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Un documentario sul caporalato, “Santi Caporali”, del salentino Giuseppe Pezzula, proiettato al Senato perchè “le istituzioni non possono più far finta di non vedere”. L’iniziativa del senatore Dario Stefàno: “accelerare sui disegni di legge in tema”

“Ho voluto offrire ai miei colleghi senatori la possibilità di vedere cosa significa realmente la piaga del caporalato, perchè credo che osservare con i propri occhi le immagini crude e reali e ascoltare la testimonianza diretta di chi vive il dramma sulla propria pelle vada ben oltre una semplice audizione in commissione e serva come stimolo a fare in fretta ma bene. Le Istituzioni non possono più far finta di non vedere”. Lo dice il senatore Dario Stefàno, componente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama (e firmatario di diverse iniziative per il contrasto al caporalato, tra cui la proposta di legge per la istituzione di una apposita Commissione parlamentare d’inchiesta ed un disegno di legge il cui esame è già stato avviato da diverse settimane in Commissione Agricoltura, insieme al testo a firma del Governo) a margine della proiezione, da lui promossa in Senato, di “Santi Caporali”, documentario del giovane regista salentino, Giuseppe Pezzula che racconta il fenomeno del caporalato attraverso il racconto delle condizioni disumane dei braccianti nelle campagne di Puglia tra San Giovanni Rotondo e Rignano Garganico. Iniziativa che arriva a pochi giorni dall’annuncio di un piano straordinario di controlli in tutta Italia, in vista della stagione di raccolta tra estate e autunno, da parte dei Ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina, e del Lavoro Giuliano Poletti.

“Occorre una consapevolezza diffusa: nessuno deve sottovalutare il fenomeno del caporalato - continua Stefàno - perchè non è solo un dramma pugliese ma interessa molte zone d’Italia e d’Europa e si sta pericolosamente infiltrando anche in settori diversi da quello agricolo, anche a causa delle maglie larghe di un sistema normativo non idoneo a contrastarlo. Dobbiamo inasprire le pene per i soggetti che alimentano questo sistema di schiavismo del terzo millennio e poi intervenire sulle aziende individuando la strada della corresponsabilità. Gli “indici di congruità” possono essere uno strumento attraverso il quale verificare il rapporto tra la quantità di prodotto e la quantità di ore lavorative necessarie per ottenerlo, anche allo scopo di indicare chi ha le carte in regola per beneficiare di risorse pubbliche, nazionali o comunitarie che siano. La proiezione di oggi, con le relative testimonianze dirette, nel cuore delle Istituzioni, spero - conclude Stefàno - sia di buon auspicio affinché l’esame dei disegni di legge in Commissione in Agricoltura registri una accelerazione ma, sopratutto, una direzione di marcia coraggiosa e non di facciata. Le istituzioni non possono più far finta di non vedere il dramma del caporalato”.

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