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“Se Leonardo aveva la sua vigna a Milano, Michelangelo aveva i suoi terreni da formaggio a Casteldurante (Urbania)”. Ne è convinto il geologo Rodolfo Coccioni dell’Università di Urbino, che ha ritrovato i terreni affittati dall’artista nelle Marche

L’Italia riscopre la passione per la tavola dei più grandi e illustri personaggi della sua storia. Una tendenza che, in tempi recenti, ruota attorno a diverse scoperte. Ma il rigore storico e scientifico, soprattutto in questi casi, è d’obbligo, se non altro vista l’importanza delle personalità in questione, spesso tra le più grandi di sempre.

“Se Leonardo aveva la sua vigna a Milano, Michelangelo aveva i suoi terreni da formaggio a Casteldurante, oggi Urbania”, è quanto afferma il geologo Rodolfo Coccioni, del Dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente esperto in Patrimonio Culturale ed Analisi del Paesaggio dell’Università di Urbino, che ha ritrovato “i terreni di Michelangelo”, destinati al pascolo per produrre, appositamente per il grande artista italiano, protagonista del Rinascimento, il cascio di guaime, oggi conosciuto come “Casciotta di Urbino”, formaggio Dop a pasta semicotta fatto con una miscela di latte prevalentemente ovino e subordinatamente di latte vaccino.

“Michelangelo - sostiene il geologo - era ghiotto di questo formaggio fresco e dolce, dell’antico Ducato di Urbino, prodotto con latte di animali nutriti con il guaime, l’erba tenera che rinasce dopo la prima falciatura. Sembra addirittura che si nutrisse quasi esclusivamente della casciotta d’Urbino se in una delle celebri Rime si legge: “L’anima mia dal corpo ha tal vantaggio, che se stasat’ allentasse l’odore, seco non la terre’ ’lpan e ’l formaggio”.

Tanto che, per garantirsene un’abbondante scorta, mentre era impegnato con la Piazza del Campidoglio e con la Basilica di San Pietro in Vaticano e la sua Cupola aveva fatto affittare, come risulta - aggiunge lo studioso - da un atto notarile del 12 febbraio 1554, tre poderi con casa e terreno nei pressi di Casteldurante dal suo domestico e più stretto collaboratore, nativo proprio di questa cittadina, Francesco Amatori”.

I terreni di questi poderi, che oggi hanno rispettivamente i toponomi di Campi Resi, C. Colonnelli e La Ricciola, hanno una naturale vocazione al pascolo degli ovini, conclude Coccioni, per le loro caratteristiche geologiche e geomorfologiche di terreni prevalentemente sabbiosi, quindi leggeri e asciutti.

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