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Sull’isola-carcere di Gorgona, modello di reinserimento ed educazione, l’equilibrio rischia di spezzarsi: a rischio la vita delle 165 bestie allevate dai carcerati, e 23 personalità (da Erri De Luca a Rodotà) scrivono ai presidenti Mattarella e Renzi

Sull’isola-carcere di Gorgona, dove i detenuti si occupano di qualsiasi attività produttiva, dalla produzione enoica all’allevamento degli animali, le 165 bestie allevate nella più piccola delle isole dell’arcipelago toscano (tra mucche, maiali, capre, pecore, cavalli e galline), rischiano di finire al macello, distruggendo un modello unico di rieducazione dei carcerati, che passa anche per la convivenza tra uomo ed animali. Il pericolo, che nasce dalla decisione dell’amministrazione penitenziaria di dare in gestione le attività produttive, e quindi anche gli animali, ad un privato, ha fatto rumore, tanto che ventitré persone appartenenti al mondo giuridico, della cultura e dello spettacolo, tra cui Erri De Luca, Stefano Rodotà, Licia Colò, Sveva Sagramola e Susanna Tamaro, su iniziativa della Lav - Lega Anti Vivisezione hanno chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che questi animali vengano risparmiati e che nel carcere non vengano introdotte forme di violenza.
Dall’allevamento all’apicoltura, un ruolo fondamentale per la rieducazione ed il reinserimento dei detenuti nella società è quello di Frescobaldi, che dal 2012 porta avanti il progetto di recupero dei filari dell’Isola di Gorgona, da cui è nato un vino, il “Gorgona”, fresco e giovane, metà ansonica e metà vermentino, vitigni autoctoni dell’isola, dai profumi molto intensi, presentato il 18 giugno 2014, in un evento cui hanno partecipato, tra gli altri, Lamberto Frescobaldi e lo chef stellato Luciano Zazzeri (Ristorante La Pineta, Marina di Bibbona).

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