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Le nuove tecniche contro le frodi alimentari che colpiscono il made in Italy, minando il settore agroalimentare, di scena domani ad Expo nell’evento “I prodotti tipici: una contraddizione o una speranza per l’agricoltura e il made in Italy?”

Le nuove tecniche messe a punto dalla ricerca scientifica per scoprire le frodi alimentari che colpiscono i prodotti tipici italiani, minando il nostro settore agroalimentare e la salute dei consumatori, arrivano all’Expo di Milano. Si parte dalla spettrometria di massa, che consente di analizzare un campione di latte e scoprire se la mozzarella di bufala è prodotta davvero con il 100% di latte di bufala, per passare alle tecniche di microarray, in grado di svelare se la carne di suino dichiarata pregiata sia veramente realizzata con i maiali di Cinta senese o Nero dei Nebrodi, fino alla spettroscopia di risonanza magnetica nucleare che indaga se l’olio extravergine Dop non sia stato miscelato con altro tipo di olio. Tutto questo sarà al centro dell’incontro con i ricercatori dell’Università di Napoli Federico II, di scena domani, all’Esposizione Universale di Milano, nell’evento “I prodotti tipici: una contraddizione o una speranza per l’agricoltura e il made in Italy?”, organizzato dal Dipartimento di Scienze Bio - Agroalimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Disba - Cnr). Nel Padiglione Italia, verranno presentate le nuove metodologie per valorizzare i prodotti tipici italiani Dop ed Igp, e per sventare le minacce alla unicità e tipicità di questi alimenti, e per difendere i consumatori dalle frodi.
“Esistono analisi che ora sono realizzate in centri di ricerca specializzati - spiega Andrea Scaloni, che dirige l’Istituto produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam - Cnr) - e che presto potranno essere alla portata di tutti. Per la mozzarella di bufala campana il disciplinare prevede che si usi il 100% di latte di bufala. I falsificatori invece lo mescolano con latte bovino o bufalino liofilizzato, meno costoso e spesso proveniente da altre nazioni”.
“Con la spettrometria di massa - continua Scaloni - si può analizzare un campione di latte per scoprire di che tipo è, identificandone i peptidi e le proteine. In particolare all’Ispaam-Cnr di Napoli è stato messo a punto un metodo di analisi molto rapido, che consente di rivelare anche piccole aggiunte, pari al 2-5%, di latte non dichiarato, a fronte di quelle normalmente riscontrate, sopra il 15%. Questa metodologia, messa a punto per il latte di bufala, funziona molto bene -continua ancora lo scienziato del Cnr - anche per quello di pecora e di capra, aprendo così vasti scenari di applicazione per la certificazione di molte altre Dop ed Igp”.
Ma non solo. In alcuni casi, nei prodotti a base di maiale del tipo Cinta senese, Nero dei Nebrodi o Casertano, è utilizzata invece carne da razze suine meno pregiate, avverte il Consiglio Nazionale delle Ricerche, “Oggi, grazie a tecniche di microarray, che permettono di esaminare i prodotti derivanti dal genoma di un organismo su una singola lastrina di vetro o su un chip di silicio, è possibile riconoscere sequenze di Dna specifiche che caratterizzano in maniera univoca una determinata razza animale”. E nuove tecniche sono state prodotte dai ricercatori anche per conoscere la reale qualità dell’olio definito di oliva Dop. “Per essere certi che l’olio monovarietale extravergine Dop non sia stato miscelato con altri oli meno pregiati, se ne valutano gli aromi con la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e con tecniche di cromatografia abbinate alla spettrometria di massa, mentre altre analisi basate sul contenuto di isotopi permettono di ottenere informazioni sul sito geografico di provenienza”.

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