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Esattamente un secolo fa, il 23 maggio 1915, l’Italia faceva il suo ingresso ufficiale nella Prima Guerra Mondiale, combattuta da un esercito che, per la maggior parte, arrivava dalle campagne, specchio di un’Italia ancora a trazione agricola

Esattamente un secolo fa, il 23 maggio 1915, l’Italia faceva il suo ingresso ufficiale nel primo conflitto mondiale della storia, con la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria, ad un anno dallo scoppio della Grande Guerra. All’epoca, il Belpaese, che solo alla fine della Guerra terminò il lungo processo unitario iniziato nel Risorgimento, era ancora indietro in termini economici, con l’industria che faceva capolino nel triangolo compreso tra Genova, Milano e Torino, ed il resto dello Stivale che viveva ancora di agricoltura. Ed è proprio dalle campagne che arrivò la grande maggioranza degli italiani chiamati a combattere la Prima Guerra Mondiale: sei lavoratori su dieci, per un totale di 7 milioni di persone, erano occupati in agricoltura, ovvio quindi che lo scoppio della guerra significò anche l’abbandono delle terre. A ricordarlo è un’analisi della Coldiretti sull’Italia ai tempi della Grande Guerra, per ricordare il sacrificio di quanti sono stati chiamati a combattere, sulla base dei dati raccolti dall’Istat.
La popolazione nazionale era di 37 milioni, con appena 7,5 milioni di famiglie che erano composte in media di quasi 5 persone, più del doppio dei 2,3 di oggi, sulla base del censimento del 1911. Il 60% della popolazione attiva, il 22% nell’industria e il 18% in altre attività. Molto elevata, ancora, la percentuale di analfabeti, al 30% tra gli uomini e al 40% per le donne, mentre le condizioni di salute erano generalmente precarie, con circa il 15% di morti nel primo anno di vita, ed un’età media di morte attorno ai 35 anni, mentre le malattie più comuni erano quelle dell’apparato respiratorio e di quello digerente, con diffusi casi dovuti alla alimentazione inadeguata.

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