02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

L’eredità di Expo? Non padiglioni o terreni, ma il senso del fare squadra degli imprenditori italiani riuniti da Sanpellegrino a Expo. Perché funziona e perché nel mondo l’Italia non è così conosciuta come si pensa. Focus: lo studio sul made in Italy

L’eredità di Expo? Non i padiglioni o i terreni. Ma il senso della collaborazione e del fare squadra che gli imprenditori italiani non hanno e che - forse - dopo l’esperienza di successo dell’Esposizione Universale di Milano hanno imparato ad avere. Perché funziona. E anche perché nel mondo l’Italia non è così conosciuta come si pensa. Così nel convegno “Il Made in Italy dopo l’Expo. Fare sistema per vincere nel Mondo”, organizzato dal Gruppo Sanpellegrino ieri all’Expo a Milano, con il sostegno della Fondazione Altagamma. Imprenditori e rappresentanti di categoria hanno ragionato anche sulla base dello studio “Le esigenze delle aziende e le proposte degli imprenditori per valorizzare il made in Italy dopo Expo”, realizzato su un panel di oltre 450 imprese su criticità e punti di forza del made in Italy. Un’occasione per fare un primo bilancio dell’andamento dell’Esposizione Universale e delineare gli scenari futuri.
Tutti d’accordo nel dire che Expo non soltanto è stata un grande successo, ma che il clima che ha saputo creare non deve andare perduto. Per Stefano Agostini, presidente e ad del Gruppo Sanpellegrino, “l’Expo è stata un banco di prova perché ci ha fatto lavorare assieme, ed è stato un cantiere che ha funzionato: è un percorso che deve continuare”. Andrea Illy, presidente Fondazione Altagamma, è il più ottimista: “questo momento magico è solo iniziato: tra dati economici macro che ci aiutano (euro debole, prezzo del petrolio basso) e il successo dell’Expo, che ricordiamolo aveva solo detrattori prima dell’inaugurazione, continuerà”. Per Illy, farà da volano anche l’annunciata riforma del settore del turismo per aprile 2016 che punta a far quadruplicare i numeri. E poi c’è l’obiettivo, ricordato dal vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda - di arrivare a 50 miliardi di export del settore eno-gastronomico, dai 36 attuali.
Ma bisogna fare i conti con il fatto che l’Italia sia ancora poco nota. “L’Italia è ancora poco nota, c’è bisogno di uno sforzo di marketing straordinario, e di uno sforzo coordinato - ha detto il dg Eventi di Expo, Piero Galli - per esempio, molti stranieri non sanno che in Italia si scia e che abbiamo l’arco alpino più esteso di tutti i Paesi europei”. E, per quanto riguarda l’alimentare, bisogna fare i conti con l’Italian sounding. Qui, è andato contro-corrente Massimiliano Giansanti. Il vicepresidente Confagricoltura è stata una voce fuori dal coro delle lamentele dell’imitazione del nostro cibo all’estero. “Oggi tutti vogliono mangiare italiano e tutti ci copiano - ha detto - ma ricordiamo che lo stesso problema lo ha avuto il mondo del fashion: i grandi marchi della moda sono diventati più grandi con le imitazioni ed è quello che sta succedendo con il food”.
Un altro tema è quella della riconoscibilità della qualità dei prodotti italiani. E su questo punto ha puntato il dito Antonella Nonino, una delle tre sorelle proprietarie delle Distillerie Nonino: “la qualità è la base - ha detto - ma non basta. Girando il mondo ci accorgiamo che l’Italia non solo è poco conosciuta, ma che i prodotti italiani vanno spiegati: per questo, c’è bisogno di più trasparenza in etichetta. Portiamo eccellenze che non sono tutelate, anche perché nel nostro settore non c’è trasparenza in etichetta. L’Expo è stata una bellissima avventura e la cosa più importante è che ha fatto conoscere agli italiani cos’è l’Italia e il potenziale inespresso”.
Fausta Chiesa

Focus - Lo studio Sanpellegrino: “Le esigenze delle aziende e le proposte degli imprenditori per valorizzare il made in Italy dopo Expo” (campione: 450 aziende su tutto il territorio nazionale; finalizzazione ricerca: monitoraggio online con Woa-Web opinion analysis
Cosa rappresenta per Lei il made in Italy?
Un elemento centrale dell’identità culturale del nostro Paese 33%
La capacità tutta italiana del creare 22%
Un patrimonio di saperi da difendere 17%
Un settore economico-sociale strategico 15%
Altro 2%
In base alla Sua esperienza, a cosa viene associato il Made in Italy? (Fino a 3 risposte)
All’eccellenza enogastronomica 54%
Al vestirsi bene 46%
Alla manifattura di qualità 42%
Al vivere in un ambiente gradevole e confortevole 37%
Alla bellezza paesaggistica e culturale 31%
Alla cultura dell’ospitalità 27%
Altro 11%
In base alla Sua esperienza, cosa gli stranieri riconoscono agli italiani?
Abilità nel trasmettere saperi produttivi di generazione in generazione 34%
Capacità di creare prodotti di qualità che non si ripetono ma si innovano costantemente 21%
Forte senso della propria storia e delle proprie radici 17%
Passione per la cura dei dettagli 16%
Capacità di saper fare bene il loro lavoro 9%
Altro 3%
Quali sono oggi i punti di forza del made in Italy?
Percezione del valore 34%
Grande attenzione alla qualità 31%
Interpreta al meglio i bisogni immateriali della società: estetica, cultura, socialità, emozionalità 21%
Passione per il prodotto 12%
Altro 2%
Quali invece per le aziende i punti di debolezza?
Competitività modesta della ricerca e dell’innovazione 34%
Difficoltà ad aprirsi al cambiamento che le nuove sfide globali impongono 26%
Difficoltà nel transitare verso forme più evolute di internazionalizzazione 19%
Carenze infrastrutturali per i servizi di mobilità e accoglienza 16%
Altro 5%
Ritiene che il nostro Paese lo valorizzi in maniera adeguata?
Poco, è necessario fare sistema 23%
Assolutamente sì, c’è una diffusa consapevolezza della sua importanza 22%
Tendenzialmente sì malgrado molte difficoltà 19%
Abbastanza, anche se non viene ancora percepito come strategico 16%
Per nulla, manca una cultura propositiva 14%
Altro 6%
Quali sono a Suo avviso le maggiori problematiche che impediscono la piena valorizzazione del made in Italy?
Mancano forti sinergie sia tra settori affini e categorie complementari 22%
La scarsa capacità di gestione e promozione delle nostre eccellenze 18%
Manca una visione strategica d’insieme 17%
Il made in Italy non è concepito come strutturale al Sistema-Italia 15%
Spesso l’iniziativa è lasciata all’imprenditore in quanto tale 14%
Il made in Italy a livello culturale non è vissuto come un elemento di valore 12%
Altro 2%
Di cosa ha bisogno un’impresa per creare ancora più valore attorno al made in Italy? (Fino a 3 risposte)
Di una politica fiscale meno gravosa 56%
Di una burocrazia più snella 47%
Di vedersi facilitata la possibilità di fare impresa 44%
Di una visione globale ma legata alle eccellenze territoriali 39%
Di uno spirito cooperativo tra attori politici, sociali, economici e imprenditoriali 26%
Altro 11%
Dal Suo punto di vista, cosa dovrebbero fare le Istituzioni per sostenere il made in Italy?
Avviare politiche forti e più efficaci sulla contraffazione 34%
Semplificare ancora di più le modalità di accesso al commercio estero 17%
Potenziare le infrastrutture digitali 16%
Essere più incisive a livello europeo 16%
La sola “difesa” non basta 14%
Altro 3%
In base alla Sua esperienza, quali proposte ritiene più giuste per rilanciare il made in Italy nel mondo dopo Expo? (Fino a 3 risposte)
Occorre collocare sui mercati internazionali non una singola impresa ma avere una visione d’insieme che promuova l’Impresa-Italia 63%
Più investimenti in formazione per ridurre il disallineamento esistente tra le richieste delle imprese e l’offerta di competenze esistente 58%
Creare un circuito permanente che riunisca industriali, commercianti, artigiani, consumatori, sindacati e professionisti 53%
Una riforma dell’istruzione che sviluppi la materia made in Italy con corsi integrati di studio ed esperienza pratica 47%
Promuovere e presiedere come Italia un tavolo permanente per rafforzare il legame delle imprese italiane con i Paesi ospitati 41%
Incrociare la politica estera con quella dell’internazionalizzazione delle imprese 39%
Internazionalizzare il sistema bancario italiano per attenuare il peso della dimensione finanziaria nella globalizzazione e nelle politiche degli scambi e degli investimenti 36%
Sviluppare strumenti aggiuntivi che accompagni, assistano e sostengano le imprese italiane nella loro proiezione sui mercati esteri 23%
Altro 11%

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli