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Mentre la quota di italiani “veg” supera l’8%, politica e istituzioni si adeguano: un disegno di legge firmato dalla deputata Cirinnà punta all’educazione alimentare nelle scuole, e a garantire alternative “veg-friendly” in scuole, ospedali e mense

Anche se la popolazione italiana non ha il primato europeo della percentuale di popolazione che si professa vegetariana o vegana, con “solo” l’otto per cento rispetto all’8,6% di Uk e Germania, di certo il fenomeno non è più di nicchia, e la politica se ne sta rendendo conto. Al punto che un disegno di legge, firmato da Monica Cirinnà ma sostenuto in maniera bipartisan, dato che riprende un provvedimento datato 2013 e firmato da Michela Vittoria Brambilla, vuole riconoscere ufficialmente questo stile di vita.
Come? Innanzitutto, secondo la proposta legislativa vanno garantite alternative alimentari in luoghi come mense aziendali, ristoranti, scuole, carceri e ospedali, ed è poi giunto il momento di inserire l’educazione alimentare nei programmi scolastici, integrandola con elementi di nutrizione, gastronomia e ristorazione vegetariana e vegana negli istituti alberghieri.
Non meno del 10% dei fondi dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti dovrà, infine, essere allocata per progetti inerenti a questo stile alimentare, e almeno una volta l’anno il Ministero della Salute dovrebbe promuovere campagne informative sui benefici dell’alimentazione “veg” per la salute.
Le violazioni delle disposizioni della legge comporterebbero inoltre sanzioni amministrative comprese tra i 3 e i 18.000 euro, e possono arrivare alla sospensione della licenza di esercizio per 1 mese.

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