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Gli apicoltori italiani uniti all’Ue: ci vuole un’etichetta tracciabile per conoscere il Paese di provenienza del miele (in Italia è già obbligatoria). Da oggi al 5 febbraio Congresso Aapi a Vasto: 50% del fabbisogno italiano coperto da mieli esteri

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Gli apicoltori italiani uniti all’Ue: ci vuole un’etichetta tracciabile per conoscere il Paese di provenienza del miele

Gli apicoltori italiani, uniti, chiedono all’Unione Europea l’introduzione di etichette tracciabili, com’è stato fatto da poco col latte, per determinare il luogo di provenienza del miele anche a livello europeo. Questa regolamentazione è già obbligatoria in Italia, e metterebbe il consumatore nelle condizioni di scegliere tra un miele italiano, di qualità elevata, e i mieli esteri, come quello cinese o quello argentino. Questi mieli provengono da Paesi nei quali gli standard di agricoltura non sono paragonabili ai nostri, e spesso vengono utilizzati pesticidi e sostanze chimiche da anni vietate in Italia. È l’appello che arriva da Vasto dal Congresso Aapi n. 33, l’Associazione Apicoltori Professionisti Italiani , con la partecipazione di apicoltori da tutta Italia e anche dall’estero, promosso insieme ad Unaapi (Unione Nazionale delle Associazioni Apicoltori Italiani), l’Associazione Apicoltori Professionisti d’Abruzzo e il Conapi Abruzzo, in collaborazione con Aiaar (Associazione Allevatori Api Regine), l’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria ed Ami - Ambasciatori dei Mieli Italiani, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole.
Si calcola che il 50% del fabbisogno italiano è coperto da mieli esteri, per la maggior parte cinesi appunto. Da qui la richiesta alla Ue: “solo la Ue, infatti, può imporre un’etichetta trasparente ed onesta - commenta Francesco Panella, presidente Unaapi - come è avvenuto per il latte di recente. L’impegno delle associazioni su questo fronte è fortissimo, ma servirebbe un ruolo più attivo del governo: vuole giocare con noi questa partita europea? Oggi più che mai serve questo impegno, visto che la Cina immette nel mercato una quantità colossale di miele, che vende ad un prezzo bassissimo, in media 1,50 euro al kg, contro i 2,5 di altri paesi come Argentina o Est Europa”.
Analizzati anche i dati sull’apicoltura in Italia: sono ben 1,2 i milioni di alveari allevati e sparsi nelle nostre campagne. Dei 45.000 apicoltori censiti e operanti in Italia, sono quasi 20.000 quelli che lo fanno non per diletto e autoconsumo, ma per immettere il loro miele e prodotti apistici sul mercato, con tutti i parametri di legge fra cui l’indispensabile partita Iva. L’apicoltura si conferma quindi quale importante componente produttiva del comparto rurale e agricolo nazionale. Per il Ministero delle Politiche Agricole, 150-170 milioni di euro è il valore stimato dei prodotti dell’apicoltura italiana (miele, cera, propoli, polline, pappa reale, veleno d’api).

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