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Nelle produzioni “bio” e in quelle d’origine certificata la risposta alla forte domanda “green” dei consumatori, che vale già 16 miliardi d’euro. Lo dice la Cia - Agricoltori Italiani e Anabio

I consumatori sono molto più attenti e consapevoli di un tempo. L’attenzione al green fa breccia anche al momento di fare la spesa, ed ecco che le vendite “bio” bruciano record su record, e gli agricoltori italiani proseguono, in modo serrato, la conversione colturale, da convenzionale e biologico. Tra l’altro questo comporta, in fase produttiva, una riduzione di circa il 25% di energia rispetto a quanto avveniva in passato. Il mercato del biologico tira, non c’è dubbio: nei primi 4 mesi del 2016 si registra un incremento del 19% del fatturato. Dati, numeri e tendenze, emerse in un workshop, promosso dalla Cia - Agricoltori Italiani e dalla Anabio.
La costante crescita della domanda di prodotti da agricoltura biologica, dal 2000 ad oggi ha mutato la geografia produttiva italiana, oltre l’11% della superficie coltivata utilizza questa tecnica e conseguentemente sono cresciuti sensibilmente i volumi delle derrate da immettere sul mercato, dove le risposte positive non sono arrivate solo dall’interno ma anche nell’export con valori incoraggianti. Non è un caso se le stime indichino come un italiano su 5 prediliga l’acquisto di prodotti da agricoltura “bio” e uno su dieci inserisca nella propria busta della spesa, ogni mese, almeno un prodotto “bio”: latte, uova, vino, frutta e verdura in testa alla lista delle preferenze. Tradotto, parliamo di un fatturato del segmento da 2,1 miliardi di euro, che sale a 2,5 aggiungendo la voce food-service (ristorazione e bar).
A conti fatti, in un quadro complesso e problematico dell’agricoltura italiana, sono due gli elementi di particolare positività, da una parte la crescita del biologico e, dall’altra, il buon riscontro sugli acquisti dei prodotti IG (a indicazione d’origine certifica e garantita a livello Europeo, Dop e Igp). Questo è sinonimo di una tendenza, che vede il nuovo consumatore più orientato verso prodotti “environmental correct” e che vuole vederci chiaro sull’origine del cibo che acquista.
“I numeri sono incontrovertibili e ci dicono - ha sottolineato il presidente Cia - Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - che il comparto del biologico è un traino importante per tutto il settore, una delle tendenze positive assieme al mercato dei prodotti a marchio d’origine garantita come Dop e Igp che valgono 13,5 miliardi d’euro l’anno. Comparti questi che spingono ma che al momento non bastano, perché se allarghiamo l’orizzonte dobbiamo anche dire che l’agricoltura italiana nel suo complesso è attraversata da molte difficoltà di mercato e competitività, con molte filiere anch’esse di qualità ma in grande sofferenza. Con prezzi sui campi in caduta libera (contrazioni medie sul 20%) e costi di produzione e burocratici alle stelle”.

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