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“2050: il cibo che vogliamo” by Coop, “power to the people?”. Secondo una ricerca Doxa tra i cittadini del mondo, dovrebbe essere la gente ad influenzare le politiche di accesso al cibo. E per Mike Watkings di Nielsen, sarà proprio così

Non Solo Vino
Convegno “2050, il cibo che vogliamo” by Coop

Nel mondo ci sono 1,4 miliardi di persone sovrappeso, e al tempo stesso 800 milioni di uomini, donne e bambini malnutriti, con 1/3 del cibo prodotto nel pianeta che viene sprecato nel percorso dal campo alla tavola. Numeri da cui nasce l’indagine “2050: il cibo che vogliamo”, ennesimo contributo al tema di Expo (Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita) di Coop Italia, che tra i padiglioni di Milano espone il “supermercato del futuro”. Nell’indagine, firmata da Doxa, emerge chiaro che i cittadini del mondo (sondati quelli di Italia, Germania, Uk, Usa, Brasile, Russia, India e Cina) si aspettano un cambiamento: per il 64% di loro il cibo del futuro sarà molto diverso da quello di oggi. In particolare, il 70% si aspetta che costerà di più, il 66% crede che la qualità sarà privilegio per pochi, mentre per i più ci sarà cibo manipolato e standardizzato, e un 46% si aspetta anche minore disponibilità di cibo (contro un 28% che la prevede in aumento e un 26% stabile).
Sentiment che riflettono paure più o meno generalizzate: nel futuro il 60% delle persone teme un cibo sempre più manipolato, il 53% l’inquinamento ambientale, il 43% che il cibo diventi troppo costoso, ed il 37% ha paura di una vera e propria carenza di prodotti alimentari. Ma si teme, seppur in maniera minore, una filiera del cibo dominata da logiche politiche ed economiche, l’aumento degli sprechi alimentari, e anche la perdita di identità locale, di cui il cibo è, ovunque, una delle espressioni più importanti con il suo carico di storie, culture e tradizioni.
Molto interessante anche il dato su chi dovrebbe decidere strategie e sorti per il cibo del futuro: per il 44% questo compito spetta ai cittadini, per il 25% al mercato, per il 20% all’industria, e solo l’11% indica i Governi, sintomo di una fiducia quantomeno scarsa nei potenti della politica mondiale quando si parla di accesso al cibo. E, in qualche modo, questo “desiderio” si concretizzerà perché, come ha spiegato Mike Watkings di Nielsen, esperto di retail con un’esperienza di oltre 25 anni nel settore, “i consumatori avranno una scelta e una capacità di influenzare le decisioni come mai prima. E saranno meno fedeli ai player che non evolveranno e che non sapranno adattarsi e modernizzarsi. Il futuro del retail è una nuova struttura distributiva, capace di far incontrare la maggiore domanda con la minore disponibilità di risorse, attraverso l’innovazione”.
Obiettivo che Coop Italia si è posta proprio pensando e progettando il “supermercato del futuro”, protagonista del “Future Food District” di Expo, come ha ricordato nella tavola rotonda “Cibo bene comune” il presidente Marco Pedroni: “il nostro mestiere è produrre e portare cibo buono e sicuro a tutti. Un cibo democratico. Nel progettare il supermercato del futuro abbiamo pensato a un’idea di cibo che vorremmo. E ci piacerebbe portare il buon prodotto Italiano, attraverso il Prodotto Coop, in tutto il mondo”.
“È nostro dovere interrogarci sulle contraddizioni che riguardano la situazione alimentare nel futuro”, ha detto Stefano Bassi, presidente Ancc-Coop. Anche perché, oltre ai fondamentali aspetti concreti che devono garantire il diritto all’alimentazione di ogni persona del mondo, “il cibo ha significati diversi per le diverse culture”, ha sottolineato Vilma Scarpino, ad Doxa, che anche ricordato, però come sia “la tecnologia il vero driver del cambiamento”.
Tecnologia che è alla base della produzione di un “cibo che non solo è nutrimento per il corpo, ma anche per la psiche”, ha ricordato nella tavola rotonda il teologo Vito Mancuso, che ha aggiunto: “vorrei un cibo che crea meno sofferenza possibile quando viene prodotto”. Desiderio universalmente condiviso. Altro non fosse perché, come ha ricordato il celebre economista Giacomo Vaciago, presidente di “Ref Ricerche”, “il mangiare insieme è civiltà. Questo è nei valori dell’umanità, da sempre”.

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