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L’altra agricoltura, quella di chi coltiva con la legalità le terre confiscate alla mafia, di chi fertilizza le montagne con le greggi, di chi tra solidarietà e impegno sociale custodisce la biodiversità, nel docu-film “Bioresistenze” di Turus & Cia

Vedere e narrare l’agricoltura con altri occhi, elevare la testimonianza ad emozione, raccogliere con un taglio che si avvicina ai film del neorealismo e con il rigore dello studio antropologico per dire che esiste un’altra agricoltura. Quella che non va di moda, quella che non fa notizia, quella che tutela la biodiversità, la legalità, la solidarietà. Quella che non pensa solo al mercato, ma si offre come sostentamento, quella che è lontana anni luce dall’omologazione, ma difende la propria identità. Nasce così “Bioresistenze” (o bio-esistenze), un docu-film realizzato da Guido Turus in un viaggio di 5.000 chilometri per raccontare l’altra agricoltura quella di chi coltiva con la legalità le terre confiscate alla mafia, di chi fertilizza le montagne con le proprie greggi, di chi tra solidarietà e impegno sociale custodisce la biodiversità. Un progettp, sostenuto dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori con il Ministero delle Politiche Agricole, alle radici del valore umano, dell’esperienza rurale, della sapienza agricola, del patrimonio naturale.
“Bioresistenze” è insieme opera cinematografica e cronaca giornalistica, proiettato in anteprima il 26 settembre al Teatro della Terra nel Biodiversity Park dell’Expo a Milano. “Per la Cia - ha detto il presidente Dino Scanavino - si tratta di un impegno di testimonianza e della volontà di diffondere e far comprendere il valore del lavoro agricolo. Le storie raccolte da Turus sono una sorta di manifesto per biografie ed immagini dei valori alti dell’agricoltura: la solidarietà, la tutela della biodiversità, la difesa della legalità che sono i valori a cui da sempre è ispirata l’azione di rappresentanza e politica della Confederazione Italiana Agricoltori. Crediamo con questa operazione che è insieme culturale e documentale di aver rimesso l’agricoltura al centro dell’Expo. Bioresistenze sarà lo strumento attraverso il quale noi vogliamo rappresentare l’insostituibile ruolo sociale ed economico del lavoro agricolo oltre al suo valore antropologico”.
Guido Turus racconta così il percorso che lo ha portato a realizzare il docu-film: “è stata un’esperienza entusiasmante. Ogni tappa di questo mio viaggio mi ha arricchito, gli incontri con queste coltivatrici e con questi agricoltori raccontano una storia agricola che pare scomparsa dall’attenzione del mondo, dei media come se il lavoro della terra non meritasse di essere narrato nella sua complessità che è fatta di fatica, di passioni, di rinunce e di obbiettivi alti: mettersi in sintonia con la natura per nutrire gli uomini. In fin dei conti “Bioresistenze” - di cui rivendico anche il compito divulgativo e il ruolo educativo - altro non è che il manifesto per immagini di ciò che Expo vuole rappresentare: la sfida di nutrire il pianeta preservando il pianeta”.

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