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Arrivano le sanzioni (decisamente miti) dell’Antitrust per i marchi dell’olio d’oliva che “spacciavano” per extravergine del semplice prodotto base: meno di 1 milione di euro, in totale, per Lidl (Primadonna) e Deoleo (Bertolli, Sasso, Carapelli)

È arrivato, dopo le indagini della Procura della Repubblica di Torino, un primo verdetto sulla vicenda del falso olio extravergine d’oliva venduto da alcuni dei marchi maggiori del settore nel circuito della grande distribuzione italiana, e a fornirlo ci ha pensato l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, o Antitrust, con una serie di multe per pratica commerciale scorretta inflitte a Lidl (550.000 euro), titolare del marchio Primadonna, e alla spagnola Deoleo, proprietaria dei marchi Bertolli, Sasso e Carapelli (300.000 euro).
La denuncia era partita dalle analisi su campioni di olio delle marche coinvolte condotte dal mensile di tutela dei consumatori “Il Test-Salvagente”, ed era stata seguita da un esposto dell’associazione dei consumatori “Konsumer” prima e da un ulteriore giro di analisi da parte dei Nas poi, su impulso della Procura piemontese. Analisi che hanno confermato che l’olio venduto era solamente vergine d’oliva, di qualità ben inferiore all’extravergine, per quanto riguarda i marchi Carapelli, Bertolli, Sasso, Primadonna, Coricelli, Santa Sabina e Antica Badia.
Per le eventuali conseguenze penali della vicenda, ovviamente, i tempi saranno ben più lunghi, ed è difficile pensare che le sanzioni dell’Antitrust possano avere più che un effetto di immagine nei confronti delle società multate, visto il rapporto tra l’entità delle sanzioni e i bilanci di queste ultime. Resta il fatto che questa è solo l’ultima vicenda, in ordine di tempo, a confermare che la tutela della vera italianità, e della qualità che comporta, passa da un giro di vite su ciò che davvero può essere scritto in etichetta, senza pregiudicare né la tutela dei consumatori né la libertà degli attori di mercato di vendere prodotti di qualità inferiore a prezzi inferiori. Giro di vite che però si concretizzerà concretamente a partire dal primo luglio, quando, grazie al Decreto relativo alle sanzioni sull’etichettatura del Ministero delle Politiche Agricole, diverrà illegale inserire simboli di “italianità” su olii non interamente realizzati con olive coltivate in Italia.

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