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Per le agromafie la vita si fa dura: il “protocollo Antoci”, pensato dal presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, per contrastare l’infiltrazione mafiosa nelle concessioni dei beni del Parco, sarà applicato in tutte le Regioni a rischio

Per la “mafia dei pascoli” sarà sempre più difficile fare affari legati all’uso e affitto di terreni agricoli con cui ottenere anche fondi comunitari. Sulla scia del fallito attentato a Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi, che ha voluto un protocollo per contrastare l’infiltrazione mafiosa nelle procedure di concessione a privati dei beni compresi nel Parco, il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha spiegato che questo protocollo sarà esteso su altri territori. Il “protocollo Antoci”, definito e siglato con la prefettura di Messina, ha sferrato in effetti un duro colpo alle agromafie del territorio e ai loro affari milionari, prevedendo l’obbligo per i concessionari dei terreni demaniali di presentare il certificato antimafia anche sotto il già previsto valore di 150.000 euro.

Le linee guida tracciate dal protocollo, come annunciato da Martina, saranno applicate ora anche altrove, per dire stop alle infiltrazioni mafiose in agricoltura, da sempre considerata un terreno fertile per fare affari. Secondo una ricerca Eurispes-Coldiretti, il business delle agromafie ha raggiunto, nel 2015, il valore di 16 miliardi di euro. “Siamo impegnati su due fronti: impedire l’accesso dei mafiosi ai fondi europei destinati all’agricoltura - spiega Martina - e accrescere i controlli sull’assegnazione di beni demaniali e sul possesso dei terreni. Sulle risorse europee puntiamo a segnalare alle prefetture tutti i beneficiari sopra una certa soglia minima, affinché sia fatto un controllo antimafia che non gravi sulle aziende in regola con carichi burocratici. Un percorso possibile che possa anche vedere la collaborazione di Anac, Ministero dell’Interno ed enti locali. Allo stesso tempo - conclude Martina - Agecontrol sta già pianificando un aumento delle verifiche di competenza a partire da alcune regioni più a rischio”.

La lotta all’affare dei pascoli, promossa da Antoci dal suo insediamento alla guida del Parco nel 2013, ha portato a risultati importanti. Grazie al Protocollo sono state infatti revocate all’interno dell’area del Parco (quasi 86.000 ettari di superficie e 24 Comuni fra Enna, Messina e Catania) assegnazioni di terreni pubblici per un totale di 4.200 ettari, che avrebbero garantito 2,5 milioni di fondi Agea (Agenzia per le erigazioni in agricoltura) e Ue.
Inoltre, ben 23 aziende su 25 si sono viste rifiutare la certificazione antimafia dalle prefetture di Messina e Enna, per collegamenti con importanti clan mafiosi. Nell’impegno di ripristinare la legalità all’interno di un’area dove da sempre la criminalità ha fatto affari con il business dell’agricoltura e dell’allevamento, il presidente del Parco dei Nebrodi, insieme al questore di Messina Giuseppe Cucchiara, ha di recente creato anche una task force contro l’abigeato (il furto di bestiame), la macellazione clandestina ed altre pratiche illegali connesse al mercato nero del bestiame.

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