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La tavola che unisce le religioni del mondo: per la prima volta all’Expo, 11 leader religiosi benedicono i cibi della terra e firmano la “Carta di Milano”. Martina: “cibo apre dialogo”. Pallavicini (Coreis): “la condivisione ci rende più fratelli”

Non Solo Vino
Le religioni del mondo unite dal cibo ad Expo

Non è la prima volta che Expo apparecchia una tavola con i cibi del mondo, ma quella di oggi ha un sapore speciale. In segno di condivisione, i Paesi presenti a Milano hanno donato il loro cibo più tipico e, per la prima volta per un così alto numero di rappresentanti, 11 leader religiosi lo hanno benedetto, ognuno secondo il proprio rito: dal melodioso canto di Svamini Hamsananda Ghiri, vice presidente dell’Unione Induista Italiana Sanatana Dharma, alla tradizione ebraica “che non benedice il cibo ma il Signore che ce l’ha dato”, ha spiegato Elia Richetti, Rabbino nella Comunità Ebraica di Milano, dalla preghiera buddista per chi il cibo lo ha prodotto di Carlo Tetsugen Serra, abate del Monastero Zen “Il cerchio”, ad un passo della liturgia cristiana di San Giacomo letto da Monsignor Luca Bressan, vicario Episcopale della Diocesi di Milano, passando per la preghiera in arabo di Mahmoud Asfa, presidente della Casa della Cultura Musulmana di Milano. Ed è attorno a questa stessa tavola che gli esponenti delle maggiori religioni del mondo hanno affrontato il tema del cibo, nutrimento dell’anima, e firmato la “Carta di Milano”, l’eredità dell’Expo 2015 italiana, nell’evento “Il Cibo dello spirito”, promosso dal magazine ExpoNet, nella Giornata per la Custodia del Creato.

“Il cibo è un vero strumento di connessione tra religioni differenti - ha detto il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina - aiuta a riflettere e apre al dialogo”. Non è neppure la prima volta che Expo 2015 Milano riunisce i rappresentanti delle maggiori religioni per confrontarsi sui temi della sostenibilità, della produzione di cibo e del rispetto per l’ambiente, e questo fa dell’Esposizione Universale “un grande segno di pace per un dialogo che trova nel cibo un linguaggio universale” ha sottolineato il Commissario Expo Giuseppe Sala, citando il maestro Ermanno Olmi, secondo il quale “il cibo eleva l’uomo dall’immanente al trascendente”.

Expo “ha una potenza interreligiosa anche grazie al suo tema - ha aggiunto Martina - che può dire molto anche al mondo, soprattutto in un momento particolare come quello oggi in corso nel Mediterraneo, per cui queste sono settimane drammatiche. Abbiamo l’ambizione di lasciare un’eredità oltre i sei mesi fatta di strumenti operativi per una nuova responsabilità e una nuova cittadinanza”.

Tutto ruota attorno alla “Carta di Milano”, che rappresenta l’eredità dell’Expo italiana, un documento “che ci sensibilizza nel rispetto delle nostre rispettive identità di religiosi - ha detto Yahya Pallavicini, vice presidente della Coreis-Comunità Religiosa Islamica - e che la confessione islamica sostiene. Sintetizzerei in tre punti quello che la nostra dottrina cerca di richiamare all’uomo, perché c’è un valore centrale dell’uomo nei confronti del cibo, che è il nutrimento, ma che produce effetti a seconda se l’uomo si dispone nei suoi confronti in modo sano, e se il cibo è stato coltivato, custodito, rappresentato in modo sano. Il primo punto, nella tradizione coranica, è “essere vicario di Dio sulla Terra”, che credo corrispondesse a quello che il Rabbino capo esprimeva come “responsabilità dell’uomo”: l’uomo ha una responsabilità di gestione, di amministrazione, può svolgerla in senso positivo, sano e proficuo, non per se stesso, ma per tutti, o può svolgerla come succede nei moderni Califfati in modo del tutto eterodosso, irregolare e violento. Il secondo punto è, se partiamo da un esercizio del Califfato in senso sano e positivo - ha spiegato Pallavicini - abbiamo un risultato nel rapporto con il cibo che è il gusto, e le persone più pie nella comunità islamica sono “reggenti del gusto spirituale”, che è quello che noi ci ricordiamo del frutto della relazione con il cibo nel nostro nutrimento spirituale e materiale. Essere depositari di un gusto che sia gradevole e proficuo, e non stonato o amaro nel senso negativo del termine, è uno dei frutti di questa relazione tra l’uomo, il credente, le dottrine religiose ed il corretto nutrimento con i frutti della terra. Il terzo ed ultimo punto - ha concluso Pallavicini - è che questa relazione non è solo qualcosa che possiamo condividere nelle nostre specifiche confessioni religiose: ma è qualcosa che viene condiviso nella convivialità e fratellanza spirituale, una convergenza di coltivazioni, cure, attenzioni, rispetto e condivisione che ci rende più fratelli e di conseguenza protagonisti di un’armonia anche in questa terra che sia la corrispondenza di un legame tra il cielo e la terra”.

A benedire il cibo del mondo e sottoscrivere la “Carta di Milano” c’erano anche Paljin Tulku Rinpoche, Lama del Centro Studi Tibetani “Mandala”, Dorothée Mack, Pastora della Chiesa Evangelica Metodista), Traian Valdman, Archimandrita della Chiesa Ortodossa Romena, Giuseppe Platone, Pastore della Chiesa Evangelica Valdese, e Piergiorgio Acquaviva, Presidente del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano.

E, alla fine, tutti hanno condiviso un piatto speciale, dal tocco italiano: lo chef Pietro Leeman ha preparato il “riso dell’Expo”, con ingredienti vegetariani kosher e halal, in rispetto delle religioni presenti.

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