02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

“Passatemi la battuta “piatto ricco mi ci ficco”” come motivo del perché “le mafie riescono ad infilarsi nell’agroalimentare italiano, che rende molto e ha appeal”. Così a WineNews il magistrato Gian Carlo Caselli. Che si dichiara “Ciotti-dipendente”

Non Solo Vino
Il Magistrato Gian Carlo Caselli

“Lavoriamo ormai da un anno e stiamo facendo un buon lavoro. Lo dico con una presunzione che può sembrare arrogante. La testimonianza ce l’ha data il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, chiamandomi alla presidenza della Commissione incaricata di riformare la legislazione in materia di agromafie. Il nostro lavoro è di coordinamento tra i vari soggetti e le entità che si occupano della materia, cercando di fare squadra e tavoli comuni per integrare sensibilità, conoscenze ed esperienze, in modo da fare proposte quanto più possibile condivise dagli operatori di settore. E in quanto condivise, proposte che possono marciare con gambe robuste per arrivare ai dei risultati. Ci vogliono, perché l’agroalimentare è un settore nel quale anche le mafie cercano e non soltanto, perché riescono, ad infilarsi, perché rende molto, in questa stagione di crisi economica, e perché il made in Italy ha un appeal straordinario, e quindi, passatemi la battuta, “piatto ricco mi ci ficco””. Lo ha detto a WineNews il magistrato Gian Carlo Caselli, sul lavoro del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare di cui è presidente, intervistato nel “No Mafia Day” oggi all’Expo 2015 a Milano, dedicato alla memoria delle vittime di mafia, al Cluster Bio-Mediterraneo, nell’anniversario della Strage di Capaci e della morte del giudice Giovanni Falcone (23 maggio 1992).

Caselli che, a proposito di un altro fondamentale lavoro nella lotta alle mafie, come quello di Libera Terra di Don Luigi Ciotti, si dichiara “Ciotti-dipendente. Quest’uomo è straordinario e le cose che ha fatto nel corso di questi anni sono straordinarie. La mafia non si combatte soltanto con la repressione, ma anche con la partecipazione della società civile, e Ciotti con Libera ha saputo una società civile, facendone una forza trainante anche sul versante della legalità e dell’antimafia. Io personalmente gli sono profondamento grato e riconoscente per ciò che ha fatto, nell’interesse generale e per il bene comune”

“Tra le attività dell’Osservatorio - ha aggiunto Caselli - c’ quella di produrre ogni anno un Rapporto sulle agromafie che abbiamo presentato il 15 gennaio a Roma, e leggere per credere. Di problemi ce ne sono e parecchi, conoscerli è la premessa per poterli affrontare, persino risolvere”

E, a proposito dell’Esposizione Universale, ha detto Caselli, “bisogna considerare il cibo come un bene comune da far circolare sulla base di criteri di qualità, distintività, e non soltanto come una merce che circola con criteri di quantità e quindi di profitto: di questo deve parlare l’Expo, che significa parlare di fame nel mondo. La quale scaturisce proprio anche dalla considerazione del cibo non come bene comune, ma come merce. Perché non è tanto un problema di quantità, ma di accesso e distribuzione equa. Tutte cose di cui Expo credo debba cercare di occuparsi, magari sta già cercando di farlo, ma deve farlo quanto più possibile interessando. Il mio è un auspicio, non so dire se avviene e in quale misura, mi sto guardando intorno”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli