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Salone del Gusto 2014: contadini uniti contro la fame attraverso l’agricoltura familiare. Don Bruno Bignami, docente di Teologia: “convinto dell’attualità di un vecchio slogan: la terra a chi lavora!”. Petrini: “Giovani in prima linea”

“Un quarto del cibo che si spreca quotidianamente sarebbe sufficiente a risolvere il problema della fame nel mondo. E non dimentichiamo che sprecare il cibo significa buttar via inutilmente acqua e l’energia necessaria a produrlo. Per non parlare delle speculazioni, come quella avvenuta di recente in Mozambico, dove 36.000 ettari di terreno sono stati espropriati ai contadini e venduti all’India per impiantare una monocoltura di canna da zucchero. Ma io sono sempre convinto dell’attualità di un vecchio slogan: la terra a chi lavora!”: parole di Don Bruno Bignami, docente di Teologia morale e presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari, nella conferenza al “Salone del Gusto Terra Madre” su “L’agricoltura familiare contro la fame e la povertà”, tema al centro del Salone, su che cosa possono fare i contadini per combattere fame e malnutrizione.
A Carlo Petrini, presidente di Slow Food, il compito di sottolineare quanto l’agricoltura familiare sia importante per le sorti del pianeta: “per vivere questa sfida, bisogna superare i particolarismi. L’umanità di Terra Madre è fatta di persone, culture, sensibilità molto diverse tra loro. Ma questo non è un difetto, è un’altra forma di biodiversità, una ricchezza da sostenere. Però, se questi soggetti tanto diversi non condividono obiettivi comuni, non riusciranno a fare valere i loro diritti”. Petrini ha poi rivelato uno di suoi sogni: “quand’ero giovane, quelli che si occupavano di cibo erano vecchi gourmet a cui non importava nulla dell’ambiente e dell’origine dei prodotti. Slow Food ha cambiato questo modo di vedere le cose, ma a me piacerebbe che i giovani diventassero i protagonisti e fautori di questo necessario cambiamento”.
Si è definita “un’infiltrata» Soledad Barruti, giornalista argentina autrice del libro Malcomidos “Como la industria alimentaria nos està matando”. La sua testimonianza invece punta il dito su ciò che non dovrebbe mai accadere: “in Argentina siamo stati invasi dalla soia transgenica di Monsanto, che oggi occupa il 60% delle terre coltivate ed è esportata per il 90% come mangime animale negli Usa. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito alla perdita della sovranità alimentare, con espropri forzati e minacce agli indigeni per farli sfollare e sostituire la soia alle loro colture, e a un progressivo spopolamento delle campagne”.
Il ritorno dei giovani alla terra, la crescita della sensibilità verso l’agricoltura e la necessità di intenti comuni tra soggetti diversi sono stati ribaditi anche da Roberto Ridolfi, direttore Crescita sostenibile e sviluppo di Europeaid, il quale ha poi messo l’accento su quello che per lui è il problema cardine che affligge la piccola agricoltura: la giusta remunerazione, senza la quale i contadini non solo restano poveri ma perdono l’orgoglio e l’amore per il proprio lavoro. La conferenza fa parte del progetto “Oltre Rio + 20 - Seminailcambiamento.org”, illustrato da Elisa Bacciotti, direttore Campagne e cittadinanza attive di Oxfam Italia, e che ha tra i suoi partner Slow Food.

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