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Ma la “Carta di Milano” basta a promuovere un sistema alimentare sostenibile che garantisca cibo per tutti? Così una lettera congiunta di Slow Food, Oxfam Italia e ActionAid Italia al Premier Matteo Renzi: “Governo italiano sostanzi impegni concreti”

Ma la “Carta di Milano”, il documento che vuole essere l’eredità morale dell’Expo italiana, può bastare a promuovere sistemi alimentari giusti e sostenibili in grado di assicurare a tutti, ora e per le generazioni future, il diritto e l’accesso al cibo e alle risorse naturali necessarie a produrlo, ovvero la grande aspirazione dell’Espo 2015? Se lo chiedono Oxfam Italia, ActionAid Italia e Slow Food, tre organizzazioni no profit globali che da decenni lavorano nel Sud del mondo contro povertà, fame e ingiustizia e che in Italia hanno scelto di agire anche all’Expo per affermare il diritto al cibo e alla sicurezza alimentare globale, che, in una lettera aperta congiunta al Premier Matteo Renzi e al Governo italiano, affermano come la “Carta di Milano” sia un documento di principio, e per diventare veramente significativo deve ora essere accompagnato da una serie di impegni concreti da parte del Governo sul piano locale e internazionale. In particolare, le tre organizzazioni indicano 5 ambiti prioritari: 1) tutela delle sementi tradizionali e promozione dell’agricoltura contadina; 2) stop alla speculazione finanziaria sul cibo; 3) tolleranza zero all’accaparramento delle terre; 4) contrasto a un clima che affama; 5) stop al consumo di suolo agricolo.

Secondo le tre organizzazioni internazionali, Expo non può, infatti, limitarsi ad alimentare un dibattito sulle sfide future del cibo, pur essenziale, senza che questo sia anche sostenuto da impegni concreti: altrimenti questa kermesse, dicono, rimarrà solo una grande vetrina, una fiera internazionale del cibo. La “Carta di Milano”, affermano nella lettera, un documento fortemente voluto dal Governo Renzi con l’ambizione di costruire una legacy politica per sollecitare Governi e istituzioni internazionali, imprese, società civile e singoli cittadini a fare la propria parte per garantire cibo adeguato per tutti, rappresenta un utile esercizio di analisi e dibattito sulle sfide future del cibo, che riconosce principi importanti come quelli relativi al diritto al cibo e alla sovranità alimentare. Un documento però caratterizzato da alcuni limiti. In primo luogo il processo di redazione: condotto molto velocemente e senza la partecipazione attiva degli attori più importanti del sistema alimentare, ovvero i piccoli produttori delle comunità nel Nord e nel Sud del mondo. In secondo luogo l’analisi del sistema agroalimentare globale che non coglie in profondità aspetti critici e fondamentali come l’accaparramento di terra spesso incentivato da errate politiche commerciali, climatiche, energetiche e di investimento; la finanziarizzazione dei prodotti agricoli e delle risorse naturali; la progressiva e costante marginalizzazione della piccola agricoltura
contadina, spina dorsale dei sistemi alimentari in particolare nei Paesi in via di sviluppo; la privatizzazione dei saperi e delle sementi; la repressione e la criminalizzazione dei difensori della terra e della natura; il controllo oligopolistico delle filiere agroalimentari globali da parte di un piccolo gruppo di multinazionali e il conseguente enorme potere di influenza da queste esercitato.

Sebbene, quindi, la Carta di Milano sia condivisibile nei suoi intenti di comunicazione e sensibilizzazione ad un più ampio pubblico, secondo le organizzazioni, proprio alla luce delle mancanze sopra richiamate, c’è il rischio che possa rappresentare soltanto una lista di buoni propositi senza essere foriera di reali impegni da parte dei Governi in termini di risorse e politiche che devono essere messe in campo per assicurare il diritto al cibo e la sicurezza alimentare a livello globale.

Focus - Ecco i 5 impegni concreti che Oxfam Italia, ActionAid Italia e Slow Food chiedono al Governo Renzi sulla “Carta di Milano”, l’eredità morale di Expo 2015

1. Tutela delle sementi tradizionali e promozione dell’agricoltura contadina

500 milioni di piccoli produttori, con appezzamenti di terra inferiori ai due ettari, sfamano un terzo dell’umanità eppure troppo spesso sono essi stessi vittime della fame. È questo uno dei più grandi paradossi dei nostri tempi. La Carta non affronta in maniera netta questa problematica lasciando ampio spazio interpretativo sugli impegni che dovranno scaturirne. Riteniamo invece che sia necessario valorizzare questo modello agricolo che è la spina dorsale del nostro sistema alimentare e che attraverso i principi dell’agro-ecologia permette di produrre nel rispetto dell’ambiente preservando la biodiversità e rafforzando le comunità locali. Il Governo può impegnarsi nel definire in Italia un quadro normativo che possa sostenere l’agricoltura contadina e aumentare nella prossima Legge di Stabilità le risorse dell’aiuto pubblico allo sviluppo da destinare al settore agricolo quale efficace strumento di riduzione della povertà nei Paesi in via di sviluppo.

2. Stop alla speculazione finanziaria sul cibo

Il mercato alimentare da una decina d’anni soffre di un’eccessiva esposizione ai mercati finanziari che condizionano sempre di più l’andamento dei prezzi delle principali materie prime agricole, causandone aumenti e volatilità che ricadono soprattutto sulle famiglie più povere e con difficoltà di accesso al cibo. L’Italia in ambito europeo è direttamente coinvolta in due processi che potrebbero dare un rilevante contributo a contrastare la speculazione finanziaria sulle commodity agricole. Da un lato, attraverso la direttiva Mifid, che ha avviato da tempo un processo di regolamentazione dei mercati, ma le cui regole attuative attualmente in discussione rischiano di indebolirne la portata. Dall’altro, attraverso la cooperazione rafforzata con altri 10 Paesi europei per l’introduzione di una Tassa sulle Transazioni Finanziarie definendo un modello efficace di tassazione con la più ampia base imponibile, combinazione dei principi di residenza e di emissione del titolo ed applicazione dell’imposta a ciascuna transazione e non ai saldi netti di fine giornata.

3. Tolleranza zero all’accaparramento delle terre

Si stima che oltre 40 milioni di ettari di terreno siano soggetti al fenomeno del land grabbing da parte di grandi multinazionali, investitori e istituzioni, violando il diritto di accesso alla terra e all’acqua delle comunità locali che vengono così private dei mezzi necessari al proprio sostentamento o costrette a spostarsi altrove. L’Italia deve sostenere l’implementazione delle Linee Guida Volontarie adottate nel 2012 in seno al Comitato
per la Sicurezza Alimentare Mondiale per una gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste. In questo quadro è di fondamentale importanza che riveda tutte quelle politiche pubbliche che possano incentivare in Italia e all’estero l’accapa rramento di terra (come ad esempio la produzione di biocarburanti, le politiche commerciali e di investimento e non ultimo quelle di cooperazione come la Nuova Alleanza per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione lanciata in ambito G8 assicurando inoltre che per qualsiasi operazione che prevede il trasferimento di proprietà e/o controllo fondiario si ottenga il consenso libero, preventivo e informato delle comunità locali coinvolte e che si regoli l’intervento del settore privato di modo che non ci sia violazione alcuna dei diritti umani, incluso il diritto di accesso alle risorse naturali.

4. Contrasto a un clima che affama

A dicembre 2015 l’accordo sul clima di Parigi determinerà un momento importante per verificare l’effettiva volontà dei Governi di assumere un impegno significativo di riduzione delle emissioni di CO2 per contrastare il cambiamento climatico che rappresenta la più seria minaccia di vanificare qualsiasi progresso ottenuto in questi anni nella lotta alla fame. In vista dell’accordo di Parigi l’Italia deve farsi promotrice di obiettivi ambiziosi sia intermini di mitigazione, sia in termini di adattamento. In relazione a quest’ultimo punto e tenuto conto delle comuni ma differenziate responsabilità dei Paesi partecipanti al negoziato, è necessario che l’Italia possa aumentare le risorse da destinare al Fondo Verde per il Clima contribuendo così a sostenere i costi di adattamento per questi Paesi in via di sviluppo maggiormente colpiti dagli impatti del cambiamento climatico.

5. Stop al consumo di suolo agricolo

La superficie agricola fertile nel nostro paese come in tutto il resto del mondo sviluppato è costantemente minacciata e ridotta. Esiste una proposta di legge sul consumo di suolo che da anni non fa progressi nelle sedi decisionali, e anzi viene costantemente indebolita ad ogni revisione. Il 2015, anno dell’Expo milanese dedicato all’agricoltura deve chiudersi con il varo definitivo di una legge che consenta di mantenere a disposizione dell’agricoltura un bene prezioso come il suolo agricolo.

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