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La flessione dei prezzi registrata nel 2016, primo anno chiuso in deflazione dal 1959, arriva da lontano, dai campi coltivati del Belpaese, dove le quotazioni dei prodotti agricoli all’origine, secondo i dati Ismea, hanno subito un calo 5,2% sul 2015

La flessione dei prezzi registrata nel 2016, primo anno chiuso in deflazione dal 1959, arriva da lontano, dai campi coltivati del Belpaese, dove le quotazioni dei prodotti agricoli all’origine, secondo i dati Ismea, hanno subito un calo 5,2% sul 2015, con il gruppo delle produzione vegetali che perde il 6,7% e quello dei prodotti zootecnici giù del 3,1%. L’impatto deflattivo, analizzato in dettaglio, è prevalentemente riconducile alla dinamica negativa dei prezzi dei cereali (-11,6% nella media annua) e ai significativi ribassi rilevati da Ismea sui mercati degli oli di oliva (-18,5%), della frutta (-4,9%) e degli ortaggi (-3,9%). Chiude con un 4% di riduzione anche l’indice dei lattiero-caseari, nonostante i recuperi di fine anno, mentre i prezzi del bestiame vivo hanno mostrato nel complesso una migliore tenuta, limitando i ribassi a un -0,8% (www.ismea.it).
Sui mercati agricoli, continua l’analisi Ismea, hanno pesato, nel corso del 2016, gli squilibri registrati soprattutto nella prima metà 2016, legati a situazioni di surplus produttivo in diversi comparti, e le persistenti difficoltà associate a una maggiore pressione dell’offerta estera, oltre ad una domanda internazionale rivelatasi meno vivace del 2015. In agricoltura la deflazione rappresenta tuttavia un evento ricorrente, data l’estrema volatilità che caratterizza la dinamica dei prezzi alla prima fase di scambio. Un fenomeno che si riflette in una forte instabilità dei redditi agricoli, condizionando direttamente le scelte di investimento e le programmazioni aziendali.

Quello del 2016, da inizio millennio, è il sesto episodio deflativo nelle campagne italiane. Il più recente risale al 2014, ma il più marcato è quello del 2009, quando i prezzi all’origine dei prodotti agricoli subirono in Italia, nel pieno della più grave crisi economica dal Dopoguerra, una flessione dell’11,4%.
Chiude con una variazione positiva, invece, l’indice mensile di dicembre, balzato a 119,9 (base 2010=100), in crescita dell’1,9% su novembre e del 7% su dicembre 2015. A sostenere i listini hanno contribuito in particolare oli di oliva, ortaggi e semi oleosi, mentre arretrano sia su base mensile che rispetto a un anno fa i prezzi all’origine di cereali e vini. Anche l’indice “core”, depurato dalle componenti più volatili, coglie una tendenza di fondo dei prezzi agricoli positiva a dicembre, segnalando un aumento del 3,7% su base annua. Nella media dell’anno la dinamica di fondo rivela invece un più accentuato fenomeno deflattivo, misurato da Ismea in una caduta dei prezzi del 5,5% sul 2015.

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