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“Premio Francesco Arrigoni 2015” al duro lavoro del casaro. Il riconoscimento in ricordo di una delle firme più famose del wine & food sarà consegnato a Provaglio d’Iseo (3 maggio) a Guglielmo Locatelli che ha salvato dall’estinzione lo Strachitunt

Non Solo Vino
Il giornalista Francesco Arrigoni

Guglielmo Locatelli è un casaro, un lavoro che ha iniziato da ragazzo e ancora oggi, passata l’ottantina, non ha abbandonato. Una missione, insomma, in cui ha coinvolto la famiglia, salvando dall’estinzione un formaggio raro, lo Strachitunt. A questo signore, in riconoscimento al duro lavoro del casaro, sui pascoli di montagna, va il “Premio Francesco Arrigoni 2015”, in ricordo di uno dei giornalisti più famosi del mondo del wine & food, firma del quotidiano “Corriere della Sera”, allievo di Luigi Veronelli e fondatore e direttore del Seminario Permanente Veronelli, prematuramente scomparso nel 2011. Il premio sarà consegnato il 3 maggio nel Monastero San Pietro in Lamosa di Provaglio d’Iseo (Brescia), dalla moglie Antonella Colleoni, insieme ai figli e alla giuria.
“La giuria applaude in Guglielmo Locatelli un infaticabile camminatore sui sentieri della storia, delle radici, delle tradizioni, un luminoso esempio di “operaio dell’ombra” che s’è impegnato per tramandare e salvare quel che di bello e buono sanno offrire i monti di Lombardia. Lo Strachitunt può solo ringraziarlo, e noi con lui”. È con questa motivazione che l’edizione n. 3 del Premio, attribuito da una giuria che ha per presidente Antonella Colleoni, moglie di Francesco, e suo figlio Dante tra i giurati - gli altri giurati sono amici di Francesco e compagni di strada - con cadenza annuale il giorno del compleanno di Francesco (nel 2013, l’edizione n. 1 aveva premiato Libera Terra, l’associazione di Don Luigi Ciotti; e nel 2014 a riceverlo sono stati i pescatori di Lampedusa), sarà consegnato a Guglielmo Locatelli. Consiste in 5.000 (cinquemila) euro e un oggetto artistico realizzato da un allievo della scuola d’Arti e Mestieri F. Ricchino di Rovato: un pezzo di roccia, a ricordare la passione di Francesco per la montagna e le arrampicate, un cuore a ricordare la sua generosità (fino all’espianto degli organi) e la sua passione civile.
Giornalista bergamasco di schiena dritta, Francesco Arrigoni, morto improvvisamente a 52 anni, ha avuto una vita breve ma ha saputo riempirla di cose buone e giuste. Allievo di Luigi Veronelli, fondatore e direttore del Seminario Veronelli, è passato alle pagine del Gambero rosso e poi, negli ultimi dieci anni, a quelle del “Corriere della Sera”. Ha scritto di vini e cibi non per hobby ma per profonda passione e competenza: è stato cuoco, ha lavorato le vigne. Come molti di quelli che amano la terra (iniziale maiuscola o minuscola, a piacere) ha coltivato una visione etica. Lo accompagnava la fama di avere un brutto carattere, condivisa con quelli che hanno un carattere che brutto non è, ma forte, serio, allergico a lusinghe e tentazioni, contrario a mode, sguaiataggini e violazioni assai frequenti nel mondo del mangiare e bere. Non gli piaceva stare in prima fila sotto i riflettori, piuttosto in un angolo, ma illuminato dalla sua competenza e coerenza, oltre che dalla stima degli addetti ai lavori.

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