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“L’agricoltura italiana rischia di scomparire sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato. È fondamentale indicare in etichetta l’origine degli alimenti”. A dirlo Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti

“Con due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, come pure la metà delle mozzarelle e il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, occorre introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti, come ha chiesto il 96,5% degli italiani sulla base della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole”. Lo ha chiesto il Presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo, davanti a migliaia di agricoltori che si sono mobilitati a Bari con i trattori, per difendere l’agricoltura italiana, che rischia di scomparire lungo la Penisola sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato.
“Oggi quasi la metà della spesa dei cittadini italiani ed europei è anonima con prodotti importati dall’estero che vengono spacciati come italiani perché - ha affermato Moncalvo - non è obbligatoria alcuna indicazione in etichetta. Finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne”.
“Un via libera venuto sulla base del regolamento comunitario n. 1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, che - spiega la Coldiretti - consente ai singoli Stati Membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine, ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole.
“Una iniziativa che si è svolta in Italia con un risultato che non lascia spazio ad equivoci ed impegna le Istituzioni nazionali a introdurre l’etichetta dove ancora manca, dai formaggi ai salumi, dalle conserve ai succhi di frutta fino al latte a lunga conservazione”, ha precisato Moncalvo. Non è un caso - continua la Coldiretti - che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Ministero delle Politiche Agricole dal novembre 2014 a marzo 2015 l’89 per cento dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, l’87% per le carni trasformate, l’83% per la frutta e verdura trasformata, l’81% per la pasta e il 78% per il latte a lunga conservazione. La situazione di crisi - continua la Coldiretti - sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti italiani con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) che sono scesi al di sotto della linea di 1,20 centesimi al chilo che non coprono neanche i costi della razione alimentare per non parlare del prezzo del latte che - prosegue la Coldiretti - con il venir meno degli accordi rischia ora di essere in balia delle inique offerte dell’industria”.
“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza - ha continuato Moncalvo - che l’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n. 204 del 3 agosto 2004 grazie alla quale è diventato obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte fresco e quella della passata di pomodoro in Italia”.
“Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma - continua la Coldiretti - l’etichetta resta anonima per quasi la metà della spesa, dai formaggi ai salumi, dai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti fino alla carne di coniglio. A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal 1 gennaio 2004, c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto”.

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