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Peperoncino, ingrediente fondamentale di tante ricette della cucina italiana, ma in Italia il 70% è importato. E la legge non impone di specificare il luogo di produzione ma solo di confezionamento avverte il Corpo Forestale dello Stato (fonte: Ansa)

Nel mondo, il peperoncino made in Italy è considerato un prodotto di alta qualità, ingrediente fondamentale di tante ricette della cucina italiana, ma in Italia il 70% viene importato dai Paesi asiatici o dal Messico. Per di più, i consumatori rischiano di acquistare un prodotto proveniente dall’estero anche quando sono convinti del contrario. La legge, infatti, non impone ai distributori di peperoncino di specificare il luogo di produzione ma solo quello di confezionamento, così spesso i consumatori acquistano prodotti erroneamente considerati made in Italy. L’avvertimento arriva dal Corpo Forestale dello Stato e dal convegno “Capsicum! il peperoncino in mostra”, di scena ieri a Roma al Corpo.

Secondo i dati, il consumo annuo supera le 200.000 tonnellate per un valore che si aggira sui 250 milioni di euro. La produzione interna, però, copre a mala pena il 30% del fabbisogno con una filiera dedicata che si basa quasi esclusivamente su piccole aziende di produzione prevalentemente radicate in Calabria, Puglia, Basilicata e Abruzzo. L’incapacità di soddisfare la domanda interna, ricorda la Forestale, stimola consistenti flussi d’importazione, favoriti anche da un costo medio intorno ai 2,50 - 3,50 euro al chilogrammo a fronte di un costo di produzione italiano vicino ai 12 euro.

Di fronte a questi numeri, il Corpo Forestale ha ricordato l’impegno profuso in attività di contrasto della contraffazione e della sofisticazione - dovuti all’utilizzo di coloranti non ammessi e pesticidi - dei peperoncini provenienti dall’estero. Per non rischiare, però, “il consumatore deve imparare a leggere le etichette - ha spiegato Gianluca Baiocchi, ispettore responsabile del Coordinamento operativo delle attività territoriali d’indagine del Nucleo agroalimentare e forestale - perché, nonostante non sia previsto dalla legge, tutti i produttori italiani hanno interesse ad indicare il luogo di produzione, non avendo nulla da nascondere. Quando è presente solo il confezionatore, invece, si ha il 99% di possibilità che quel peperoncino venga dal Vietnam, dalla Cina o dall’India”.

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