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“Dai campi al flacone, il primo raccolto della “cannabis di Stato” a fini terapeutici è una grande opportunità per il made in Italy, e può generare un business di 1,4 miliardi di euro, garetendo almeno 10.000 posti di lavoro”. Così la Coldiretti

Il primo raccolto della “cannabis di Stato” a fini terapeutici conferma una grande opportunità per il made in Italy poiché la coltivazione, la trasformazione e il commercio della cannabis a scopo terapeutico, per soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero, può generare da subito un business di 1,4 miliardi di euro e garantire almeno 10.000 posti di lavoro dai campi al flacone. Lo afferma la Coldiretti nel commentare i risultati sorprendentemente positivi del primo raccolto di cannabis terapeutica “di Stato”, prodotta nello stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, incaricato per la prima volta dai Ministeri della Salute e della Difesa nel 2014 di dare vita ad una coltivazione di piante di marijuana destinato all’uso terapeutico, soprattutto per contrastare il dolore nei malati terminali.
Ma, secondo Coldiretti, utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna italiana può mettere a disposizione da subito 1.000 ettari di terreno in coltura protetta. Ambienti al chiuso dove possono essere effettuate le procedure di controllo delle autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di 1.000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero di cicli di coltivazione possibili all’anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo. Un’opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100% che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica.
Il fatto che con il raccolto di 80 piante si sia riusciti a ottenere 130 grammi di principio attivo contro i 30 grammi delle normali coltivazioni è la dimostrazione, sostiene la Coldiretti, dello stato avanzato della ricerca in Italia. Si tratta del risultato della firma del protocollo lo scorso anno per l’avvio della produzione di cannabis terapeutica che risponde ai bisogni di pazienti con patologie gravi come Sla, la sindrome di Tourette, l’Alzheimer, il Parkinson e diversi tipi di sclerosi come la sclerosi multipla, contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si sono dimostrati utili. La cannabis ottenuta, una volta ricevute le autorizzazioni, potrà essere consumata come decotto in barattoli da 5 mg, da sciogliere in acqua e assumere come fosse un thè, ma non si esclude che vengano preparati farmaci con principio attivo della cannabis.
Sperimentare la coltivazione nelle campagne italiane, sottolinea Coldiretti, potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100.000 ettari coltivati l’Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.
“L’agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all’avanguardia nel mondo”.

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