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Gli sticker, evoluzione delle amate emoticon, conquistano il food & beverage a livello globale, con colossi come Coca-Cola, Starbucks e Nescafé che puntano forte sul prossimo passo della comunicazione digitale non verbale

Dalle versioni “stilizzate”, composte da soli segni di punteggiatura e tipiche degli anni ’90, alle emoticon, spesso animate, per arrivare agli stickers: che le si odi o le si usino in quasi ogni scambio scritto, le emoticon hanno senz’altro cambiato la comunicazione, sdoganando l’uso di simboli che sono diventati moneta comune nel mondo moderno. E i grandi colossi dell’intrattenimento, come Disney e Marvel, ne hanno preso nota, così come i player globali del food & beverage.
Secondo un’indagine promossa da Found!, realizzata attraverso il monitoraggio e l’analisi di oltre 90 testate internazionali e di 1.300 siti web per analizzare il fenomeno degli stickers nelle aziende, questa ennesima evoluzione delle onnipresenti “faccine” è infatti molto gradita dal pubblico, e può essere estremamente utile come cavallo di Troia digitale per inserire il proprio brand direttamente nel vocabolario quotidiano della maggior parte della popolazione dei paesi avanzati, ovvero quello della messaggistica istantanea.
Il trend, lanciato da Disney all’uscita del film Indie Out, come riportato da testate come il “New York Times” e il “Guardian”, è oggi cavalcato da Coca-Cola e dal suo celeberrimo tappo, da Nescafé e dalla sua tazza rossa (presente in quaranta varianti diverse all’interno dell’app dedicata) e da Starbucks, che da questa primavera ha messo a disposizione le versioni stilizzate di tutti i suoi prodotti, oltre, ovviamente, del contenitore proprietario che è ormai comune vedere in mano a migliaia di persone nelle metropoli di tutto il mondo.

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