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Un percorso tra i capolavori dell’arte italiana, da Pinturicchio a Piero della Francesca, per illustrare il valore culturale della coltivazione dei frutti antichi: è la mostra di Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) e Archeologia Arborea ad Expo

Un percorso attraverso i capolavori dell’arte italiana per illustrare il valore culturale della coltivazione dei frutti antichi, e per spostare l’attenzione sull’agricoltore custode, ma anche per stimolare nuove ricerche sul connubio ambiente-rurale manifestazioni d’arte: ecco gli obiettivi della mostra “Frutta d’Arte” promossa da Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, di scena fino al 12 agosto nel Biodiversity Park ad Expo. 10 capolavori firmati da artisti come Pinturicchio o Piero della Francesca, tra gli altri, selezionati dalla Fondazione “Archeologia Arborea” animata da Isabela Della Ragione, che custodisce una collezione di oltre 400 cultivar di frutti antichi e autoctoni a San Lorenzo di Lerchi (Città di Castello, www.archeologiaarborea.org/it).
“Chi visiterà la mostra - che non a caso è allestita nello spazio del Biodiversity Park proprio per rivendicare il valore patrimoniale della biodiversità e l’azione di promozione e tutela che le imprese agricole di Cia svolgono potrà scoprire le ciliege di Piero della Francesca, le mele del Pinturicchio, le prugne dell’Alunno e altri capolavori che rappresentano le cultivar ancora custodite dalla Fondazione (onlus) Archeologia Arborea. In tutto sono dieci capolavori rinascimentali dell’arte umbra e toscana a fianco dei quali sono state fotografate le cultivar coltivate in modo che si passa nella visione della mostra dalla cultura come arte all’arte della coltura”, si legge in una nota.
Come sottolinea Isabella Della Ragione, “questa mostra che nasce da un nostro progetto di ricerca mette in luce come il paesaggio rurale rappresentato dai pittori costituisce un immenso catalogo culturale e storico dove leggere le varie epoche e i diversi passaggi umani, ambientali, economici. Come una fotografia animata della nostra storia antica e più recente; la forma più evidente della nostra cultura che è stata fino a pochi decenni fa rurale e profondamente legata alla terra e a chi la lavorava. Un elemento fondamentale di questa cultura rurale e del paesaggio, erano le piante da frutto che erano nutrimento per tanti e per tutto l’anno ma erano anche molto di più: erano un costituente stesso del paesaggio, dunque un elemento di identità e un fondamento della biodiversità”.
Del resto va riaffermato che sono 130 i paesaggi rurali artistici censiti, che su 51 siti Unesco (l’Italia ha il record mondiale) la metà sono in ambito rurale e che il 40% del patrimonio monumentale il 60% di quello archeologico si trova in contesti non urbani, e dunque la proposta della Cia al Ministro Franceschini di affidare alle imprese agricole la custodia e la valorizzazione dei siti storico artistici trova fondamento ed esemplificazione anche in questa mostra.

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