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La “mobilitazione” della Pizza (300.000 firme) ha fatto centro: “L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani”, simbolo del made in Italy nel mondo, è candidata a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Focus: pizza-business. Curiosità: l’Italia nell’Unesco

Non Solo Vino
La pizza presentata a Napoli da Coldiretti per la candidatura all'Unesco

È uno dei piatti più legati alla storia e all’identità italiana, è il simbolo del made in Italy e dello stile di vita italiano nel mondo, il cibo più versatile che ci sia: si può raccontare in tanti modi, ma su tutte una cosa è certa: se c’è un prodotto che a tutti piace, quello è la pizza, dai più piccoli agli anziani, in patria e oltreconfine, praticamente su scala planetaria, capace di unificare il gusto di milioni di persone che appartengono a culture culinarie diverse. E, per molti, potrà ora avere il riconoscimento che si merita, grazie alla decisione della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, di candidare “L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani” nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. Una candidatura, unica italiana, che viene inviata a Parigi con il plauso del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, e dell’ex Ministro Pecoraro Scanio, artefice, con la sua Fondazione Univerde, con Coldiretti e l’Associzione Pizzaiuoli Napoletani, della raccolta a favore della candidatura di ben 300.000 firme, che “riafferma l’importanza del patrimonio culturale agroalimentare italiano” (ed “economico”, con 9 miliardi di euro di giro d’affari), per di più, dicono, “nell’anno dell’Expo2015 dedicata ai temi della nutrizione”. E che, se andasse a buon fine (lo sapremo solo entro novembre 2016), porterebbe l’Italia a quota sette, dalle sei attuali, due dei quali, la Dieta Mediterranea e la Pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria (freschissima di designazione, avvenuta il 26 novembre 2014) del mondo agroalimentare. Senza dimenticare, sempre nel 2014, l’ingresso tra i siti Patrimonio Unesco del primo territorio del vino italiano, Il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Monferrato, Langhe e Roero.
La decisione di ieri della Commissione Nazionale Italiana Unesco, presieduta dal professor Giovanni Puglisi, è il primo “step”, ha spiegato Pier Luigi Petrillo, estensore del dossier di candidatura de “L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani” per il ciclo 2015/2016 (unica italiana, mentre la “Falconeria” va a Parigi come candidata transnazionale), necessario per iniziare il negoziato internazionale che coinvolgerà 163 Stati. Dal 1 Aprile 2015 al 15 novembre 2016 i valutatori indipendenti dell’Unesco saranno chiamati ad esaminare le due candidature italiane, ed entro novembre 2016 decideranno se riconoscere o meno la pizza e la falconeria come Patrimonio dell’Umanità. Il dossier sarà materialmente consegnato alla sede dell’Unesco il 30 marzo.
“La decisione della Commissione ci riempie di gioia - ha dichiarato a caldo il Ministro Martina - soprattutto perché arriva a pochi giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione Universale, a Milano, dedicata ai temi della nutrizione. La scelta del Governo italiano di presentare a Parigi, quale unica candidatura nazionale, quella dell’arte dei pizzaiuoli napoletani, rappresenta il modo migliore per riaffermare l’importanza che il patrimonio culturale agroalimentare ha per l’Italia. Nell’anno dell’Expo, candidare uno dei simboli più rilevanti del made in Italy è una scelta che rafforza le politiche del Governo di contrasto delle contraffazioni, ma anche di promozione nel mondo delle nostre tradizioni agroalimentari. Sono convinto che riusciremo a convincere l’Unesco che si tratti di un patrimonio da salvaguardare e da valorizzare in tutto il mondo”.
“Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha commentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”. Un “grande risultato per una tradizione nota in tutto il mondo - ha detto Pecoraro Scanio - grazie ai 300.000 firmatari. Ora puntiamo ad un milione di firme per il sì dell’Unesco a Parigi” ha detto l’ex Ministro.
Per conto dell’Italia il negoziato sarà condotto dal professor Petrillo (che ha fatto ottenere il prestigioso riconoscimento anche all’alberello di Pantelleria), “soddisfatto per la soluzione trovata per garantire il superamento del rischio di uso commerciale del logo Unesco nelle pizzerie: un comitato ministeriale verrà costituito - ha precisato - con il compito di vigilare ed contrastare eventuali abusi”.

Focus - Il business della pizza in Italia. Coldiretti: “ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze”. Fipe: “fatturato sfiora 9 miliardi di euro”
Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno anche se, sottolinea la Coldiretti, i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Le pizzerie con servizio al tavolo ed altrettante le take away sono 25.000 in Italia secondo i dati della Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che costituiscono l’arcipelago del mondo della pizza icon un fatturato aggregato che sfiora i 9 miliardi di euro ed un’occupazione di 240.000 unità.
La pizza è il prodotto per tutte le occasioni dalla colazione (8%) del mattino passando per pranzi e spuntini, fino ad arrivare alla cena dove è in cima alla classifica dei piatti scelti (75% delle occasioni). Questo fa delle pizzerie un settore anticiclico, che non risente della crisi economica. E una grande attenzione si sta sviluppando verso nuovi format più specifici e sofisticati, con particolare attenzione alle intolleranze alimentari come il glutine ed è sempre più forte il connubio tra pizza e birra artigianale, per esaltare le peculiarità di ciascuna pizza.
Il profilodella pizzeria classica risponde ad una superficie complessiva di 126 metri quadrati, con 67 posti a sedere interni e 23 esterni, un’apertura media annua di 280 giorni, un volume d’affari di 260.000 euro e 6,5 addetti. Proprio il personale, in particolare la figura del pizzaiolo qualificato, è uno dei punti critici del settore. Ogni anno le imprese cercano in media 2.000 pizzaioli qualificati non stagionali e quasi il doppio stagionali, ma una volta su cinque non riescono a soddisfare la richiesta, e 4 volte su 10 erogano adeguata formazione assumendo personale non qualificato.
La pizza continua ad essere un’occasione di consumo anticrisi perché in grado di coniugare tre componenti essenziali: convivialità, qualità del prodotto, accessibilità di prezzo. Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio prezzi la media nazionale di un pasto in pizzeria (pizza+bibita) ha un costo compreso all’interno della forchetta tra i 7 e gli 11 euro.

Focus - Le “6” italiane della Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. L’ultima entry, la Pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria nel 2014
Il via libera della Commissione Italiana Unesco alla candidatura de “L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani” per la Lista Unesco del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, potrebbe far salire gli elementi italiani iscritti, dai sei attuali a sette, due dei quali, la Dieta Mediterranea e la Pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria (freschissima di designazione, avvenuta il 26 novembre 2014) del mondo agroalimentare. L’arte della pizza, riferisce la Coldiretti, sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista, che comprende a livello mondiale 348 elementi iscritti. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi siciliani (iscritta nel 2008), il Canto a tenore sardo (2008), la Dieta mediterranea (2010), prima pratica alimentare tradizionale al mondo ad essere iscritta nella prestigiosa Lista, l’Arte del violino a Cremona (2012), Le macchine a spalla per le processione religiose (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria, che produce l’uva Zibibbo da cui si ricava non solo lo Zibibbo, ma anche il pregiato Moscato di Pantelleria (2014). A novembre prossimo, infine, dovrebbe esserci il via libera all’ingresso in lista anche per la “Perdonanza Celestiniana dell’Aquila”, la festa religiosa che si tiene ogni anno nel capoluogo abruzzese, istituita nel 1294 per volere di Papa Celestino V.
Accanto al Patrimonio Culturale Immateriale, l’Italia è lo Stato che vanta il maggior numero di siti Unesco, ben 50. Significativamente però, ricorda Coldiretti, gli ultimi elementi ad essere iscritti negli elenchi fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo. L’ultimo sito italiano ad essere stato inserito (22 giugno del 2014, a Doha in Qatar) è Il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Monferrato, Langhe e Roero.

Focus - La “mobilitazione” per la pizza: i firmatari famosi
La candidatura dell’arte della pizza è stata sostenuta dalle firme di esponenti politici tra i quali: Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole; Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione; Gianluca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; Giuseppe Castiglione, Sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio; Mario Oliviero, Presidente della Regione Calabria; Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte e della conferenza Stato-Regioni; Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia; Rosario Crocetta, Presidente della Regione Siciliana, Piero Fassino, sindaco di Torino e Presidente Anci; Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma; Enzo Bianco Sindaco di Catania, Nunzia De Girolamo, capogruppo NCD alla Camera, Loredana De Petris, Presidente del gruppo misto - Sel al Senato; Vittorio Sgarbi, Assessore dei Verdi al comune di Urbino; Massimo Bray, ex Ministro dei Beni e delle attività culturali; Michele Valensise, Segretario generale del Ministero degli Affari esteri e Sebastiano Cardi, Ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite. Il Segretario generale della CEI Nunzio Galantino ed anche giornalisti come Alberto Bilà; Alessandro Cecchi Paone; Daria Bignardi; Emilio Casilini; Luciano Pignataro; Luigi Vicinanza; Oliviero Beha e Roberto Arditti. Hanno sostenuto la petizione anche il regista Gabriele Muccino; Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly; Carlo Petrini, Fondatore di Slow food, Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori Fulco Pratesi, Fondatore e Presidente onorario WWF Italia, il cantautore Renzo Arbore; l’attrice Luciana Littizzetto, Gabriele Muccino, Regista, Ilary Blasy; Jimmy Ghione; Eugenio Bennato; Frank Carpentieri di Made in Sud Giorgio Panariello. Tra gli sportivi i calciatori Toto’ di Natale, Fabio Quagliarella ma anche l’intera squadra del Pisa . La petizione è stata lanciata anche a Londra e a New York ottenendo la firma di Lidia e Joe Bastianich, Bud Spencer e Natalia Quintavalle, Console generale dell’Italia a New York.
Info: https://www.change.org/p/proteggiamo-il-made-in-italy-la-pizza-come-patrimonio-unesco

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