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72 Paesi in via di sviluppo su 129 hanno raggiunto il primo degli “Obiettivi del Millennio” stabiliti dall’Onu nel 2000: dimezzare la fame entro il 2015. A dirlo il rapporto 2015 “State of Food Insecurity in the World” (Sofi) di Fao, Ifad e Pam

72 Paesi in via di sviluppo su 129 hanno raggiunto il primo degli “Obiettivi del Millennio” stabiliti dall’Onu nel 2000: ovvero dimezzare la fame entro il 2015 e altri 9 Paesi sono a un passo dall’Obiettivo. A dirlo il rapporto 2015 “State of Food Insecurity in the World” (Sofi) di Fao, Ifad e Pam. La fame nel mondo continua a diminuire, sebbene gradualmente, osservano le Agenzie, e si stima siano oggi 795 milioni le persone denutrite nel mondo, con una riduzione di 167 milioni negli ultimi 10 anni.
“Il 2015 - sottolinea il rapporto Sofi - è una pietra miliare, costituendo il termine di riferimento dell’Obiettivo di sviluppo del Millennio. Per i Paesi in via di sviluppo l’Obiettivo è stato mancato di poco. Alcune aree come l’America Latina, le regioni dell’Est e Sudest asiatico, il Caucaso e l’Asia Centrale, e le regioni nord e ovest dell’Africa hanno fatto veloci progressi nel ridurre la fame. La maggior parte di questi casi di successo si devono - spiega il rapporto Fao-Ifad-Pam - a condizioni politiche stabili, sviluppo economico e politiche di protezione sociale rivolte ai più vulnerabili. In generale nei Paesi in via di sviluppo i due indicatori ufficiali in merito alla lotta alla fame - ovvero il numero degli affamati e la proporzione dei bimbi denutriti sotto i cinque anni di età - sono calati in parallelo, dando un messaggio positivo. In molti Paesi, tuttavia, dove la riduzione della malnutrizione infantile è stata lenta, c’è ancora spazio per migliorare la qualità delle diete, le condizioni igieniche e l’accesso all’acqua potabile. Un fattore chiave di successo nella lotta alla fame è la crescita economica - aggiunge il rapporto - ma solo quando è inclusiva, ovvero offre opportunità ai più deboli di migliorare le loro esistenze. Rafforzare la produttività delle famiglie rurali e potenziare i meccanismi di protezione sociale sono basilari per promuovere la crescita inclusiva - proseguono Fao-Ifad-Pam - assieme a mercati ben funzionanti e a una struttura di governance in cui sono ascoltate tutte le parti. Viceversa, i conflitti, l’instabilità politica o i disastri naturali hanno portato a crisi protratte che hanno aggravato la vulnerabilità e l’insicurezza alimentare”.
“La fame resta ancora un problema quotidiano per 795 milioni di esseri umani, di cui 780 milioni vivono nei Paesi in via di sviluppo - osserva il direttore generale della Fao José Graziano da Silva - Sradicare la fame deve restare più che mai un obiettivo chiave dei governanti”.

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