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È toscano, di Vinci, di professione fa il giardiniere e ha un debole per l’olivo: è Marco Peruzzi, il potatore degli olivi più famosi del mondo, quelli dell’Orto dei Getsemani a Gerusalemme dove Gesù si ritirò in preghiera dopo l’Ultima Cena

Non Solo Vino
Gli ulivi dell’Orto dei Getsemani a Gerusalemme dove Gesù si ritirò in preghiera dopo l’Ultima Cena

È toscano, di Vinci, di professione fa il giardiniere e ha un debole per l’olivo: è Marco Peruzzi, il potatore degli olivi più famosi del mondo, quelli dell’Orto dei Getsemani a Gerusalemme dove Gesù si ritirò in preghiera dopo l’Ultima Cena. “Sia per chi è credente o al contrario per chi non lo è - spiega il giardiniere raccontando il progetto di recupero di questi alberi e del loro olio- quella che si avverte è una sensazione particolare, unica, che ho percepito specialmente quando sono rimasto da solo. E la storia che si respira non è da meno: alla prima pianta che ho potato dovevo fare attenzione a non precipitare in uno scavo archeologico”.

Non siamo quindi in un normalissimo oliveto, con piante dai tronchi quasi fossilizzati in alcuni casi, ma dai quali spuntano ancora delle gemme. “Quando ho iniziato la potatura ero pieno di dubbi - racconta Marco Peruzzi - anche a causa di evidenti errori di precedenti interventi, e finisco per abbandonare la sega a favore delle forbici, per fare meno danni possibili. Ho anche assaggiato un’oliva per capire se ci sono differenze con le nostre in Toscana: il sapore è più dolce, ma anche più marcato, come un’oliva al forno, lo stesso sentore che si ritrova nell’olio locale”.

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