricordi del rettore Grimaldi, le idee di “Una semplice rivoluzione” del sociologo De Masi e gli auguri del fondatore Slow Food, Petrini

Parte l’Anno Accademico 2016/17 dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, inaugurato ieri da Carlin Petrini insieme al Rettore Piercarlo Grimaldi e al sociologo Domenico De Masi. Fondato nel 2004 da Slow Food, l’ateneo ha l’obiettivo di formare i gastronomi del futuro, nuove figure professionali che abbiano conoscenze e competenze nel settore dell’agroalimentare e che operino per indirizzare la produzione, la distribuzione e il consumo di cibo verso scelte sostenibili.

Non una sfida semplice, come ha sottolineato il professor Piercarlo Grimaldi, nell’offrire un bilancio dei suoi sei anni di rettorato, iniziati quando ancora la spontanea tensione ideale dell’ateneo non era riuscita a trovare un’ordinata visione progettuale, poiché struttura “priva di storia e memoria, ma al contempo impegnata a diffondere la conoscenza su un tema, le scienze gastronomiche, anch’esse poco indagate ed epistemicamente ancora da oggettivare”. Oggi, Pollenzo ha uno sguardo sempre più internazionale, e non è un caso che l’intervento di Grimaldi si chiuda con il ricordo di “di un giovane che per sete di conoscenza e di giustizia ha pagato con la sua vita. A Giulio Regeni voglio dedicare queste pagine, affinché la sua memoria rimanga anche parte del nostro Ateneo”.

Il professor Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma e una tra le voci italiane più autorevoli nel ripensare il tema della produzione e della qualità della vita, nella sua Lectio Magistralis “Una semplice rivoluzione”, ha messo in fila 12 spunti per un futuro diverso: “donare socialdemocrazia, per non morire di liberismo; donare tecnologia per ridurre la fatica; donare lentezza per eliminare lo stress; donare il pressappoco, per umanizzare il mondo della precisione; donare senso alle cose per snervare il consumismo; donare ozio creativo per ribaltare l’alienazione; donare lavoro per ingannare la depressione; donare indignazione per sconfiggere l’oppressione; donare visione per non brancolare nel buio; donare felicità per non appassire nella melanconia; donare bellezza, per non morire di arsura; donare follia, per non affogare nell’ovvietà”.

È stato Carlo Petrini, fondatore di Slow Food a concludere la giornata, agganciandosi a De Masi e rivolgendosi agli studenti: “L’elemento distintivo della vostra felicità sarà quando voi farete qualcosa per coloro che hanno meno di voi, quando vi impegnerete nel dare un po’ del vostro tempo per cambiare le cose. Il bene comune oggi è dato dalle buone pratiche e dal volontariato”. E augurandosi, infine, che il messaggio di Pollenzo si possa diffondere nel mondo proprio attraverso l’educazione dei futuri gastronomi, che tornati nei loro Paesi potranno condurre per mano il cambiamento.

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