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Il cibo non è più appannaggio femminile? Nel mangiare quotidiano e nella sua conoscenza, antropologicamente, i saperi appartengono alle donne. Siano chef o esperte di usi terapeutici ed educazione alimentare, sul loro ruolo-guida non si discute

Nel mangiare quotidiano e nella conoscenza del cibo, i saperi appartengono alle donne. Storicamente è così, anche se oggi cibo e cucina non sono più solo appannaggio femminile. Apparentemente, perché se da un lato le chef sono sempre più impegnate con determinazione e serietà a rispondere in maniera esauriente alla crescente necessità di competenza e conoscenza del settore, dall’altro quando si parla di pratiche che vanno oltre i fornelli, dalle guarigioni all’uso terapeutico, la donna riacquista il suo ruolo-guida. E ancora di più se si parla di educazione alimentare, come donne-mamme, ovviamente. Ecco l’alimentazione vista con gli occhi femminili, secondo un pool di esperti del mondo medico, accademico, alimentare ed imprenditoriale, riuniti al convegno “Il cibo delle donne. Alimentazione al femminile”, al Cam-Centro Analisi Monza, a Monza il 21 maggio. Dal punto di vista storico ed antropologico, i saperi alimentari appartengono da sempre alle competenze femminili, non solo in rapporto alle pratiche culinarie-gastronomiche del mangiare quotidiano, ma anche in relazione alla conoscenza e all’uso dei cibi per preservare la salute e guarire i malanni. “L’alimentazione è un fattore che condiziona profondamente la qualità e la durata della vita - ha spiegato il professor Vittorio A. Sironi dell’Università Bicocca di Milano - nel corso dei secoli, i saperi alimentari sono stati patrimonio della donna: basti pensare al concetto di nutrizione legato alla guarigione tipico della tradizione popolare e al concetto di cibo dotato di valenza terapeutica che ancora oggi permea la cultura attuale”.
“La salute di un individuo si costruisce nel tempo, partendo già dall’epoca prenatale - ha sottolineato Sergio Bernasconi, professore Ordinario di Pediatria, già direttore delle Cliniche Pediatriche dell’Università Modena-Reggio Emilia e Parma - e, in questa fase, il comportamento della futura mamma influenza notevolmente le condizioni di salute del nascituro. È infatti provato, per esempio, come l’obesità materna sia correlata con il rischio per il bambino di sviluppare malattie cardiovascolari future. Un altro aspetto evidenziato da nuovi studi prospettici riguarda la relazione tra l’eccessivo aumento di peso durante la gravidanza e la maggior probabilità di futuri bambini obesi. I primi mille giorni, a partire dal concepimento, sono cruciali per questo: questa fase incide più delle altre su un corretto sviluppo fisico oltre che cognitivo, emotivo e relazionale del bambino; per questo, il ruolo, il comportamento, le abitudini di vita e lo stile alimentare della madre sono assolutamente fondamentali”. A rimarcare il ruolo delle figure femminili non solo sotto il profilo genitoriale, ma anche professionale, Alessandra Baruzzi, coordinatrice Lady Chef della Federazione Italiana Cuochi, che ha sottolineato quanto nel comparto food il ruolo delle donne chef, oggi 3.000 in Italia, “è in fase di rivalutazione nella ristorazione: oggi si stanno nuovamente puntando i riflettori sul ruolo fondamentale della figura femminile in cucina, dopo che per molto tempo si è data ampia visibilità mediatica soprattutto a chef uomini”.
Silvia Briganti, specialista in Scienza dell’Alimentazione del Cam, ha anilizzato il concetto dell’alimentazione nelle diverse fasi della vita di una donna e come il cibo debba essere considerato a tutti gli effetti “energia per la vita”. “L’alimentazione di una bambina deve essere ricca di alimenti che apportino proteine ad alto contenuto biologico, per favorire una crescita armonica. In questa fase l’apporto lipidico deve essere contenuto, quello glucidico invece meno, visto il rapido consumo dovuto al dinamismo che caratterizza soprattutto la fascia di età 3-6 anni. L’assunzione di calcio e ferro sono fondamentali soprattutto in questa fase”. La specialista ha poi sottolineato come la donna adulta debba osservare un regime di mantenimento, tenendo conto del fatto che il fabbisogno energetico è costituito dalla somma dell’energia necessaria per il metabolismo basale e delle energie necessarie per le funzioni connesse alla digestione, all’attività lavorativa e alle condizioni ambientali, fortemente diverse negli uomini e nelle donne. “Per quanto riguarda le anziane - ha concluso la dottoressa - è fondamentale tener conto delle modificazioni funzionali con una dieta qualitativamente equilibrata, che sia caratterizzata da una progressiva diminuzione dell’apporto calorico complessivo”.
Infine, la prospettiva psicologica: secondo Silvia Rinaldi, specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapia Cognitiva, il rapporto con il cibo non può prescindere, per la donna d’oggi, dalla consapevolezza dei significati che esso assume nella vita di ciascuna e nelle proprie relazioni interpersonali.

Info:
www.cam-monza.com

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