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Una voce fuori dal coro sul Ttip: per Carlo Petrini, presidente Slow Food, è “disonesto realizzare trattati in segretezza, un’ingiustizia per i nostri allevatori, la legge deve essere uguale per tutti”. A raccoglierla e condividerla è Grillo sul blog

Non Solo Vino
Carlo Petrini, presidente di Slow Food

C’è una voce “fuori dal coro” sul Ttip (Transatlantic Trade & Investment Partnership), l’accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziato tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. È quella del fondatore e presidente di Slow Food Carlo Petrini, convinto che “è un atteggiamento disonesto e non corretto realizzare questi trattati nella più assoluta segretezza senza coinvolgere le comunità e quando si fanno le cose segrete in genere le fanno i disonesti. Non bisogna permettere che questi trattati si svolgano sulla pelle di milioni di contadini e di pescatori e di produttori - sottolinea Petrini - che in ogni angolo del pianeta stanno lavorando e devono essere tutelati e hanno davanti un feticcio che si chiama libero mercato che libero non lo è e che spesso e volentieri distrugge la vita di queste comunità. In virtù del libero mercato - spiega Petrini - faccio entrare prodotti a base di carne, allevata con criteri non così rigorosi come quelli che sono tenuti a applicare i nostri allevatori, prodotti fitofarmaci, antibiotici, anabolizzanti, ormoni per la crescita: tutte queste cose, vietate in Italia e in Europa, non sono vietate negli Stati Uniti”. Ad intervistarlo, raccogliendo e condividendo la sua posizione, è Beppe Grillo sul suo blog.
“Io faccio un’ingiustizia nei confronti dei nostri allevatori, la legge deve essere uguale per tutti - dice ancora il presidente di Slow Food - noi cittadini possiamo diventare coproduttori perché le nostre scelte possono determinare delle scelte agricole, se mangio prodotti provenienti da un’agricoltura locale di piccola scala, che non utilizza pesticidi, pulita, aiuto quel tipo di agricoltura lì. Se io mangio e compro prodotti di multinazionali che arrivano magari da altre parti del mondo senza le regole che debbono seguire i nostri produttori, magari ottenuti attraverso forme di schiavismo della manodopera, aiuto quel tipo di agricoltura. La sovranità alimentare - aggiunge - si coniuga attraverso un rapporto forte tra cittadini e produttori dello stesso Paese”.
Per il leader del Movimento 5 Stelle, “i prodotti alimentari italiani sono sottoposti a controlli rigorosi a garanzia della qualità del prodotto finale e della salute del consumatore. Grazie alla rigidità dei controlli e al duro lavoro dei piccoli allevatori, agricoltori e pescatori italiani - dice Beppe Grillo - il nostro cibo è considerato un’eccellenza nel mondo. Una delle poche rimaste ma che perderemo non appena approvato il Ttip, trattato che permetterà l’ingresso di prodotti dagli Usa con standard qualitativi e prezzi inferiori ai nostri”. Inoltre, aggiunge Grillo, “con l’avanzare della crisi i consumatori abbasseranno le loro pretese e acquisteranno polli al cloro, carne bovina e suina cresciuta e pasciuta a ormoni, frutta e verdura con pesticidi. La loro salute ne risentirà, contadini, allevatori, pescatori chiuderanno baracca e del “Food Made in Italy” non resterà che uno sbiadito ricordo. Non possiamo permettere questo crimine contro la salute! Il mio amico Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, racconta come ognuno di noi, sostenendo i piccoli imprenditori italiani del cibo con la propria scelta di acquisto, possa far saltare in aria il Sistema Alimentare Criminale”.
E a proposito delle multinazionali e in particolare della loro presenza all’Expo a Milano con McDonald e Coca Cola, Petrini risponde citando un contadino marocchino della rete di Terra Madre: “Le sedie vuote non hanno mai contribuito a far cambiare le cose. Non lascio la sedia vuota per non parlare delle nostre tematiche. Siamo vittime di ore e ore di pubblicità dove non ha accesso a questa pubblicità il piccolo contadino del territorio, il piccolo produttore che produce il miele, che produce i formaggi, questi non hanno accesso. Noi dobbiamo fare il modo che attraverso i mercati contadini, la ricostruzione degli orti, gli orti nelle scuole, nei villaggi, negli ospedali, nelle case di riposo perché quello è un atto politico, fare un orto oggi è un atto politico, altissimo. Vorrei che queste idee all’Expo ci fossero e ci impegneremo a farle sentire - ribadisce il presidente della chiocciola - in più la rete giovani di Slow Food ha fatto questa grande scommessa: una moltitudine di giovani che arrivano da ogni angolo del pianeta e anche attraverso un rapporto anche di intelligenza affettiva, empatica, saprà essere un potenziale straordinario, quella è la più grande multinazionale virtuosa del cibo”. Proprio sulla loro presenza a Expo, Petrini chiede di passare parola “di Terra Madre Giovani e diamo una mano perché questi giovani, specialmente quelli che arrivano dai Paesi africani del Sud del mondo possano avere il diritto al viaggio come ce lo abbiamo tutti noi”.

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