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Sanremo ed enogastronomia, un legame poco prolifico. Sono poche, e spesso datate, le canzoni con accenni al cibo nella storia del Festival. Da Modugno a Elio e le storie tese, ecco la storia “enogastromusicale” della kermesse della canzone italiana

Con la fine del Carnevale, si entra nella Quaresima ed è tempo di digiuno. La vigilia dei 40 giorni di preparazione alla Pasqua coincide anche con l’edizione n. 66 del Festival di Sanremo. Ad accomunare i due eventi sembra essere il “digiuno”. Sono pochissimi i riferimenti enogastronomici nelle canzone del festival della musica italiana. Le cifre parlano chiaro: dal 1951, anno della prima edizione, sono solo 25 le canzoni che riportano il cibo nel titolo e quasi un centinaio nel testo, su oltre 1700 canzoni.
I dati (raccolti fino al 2003 da MenSA - Culture e piaceri della tavola
www.mensamagazine.it , e integrati da Winenews) dicono che gli antesignani “enogastromusicali” a Sanremo sono stati il Duo Fasano con Togliani che hanno portato al Festival “Al mercato di Pizzighettone” nel 1951 parlando di “vitelli, liquori e assaggiare”. Nel 1952 Nilla Pizzi con “Papaveri e Papere” porta anche il cortile di campagna cantando di “papere, pappare e insalata”, nel 1955 compare la prima canzone con un riferimento mangereccio nel titolo: “Zucchero e pepe” cantata da Jaione, Radio Boys, Rosettani e il Trio Aurora. L’anno dopo Marzocchi canta “Musetto”, canzone composta da Modugno dove compaiono “caffè, roast-beef e frappé”. “Caffè” è anche la parola che ricorre più spesso nelle canzoni sanremesi con ben 10 presenze nei testi e 3 nei titoli: “Cosa hai messo nel caffè” di Del Turco (1969), “Caffè nero bollente” di Fiorella Mannoia (1981) e “7000 caffè” di Alex Britti del 2003. La parola più utilizzata nei titoli è invece “fragola” (5 titoli), “Fragole e cappellini” del 1958 cantata anche da Claudio Villa, “Bocca di fragola” nel 1989 di Antonio Valentini, “Fragolina” di Aleandro Barsotti (1997), “Tre fragole” del duo M.Pia e Superzoo e “Il bosco delle fragole” del 2009 di Francesco Tricarico.
Quali sono le pietanze più improbabili che si possono trovare nelle canzoni di Sanremo? Già detto del “roast-beef” di Modugno del 1956, vanno sicuramente segnalate “prezzemolo, patatina e cavolo” di “Patatina”, canzone cantata da Wilma De Angelis, “N’addore e castagna” nell’omonima canzone del 78 di Carrino, “Tartufo” in “Gianna” di Rino Gaetano nello stesso anno, “babà pummarola, zite e ragù” nel “Il babà è una cosa seria” cantata da Maurisa Laurito (1989). In “Era Bellissimo” di Dj Francesco del 2004 troviamo invece “budino e nutella”, nella canzone di “Single” di Danny Losito e Las Ketchup si canta “E mi manca la lasagna che mi cucinavi tu”, mentre Daniele Silvestri nel 2007 canta “La paranza” e Davide Van de Froos nella sua “Yanez” cita “uletta de Red Bull/ Mojito/ Frittura di pesce/pizza/ stuzzichini/ moscardini/ polenta e cuba libre”, canzone che entra tra le prime in classifica per i maggiori riferimenti all’enogastronomia.
Sezione a parte per le canzoni che richiamano la vita agreste. Se ancora risuona nelle orecchie la celebre “Voglio andare a vivere in campagna” di Toto Cotugno del 1995, in pochi si ricorderanno “Oltre il giardino” di Fabio Concato del 2007 dove il protagonista, rimasto senza lavoro, rinasce in mezzo alla coltivazione dei fiori. Nel “Grande Sud” (2008) Edoardo Bennato canta “una musica che batte/come batte forte il cuore/di chi parte contadino una musica in quel sole/che negli occhi ancora brucia/nell’€orgoglio dei braccianti”, mentre gli Almamegretta nel 2013 in “Mamma non lo sa” musicano “papà lavorava i campi”. Ma la palma della canzone più “agricola” va a “Vado a lavorare” del grande Gianni Morandi che parla del lavoro in campagna (Ricordo che ero ancora un ragazzino, ma come un uomo lavoravo già. La mia canzone era questa qua: certo la terra costa fatica, sempre di più, sempre di più. Certo la terra è come una donna, ogni stagione cambia la gonna. Gialla d’estate, grano maturo, rossa d’autunno, vino sicuro, è verde oliva se viene l’inverno, a primavera si veste da sé).
Se si parla di vino, invece, i riferimenti nelle canzoni di Sanremo sono ancora più sporadici. Già detto di “Voglio andare a vivere in campagna” con “ricordo nonno Silvio e la vendemmia” e di “Vado a lavorare” con “rossa d’autunno, vino sicuro”, non possiamo non ricordare “Felicità” (1982) di Al Bano e Romina con “Un bicchiere di vino, con un panino è la felicità”, 4/3/1943 (1971) di Lucio Dalla con “e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino”. Ricordiamo poi “Aria, sole, terra e mare” di Linda del 2004 con “Danzo poi canto con vino e atmosfera” per poi passare a “Non è l’inferno”, canzone vincitrice del Festival nel 2012 di Emma Marrone, che cantava “un po’ di vino e un poco di mangiare”. Ultimi, in ordine di tempo, sono gli Elio e le Storie Tese con la canzone che porta quest’anno al Festival “Vincere l’odio”, cantando “che trasmette televendite di vini calabresi”.
Ma quella di Elio non è l’unica canzone dell’edizione 2016 che fa accenni enogastronomici. Se il gruppo canta il vino e il topinambur, Annalisa ne “Il diluvio universale” ha nel testo “Ma stasera rimango a casa A cucinare la vita Come fosse un buon piatto da buffet”. Non ci rimane che tifare per loro ...?

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