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Cibo sicuro e di qualità accessibile a tutte le famiglie, facendo informazione per dare giusto valore ai prodotti, senza aver paura di quello che non è made in Italy, nel segno della trasparenza. Riflessioni di Marco Pedroni, presidente Coop Italia

Non Solo Vino
Il presidente Coop Italia, Marco Pedroni

“Lavorare sui prodotti di nicchia, di alto livello, e sul locale è fantastico. Ma è fondamentale assicurare l’accesso a cibo buono e sicuro per tutte le famiglie italiane. Senza aver paura di quello che non è made in Italy, perché ci sono cose buone anche dall’estero, e nel segno della massima trasparenza”. Così, a WineNews, Marco Pedroni, presidente Coop Italia, insegna leader della gdo italiana, colosso cooperativo da 12,7 miliardi di euro di fatturato nel 2013 (con 1.200 punti di vendita e 54.700 addetti), per il 70-80% dovuto all’agroalimentare (www.e-coop.it).
“Noi pensiamo che bisogna dare una risposta seria alle esigenze di tutti i consumatori - aggiunge Pedroni - non solo a chi cerca prodotti di nicchia e ha capacità di spesa più alte. Il tema fondamentale è non accettare questo “downgrading” del cibo, questa “discountizzazione” che è in atto ma rendere accessibili prodotti sicuri e di buona qualità anche a quelle famiglie che hanno poco reddito, o una situazione economica più difficile. Si può fare sulla pasta, sull’olio, sul latte e su molti altri prodotti per la casa. E dovrebbe essere un impegno di tutti”.
Anche perchè la situazione degli acquisti, in generale, “è molto dura. Gli italiani - dice Pedroni - la loro “spending review” l’hanno fatta, giustamente: in 4 anni, i consumi si sono ridotti di 5,7 miliardi. 2 di questi sono rinunce alle quantità acquistate, il resto al fatto che si punta su prodotti meno cari, o di più sulle promozioni e sui prodotti a marchio del distributore. Ci aspettiamo azioni concrete per sostenere la domanda interna, senza questo il Paese non riparte. Il 2015 sarà un anno decisivo”.
Ma la cosa più importante, secondo Pedroni, è informare il consumatore, renderlo più consapevole di quello che sceglie. “Più sono i consumatori sono informati, e più possono dare valore reale a quello che vogliono comprare e consumare. Se per avere un prodotto più buono, sicuro, etico, che rispetta legalità, ci vuole qualche centesimo in più nel prezzo, il consumatore lo deve sapere. Poi è chiaro che noi dobbiamo lavorare perché quei prodotti non costino più di qualche centesimo in più, altrimenti la gente fa fatica a comperarli. Ma l’informazione, l’educazione al cibo, sono fondamentali. Altrimenti il rischio è che tutto appaia uguale, quando non lo è”.
E proprio in questo senso, Coop, da un anno ha lanciato la campagna “Origini Trasparenti”, con un sito, www.cooporigini.it, e un’app, che permettono di verificare l’origine degli ingredienti in tanti prodotti a marchio Coop. “Lo abbiamo fatto per un’esigenza di trasparenza e di informazione ai consumatori. E i risultati di questo lavoro sono interessanti, evidenziano come una parte consistente delle materie prime sia obbligatorio reperirla all’estero. Noi abbiamo il 90% dei nostri prodotti Coop che arrivano da aziende italiane, ma solo il 60% della materia prima lo è. E siamo quelli che usano più “Italia” nei loro prodotti. Questo deve essere anche uno stimolo, per la nostra agricoltura e per l’agroindustria, a fare di più e meglio. In più, i consumatori, così, possono avere più informazioni. Molti avevano il timore che con questa operazione ci potesse essere un disorientamento: non è stato così, abbiamo avuto decine di migliaia di visite al nostro sito, e la cosa è stata apprezzata”.
Il grande problema è che c’è timore a dire se i prodotti che mangiamo non sono made in Italy. O, peggio, che si vuole mettere il “tricolore” in evidenza, anche quando non lo è al 100%.
“Se vogliamo valorizzare il nostro Paese - dice Pedroni - non dobbiamo dire che tutto è made in Italy anche quando non lo è. Dobbiamo dire la verità, e soprattutto considerare che ci son cose buone, e importanti, che vengono fatte anche all’estero. E questo consente di distinguere, di ragionare, e di apprezzare di più sia il made in Italy che le cose buone che vengono prese fuori dall’Italia. La trasparenza paga. Sempre”.

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