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Una filiera etica, a km 0 solidale, di sapori fatti di valori, che si autosostiene, in cui agricoltura e ristorazione offrono servizi di inclusione sociale alle fasce più vulnerabili: nasce “Cibo Civile”, prima esperienza in Toscana di welfare rurale

Portare in tavola non solo prodotti del territorio ma che sostengono i bisogni delle comunità, attraverso una filiera etica, a km 0 solidale, di sapori fatti di valori, che si autosostiene, e che prevede l’inserimento in attività agricole e di ristorazione di persone in fasce vulnerabili, che hanno cioè una disabilità e un disagio, e quindi a bassa contrattualità, offrendo servizi innovativi e solidali in un’ottica di rispetto dell’ambiente, di partecipazione alle esigenze della comunità e di riabilitazione terapeutica: nasce “Cibo Civile”, esperienza di welfare rurale in Toscana (dove la prima legge sull’agricoltura sociale è del 2010), da un progetto dell’Università di Pisa e dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Toscana, che mette in rete chi produce, chi trasforma e chi distribuisce il cibo in chiave solidale, sostenibile, etica. Appena nato, il progetto è già diffuso su tutto il territorio ed è compostoda più di 30 aziende tra produttori, ristoratori e supporters.
“Cibo Civile” funziona così: la rete offre servizi e inclusione sociale; il cibo prodotto viene venduto a privati (prevalentemente con filiera corta e gruppi di acquisto solidale) e a strutture di ristorazione collettiva e scolastica dove lavorano persone con svantaggio sociale e che gestiscono attività di ristorazione e catering; il consumatore finale ha l’opportunità di conoscere le storie e i percorsi di quanti partecipano alla produzione dei prodotti provenienti da agricoltura sociale. Nasce così una micro filiera imperniata sul concetto di sostenibilità, capace di moltiplicare attivamente gli sforzi a supporto dell’equità sociale promuovendo l’occupazione e la lotta alle povertà e alle marginalità, e per i cui prodotti potremmo cominciare a parlare anche di rintracciabilità relazionale.
“Il “Cibo Civile” - illustra Francesco Di Iacovo, docente dell’Università di Pisa e coordinatore del progetto - è un bene di relazione, uno smartfood di comunità e un’innovazione sociale guardata con interesse crescente da osservatori di ogni parte del mondo. Dalla Norvegia al Giappone, dalla Spagna al belgio riconoscono la creatività italiana del rivoluzionare in modo semplice le cose quotidiane e generare risposte utili ai bisogni che oggi le società incontrano”. Lo scopo dell’agricoltura sociale è dare vita a servizi innovativi che valorizzano le risorse agricole per generare accoglienza, crescita di capacità, formazione e lavoro per persone a bassa contrattualità (ad es. con disagi psichici, in uscita da casi di dipendenza, da detenzione, disoccupati, vittime di tratta) e gruppi sociali (bambini, anziani).

Focus - Esperienze & storie nella rete “Cibo Civile” Toscana: da orto-terapeutico a catering con i prodotti dell’agricoltura sociale
Le esperienze dell’azienda BioColombini hanno anticipato il tema dell’agricoltura sociale con i progetti e i percorsi di inserimento lavorativo orto-terapeutico avviati dal Progetto “Il Giardino dei Semplici” nella Valdera (Pisa) per persone socialmente svantaggiate (dalla disabilità motoria a quella psichiatrica, dalla criminalità alla tossicodipendenza). I loro prodotti sono venduti prevalentemente attraverso Gas in tutta la Toscana.
Il progetto Orti Etici dell’Università di Pisa crea start up occupandosi della prima formazione e del rafforzamento di 70 persone con disabilità mentale, dipendenze e in uscita dal carcere. Persone che poi trovano lavoro nella rete del Cibo Civile. Nel progetto è stato misurato che ogni kg di verdura prodotta e venduta a 1,70 €/kg e che i consumatori pagherebbero sul mercato 2,40 €/kg, assicura 7 minuti di lavoro inclusivo e genera risparmio pubblico per servizi alternativi di cura per 0,74 €/kg.
Il Risto Ca’ Moro Social Bateau è invece un peschereccio ristorante galleggiante ancorato nella Darsena Vecchia della città di Livorno dove trovano lavoro i ragazzi down della cooperativa sociale di tipo b Parco del Mulino. I ragazzi cucinano, servono a tavola e qualcuno suona il piano durante la cena.
Tuttigiorni, è il progetto della Coop. Sociale Betadue di Arezzo che offre un modello di ristorazione scolastica e collettiva attraverso la valorizzazione dei prodotti di filiera corta e a km zero e l’attivazione di percorsi riabilitativi e inserimenti lavorativi per soggetti svantaggiati o esposti a rischio di emarginazione. Tuttigiorni è uno dei primi soggetti in Italia ad utilizzare prodotti di agricoltura sociale.
TicucinoBio a Pisa si occupa prevalentemente di catering e banqueting con prodotti biologici e provenienti da agricoltura sociale ed equosolidale. Ha una dimensione commerciale on line che permette anche l’acquisto di cene complete consegnate a domicilio.
Agricola Calafata infine di Lucca è una cooperativa agricola sociale pensata come un luogo di progettazione e di lavoro che cerca di tenere insieme l’amore e la cura per i luoghi che gli stessi soci abitano con percorsi di inclusione lavorativa e crescita relazionale per persone in condizioni di marginalità e svantaggio.

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