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Cina: esplode lo scandalo della carne di maiale, la polizia di Pechino ha arrestato 110 persone sospettate di aver venduto carne di animali ammalati. Coldiretti: per l’Italia nessun pericolo, ma la Cina resta il Paese con i maggiori rischi alimentari

In Cina esplode lo scandalo della carne di maiale, il più grave dal 2008, quando a gettare il mondo nel panico fu il latte in polvere contraffatto, con la polizia di Pechino che ha arrestato 110 persone sospettate di aver venduto carne di animali ammalati, in quello che si preannuncia come un nuovo scandalo alimentare di proporzioni internazionali. I media cinesi parlano di più di mille tonnellate di carne finite sotto sequestro, oltre a 48 tonnellate di olio prodotto dalla stessa carne, mentre il Ministero della Pubblica Sicurezza sottolinea che l’operazione ha coinvolto 11 province del gigante asiatico. La dinamica è abbastanza semplice, quanto allarmante: con la complicità di alcuni assicuratori, i produttori venivano avvertiti della morte dei maiali ammalati, permettendo loro di offrire prezzi bassissimi agli allevatori, così da produrre pancetta ed olio animale a costi irrisori.
Per l’Italia, però, non c’è nessun pericolo, come spiega un’analisi della Coldiretti sui dati Istat dell’ultimo anno, che ricorda come il nostro Paese non abbia importato carni di maiale fresche, refrigerate, congelate e neanche salami o frattaglie dalla Cina, che si conferma il Paese con i maggiori rischi per la sicurezza alimentare. La spinta verso la crescita dell’economia cinese, secondo Coldiretti, ha determinato conseguenze sul piano della sicurezza alimentare ed ambientale i cui effetti si fanno sentire. Lo scandalo della carne di maiale, che segue di qualche anno quello della presenza di melamina nel latte, che ha portato morti per avvelenamento e paura nei diversi continenti, è la conseguenza di una politica di contenimento esasperato dei costi, legittimati sull’altare di un libero mercato senza regole.
Le importazioni di prodotti agricoli ed alimentari cinesi in Italia, comunque, rappresentano una voce importante sulla bilancia commerciale, e sono stimate in più di mezzo miliardo di euro nel 2014, tra concentrato di pomodoro, miele, riso ed aglio. Secondo i dati del sistema di allerta comunitario, il gigante asiatico, conclude la Coldiretti, si classifica al primo posto nella commercializzazione di cibi a rischio per la salute con ben 446 allerte, pari al 14% del totale.

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