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Rafforzamento dei controlli, assistenza legale specifica, e pene come la confisca di beni e terreni: ecco alcune delle proposte del vertice sul caporalato, al Ministero delle Politiche Agricole con istituzioni, organizzazioni agricole e sindacati

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Il Ministro Martina assicura: più controlli e pene fino a confisca dei terreni contro il caporalato in agricoltura

L’allarme sul caporalato tornato alla ribalta delle cronache dopo gli episodi tragici delle ultime settimane, la richiesta di intervento da parte di associazioni agricole e sindacati, l’impegno forte, almeno promesso, delle istituzioni. Ecco gli ingredienti che si sono mescolati oggi, nel vertice andato in scena al Ministero delle Politiche Agricole, guidato dal Ministro Martina, alla presenza, tra gli altri, del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
“Quello del caporalato è un fenomeno molto delicato e c’è un impegno molto forte del Governo per un piano d’azione organico e stabile che sarà messo a punto entro quindici giorni dalla cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità costituita con il decreto “Campo Libero 2014” - ha detto Martina - e che sta sviluppando il piano di contrasto su alcuni punti chiave: rafforzamento dei controlli; investimento sul lavoro agricolo per cambiare il passo; operatività territoriale della Rete e investimento vero ed unitario tra mondo del lavoro, imprese agricole, grande distribuzione e ministeri”.
“C’è l’impegno del Governo per un atto legislativo importante che tenda alla confisca dei beni per le imprese che si macchiano del reato di caporalato, lo stiamo studiando con il Ministro della Giustizia Orlando e lo faremo a breve”, ha aggiunto il titolare del dicastero dell’Agricoltura. Ma non è l’unica proposta emersa dal vertice dove si è discusso anche dell’introduzione di una forma di assistenza legale specializzata con risorse dedicate, del rafforzamento dei controlli, e della possibilità di introdurre la responsabilità in solido per chi sfrutta il lavoro nero. Ma si pensa all’obbligo di comunicazione preventiva degli operai agricoli a tempo determinato, ai modi per evitare un uso distorto dei voucher ed ad un’ipotesi di lavoro sul modo di trasportare i braccianti coinvolgendo le Regioni.
Un problema enorme, oltre che un fenomeno squallido ed inumano quello del caporalato, che va risolto ad ogni costo, anche pensando al mercato, perché “un chilo di pomodori raccolto in Puglia viene sottopagato: meno di 8 centesimi, che non coprono i costi di produzione e di raccolta ma alimentano una catena dello sfruttamento che occorre spezzare”. Lo denuncia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che la situazione non è molto diversa se si parla di arance o di uva.
“Occorre combattere senza tregua il becero sfruttamento che - ha sottolineato Moncalvo - colpisce spesso la componente più debole dei lavoratori agricoli, con pene severe e rigorosi controlli. E su questo sta lavorando l’Osservatorio sulla Criminalità nell’Agroalimentare guidato da Giancarlo Caselli che la Coldiretti ha promosso e sostenuto. Serve una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute ed il lavoro, con una equa distribuzione del valore”.
Dobbiamo impegnare le nostre forze - ha continuato Moncalvo - in una operazione di trasparenza e di emersione mettendo a punto un patto di emancipazione dell’intero settore agricolo in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come dimostrano i 322.000 immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni, assunti regolarmente in agricoltura. Con la rete del lavoro agricolo di qualità si avvia un importante percorso che tutela i lavoratori dalla sfruttamento e premia le imprese virtuose che - ha concluso Moncalvo - dobbiamo proseguire con serietà anche quando le luci sui drammatici casi di cronaca saranno spente”.
Massimo impegno e collaborazione sul tema arrivano anche da Confagricoltura : “il lavoro sommerso ed il caporalato sono un problema, oltre che per lo Stato e per i lavoratori dipendenti, anche per le imprese agricole in regola, che adempiono puntualmente agli obblighi burocratici ed economici connessi ai rapporti di lavoro - ha commentato il presidente Mario Guidi - ed in questo senso la “Rete del lavoro agricolo di qualità” è uno strumento importante, che va nella direzione giusta perché consente di selezionare le aziende virtuose. Le nostre imprese vi aderiranno certamente. Ma ha bisogno di una fase sperimentale, in cui mettere a punto i parametri, soprattutto quelli economici, prima di diventare pienamente operativa”.
“In materia di vigilanza, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - si legge ancora in una nota - non si sottrae all’introduzione di nuove sanzioni, oltre a quelle, numerose, che già esistono, ma auspica soprattutto una migliore attività di intellingence da parte degli Organi di vigilanza nella selezione delle aziende da ispezionare e una maggiore attenzione alle violazioni più gravi, rispetto alle irregolarità formali. Sarebbe auspicabile, infine, che la politica agricola e quella del lavoro agricolo, fossero introdotti elementi di premialità per le aziende più virtuose”.

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