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Non si fermano le truffe sul fronte agroalimentare in Italia. A Bari sequestrati 1.300 chili di prodotti caseari scaduti e potenzialmente pericolosi per la salute, a Roma fermata organizzazione criminale che operava su frutta e formaggi

Non si fermano le truffe sul fronte agroalimentare in Italia. I carabinieri del Nas hanno sequestrato 1.300 chili di prodotti caseari, in parte privi di etichettatura e in parte con il termine minimo di conservazione scaduto, in un deposito abusivo a Gioia del Colle (Bari). L’operazione è stata condotta nell’ambito dei controlli disposti dal Comando Carabinieri per la tutela della Salute in concerto con il Ministero della Salute.
Il servizio veterinario ha disposto l’immediata chiusura del deposito e la distruzione della merce “potenzialmente pericolosa” per la salute. Il gestore e due commercianti sono stati denunciati e multati per 10.000 euro. Il controllo è scaturito da attività di intelligence che avevano fatto emergere l’anomala presenza di furgoni frigo in area geografica priva di aziende di produzione e commercializzazione di prodotti alimentari. A Roma, invece, si è registrato un blitz di Polizia Guardia di Finanza nei confronti di presunti appartenenti ad un’organizzazione criminale operante nel settore ortofrutticolo e caseario di Roma, e collegata ad un importante clan camorristico della provincia di Napoli, sulla base di una operazione coordinata dalla Dda di Roma, con perquisizioni in diverse Regioni d’Italia. I destinatari delle sette ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma sarebbero esponenti di vertice, affiliati e prestanome del clan Moccia. Nei confronti dei soggetti coinvolti è scattato anche il sequestro di beni per un valore di circa un milione.
“Dal settore caseario a quello ortofrutticolo la criminalità organizzata investe nell’agroalimentare dove gli interessi si estendono “dal campo alla tavola” per un business illegale stimato in 15,4 miliardi - commenta la Coldiretti, che aggiunge - gli interessi criminali sono rivolti anche alle forme di investimento nelle catene commerciali della grande distribuzione, nella ristorazione e nelle aree agro-turistiche, nella gestione dei circuiti illegali delle importazioni/esportazioni di prodotti agroalimentari non curandosi delle gravi conseguenze per la catena agroalimentare, per l’ambiente e la salute. Una attività favorita dalla mancanza di trasparenza nel commercio dei prodotti agroalimentari per i quali non è ancora prevista una capillare tracciabilità con la presenza dell’indicazione di provenienza sulle etichette. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza ed il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma - conclude Coldiretti - compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio made in Italy”.

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