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“Caro Membro del Parlamento Ue ... fermiano il Ttip!”: ecco, in estrema sintesi, il contenuto della lettera inviata con Slow Food da 483 organizzazioni europee al Parlamento Ue per il voto, l’8 luglio, sul Transatlantic Trade and Investment Partnership

“Caro Membro del Parlamento Europeo … fermiano il Ttip!”: ecco l’incipit e, in estrema sintesi, il contenuto della lettera aperta inviata con Slow Food da 483 organizzazioni della società civile europee, al Parlamento Ue in vista dell’imminente voto, l’8 luglio, della relazione di iniziativa sul sul Transatlantic Trade and Investment Partnership, contro cui sono state raccolte 2,3 milioni di firme di cittadini (SlowFood). “Se il Ttip viene approvato - sottolinea il presidente e fondatore di Slow Food Carlo Petrini - il nostro sistema alimentare quotidiano, già soggetto a un cambiamento drastico e insidioso, diventerà sempre più slegato dalla dimensione umana. Gli accordi di libero scambio, a partire dal Nafta, non hanno portato ad alcun miglioramento della qualità della vita dei piccoli produttori e di chi è economicamente svantaggiato, ma hanno solo moltiplicato i guadagni degli speculatori più ricchi”.

Per contrastare il varo dei negoziati, 483 organizzazioni della società civile di tutta Europa, compresa l’Alleanza Stop-Ttip, chiedono in una lettera aperta indirizzata ai membri del Parlamento europeo di votare contro il trattato. Il Parlamento europeo avrebbe dovuto votare in materia di Ttip il 10 giugno, ma il dibattito e il voto sono stati rimandati dopo la presentazione di oltre 200 emendamenti all’accordo. L’Alleanza Stop-Ttip esprime le opinioni della società civile: oggi, 2,3 milioni di persone richiedono che siano bloccati i negoziati. Secondo Slow Food, l’unica soluzione è un rifiuto completo del trattato, e, per questo chiede al Parlamento europeo di rifiutare il Ttip e di non scendere a compromessi su alcun emendamento.

Ursula Hudson, presidente di Slow Food Germania, spiega che “così come è attualmente strutturato il Ttip non è accettabile. Non è quello di cui abbiamo bisogno: vogliamo democrazia, trasparenza e protezione legale per gli individui, e non più diritti per le multinazionali che vogliano citare una controparte in giudizio. Vogliamo proteggere e sviluppare le politiche ambientali europee, gli standard che abbiamo già raggiunto, invece di subordinarli alla logica del libero scambio”.

Per Richard McCarthy, direttore esecutivo di Slow Food Usa “siamo molto preoccupati da questa corsa verso la deregolamentazione, che riduce il controllo e la trasparenza del nostro sistema alimentare. Si verrebbe a creare una grande incongruenza, oggi che le comunità negli Stati Uniti e in tutta Europa cercano di riacquisire un maggiore controllo sulle informazioni indicate nelle etichette dei prodotti alimentari, sull’origine degli alimenti che consumiamo e sul modo in cui sono prodotti. Il Ttip rende vani questi sforzi”.

La risoluzione sul Ttip prevede anche l’inclusione della clausola relativa all’Investor-state dispute settlement (Isds). Il Parlamento europeo deve assumere una chiara posizione contro l’Isds. La clausola, infatti, consente alle aziende di citare in giudizio i governi presso tribunali private in caso di azioni statali che, a loro giudizio, interferiscono con i loro investimenti e riducono i profitti previsti. Questa pratica è un pericolo per lo stato di diritto e i principi democratici.

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