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Forum Coldiretti: agroalimentare italiano e Ue “tra New York e Mosca”. Il Commissario all’Agricoltura Ue Hogan: “su trattato Ttip con Usa non sacrificheremo qualità per commercio”. Coldiretti: in Russia -63% export prodotti agricoli con l’embargo

Non Solo Vino
Il neo Commissario Ue Phil Hogan

Gli aerei volano in alto tra New York e Mosca, canta Venditti. E tra questi due poli economici e politici del mondo “balla” anche molto del successo dell’agroalimentare italiano ed europeo, settore che rappresenta il 3,5% del valore aggiunto Ue, con il 70% delle esportazioni, al centro del Forum Internazionale dell’Agricoltura di Coldiretti a Cernobbio. E se sul fronte Usa a tenere banco è il braccio di ferro tra States e Ue sul cosiddetto Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), da quello russo arriva il conto salato dell’embargo alle importazioni deciso da Putin come ritorsione sulle sanzioni imposte dall’Europa per la vicenda ucraina.
Sul primo aspetto, arrivano le parole del neo Commissario designato agricoltura Ue, Phil Hogan: “non sacrificheremo la qualità degli alimenti dell’Unione Europea - ha detto - soltanto per amore di trading, di scambi commerciali maggiori. Condividere l’impegno del presidente designato della Commissione, Juncker, per un accordo ragionevole e bilanciato che tuteli gli standard produttivi europei. Non vogliamo sacrificare la qualità per ragioni commerciali”.
“La nuova Pac - ha aggiunto Hogan - entrerà in vigore tra due mesi e dobbiamo dare ai nostri agricoltori le soluzioni pratiche che si attendono ed io sono pronto a sostenere gli Stati membri per implementare la riforma. La semplificazione non è semplice, perché si tratta di armonizzare le tante diversità agricole nell’Ue e in questa direzione intendo intraprendere uno screening di tutta la legislazione europea, convinto che bisogna tagliare le complicazioni. Per questo sono pronto ad ascoltare i suggerimenti di organizzazioni come la vostra”.
Ricordando che la domanda alimentare crescerà del 60% entro il 2050, il Commissario designato ha affermato che l’Europa “deve essere in grado di cogliere le opportunità della domanda crescente anche in termini di garanzie di sicurezza. Il mio impegno sarà sostenere lo sforzo agricolo nei prossimi cinque anni. Fondamentale sarà lo spirito di collaborazione tra tutte le istituzioni affinché l’agricoltura sviluppi un ruolo centrale anche a sostegno dei giovani che vogliono impegnarsi nel settore”.
Sul fronte russo, è Coldiretti, invece, a presentare il contro salato dell’imbargo delle importazioni: -63% per l’agroalimentare dal 7 agosto 2014, giorno in cui è scattato lo stop a prodotti come frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce.
“Complessivamente - sottolinea la Coldiretti - si è verificato un calo delle esportazioni di tutti i prodotti made in Italy del 16,4% con un taglio di 33 milioni di euro che riguarda tutti i principali settori, dall’agricoltura al tessile (-24,8%), dai mezzi di trasporto (-50,1%) ai mobili (-17,8%), dai farmaceutici (-32,3%) agli apparecchi elettrici (-15,9%). Dall’analisi è evidente - precisa la Coldiretti - che le tensioni politiche hanno avuto riflessi anche sugli scambi anche di prodotti non colpiti direttamente dall’embargo ma particolarmente significativi per l’Italia. Peraltro - continua la Coldiretti - la situazione è destinata a peggiorare nel tempo con l’esaurirsi delle scorte. La Coldiretti ha stimato danni diretti solo nell’alimentare per un ammontare di circa 200 milioni di euro all’anno ai quali si sommano quelli indiretti dovuti alla perdita di immagine e di mercato provocata dalla diffusione in Russia di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in italy ma anche la possibilità che vengano dirottati sul territorio nazionale i prodotti agroalimentari di bassa qualità di altri paesi che non trovano più uno sbocco nel Paese di Putin”.
In particolare - precisa la Coldiretti - i settori più penalizzati sono ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro esportati nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro. Da segnalare che sono stati colpiti anche prodotti tipici dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano (per un importo di 15 milioni di euro) ma anche prosciutti a denominazione di origine. Le misure di sostegno messe in atto dall’Unione Europea nel settore dei prodotti ortofrutticoli e dei formaggi stagionati non sono sufficienti - continua la Coldiretti - a coprire le pesanti perdite. Peraltro ulteriori problemi vengono poi dal fatto, sottolinea la Coldiretti, che la Commissione Europea ha annunciato che il costo delle le misure di sostegno messe in atto dall’Unione Europea per far fronte ai danni causati dall’embargo russo verrà di fatto pagato dagli stessi agricoltori. I 344 milioni di euro destinati al settore dei prodotti ortofrutticoli e dei formaggi stagionati colpiti dal blocco delle frontiere russe saranno, infatti, tolti dalla riserva di crisi autofinanziata dagli stessi produttori, sui quali viene così ingiustamente scaricato - conclude la Coldiretti - il peso intero di una crisi di mercato provocata da decisioni politiche di cui non sono responsabili”.

Focus - Coldiretti: con embargo è boom di falso “made in Italy” contraffatto in Russia
Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il parmesan Pirpacchi tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. Lo denuncia Coldiretti nel primo bilancio sugli effetti dell’embargo nel “mercato dei prodotti alimentari Made in Italy in Russia” presentato nel Forum di Cernobbio dove è stata allestita un ampia esposizione dei fantasiosi surrogati che sugli scaffali dei supermercati russi hanno preso il posto dei cibi italiani originali.
“La situazione - spiega Coldiretti - rischia di aggravarsi con grandi investimenti annunciati per potenziare l’industria alimentare locale con la produzione di prodotti lattiero caseari e formaggi che è già aumentata del 20% negli Urali Centrali. Ma sono previsti nuovi caseifici come quello in programma annunciato nella regione Sverdlovsk con un investimento di 2 milioni di rubli per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l’industria della carne e dei salumi”.
“A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata pero’ solo l’industria russa ma - sottolinea la Coldiretti - anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Biolorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati.
Nei supermercati russi - precisa la Coldiretti - è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina. Prodotti che taroccano il made in Italy sui mercati russi sostituendolo con falsi, di realizzazione locale o di importazione da nazioni “amiche”, che nulla hanno a che vedere con il territorio nazionale. Il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano ed i consumatori russi ingannati potrebbero non volere più il made in italy sulle loro tavole.
La catena Azbuka vkusa (aзбука вкуса) - informa la Coldiretti - mette in vendita i prodotti di una azienda russa con il marchio “unagrande” seguìto dai nomi italiani mozzarella, ricotta, mascarpone, robiola, ma nei grandi supermercati delle principali catene presenti in Russia ci sono anche diversi tipi di salame Milano (миланская), di mozzarelle - Classico Mediterraneo Casa Italia (моцарелла) o “ciliegine”, di scamorze (скaморЦa), l’immancabile Parmesan (пармезан) nella versione “dolce”, una pasta fresca ravioli, una insalata toscana (Тоскана) Buona Italia e una pizza Sono Bello Quatro formaggi”.
“Nei magazzini della grande distribuzione - prosegue la Coldiretti - ci sono anche prodotti d’importazione che imitano il made in Italy. Si va dalla mozzarella “pizza” alla provola o provoletta affumicata, dalla ricotta light al mascarpone realizzati nella vicina Bielorussia, ma non mancano le sorprese con un salame Milano (meinen) e una fondue gorgonzola provenienti dalla Svizzera che sfrutta la sua neutralità per accaparrarsi quote del mercato moscovita in barba ai nostri produttori e alla qualità da essi prodotta. In effetti - rileva la Coldiretti - alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in italy. Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza pero’ che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu. Un danno anche per l’economia russa che, oltre a privare i suoi cittadini ed i turisti di alimenti di qualità, rischia di subire una spinta inflazionistica con il Ministero dello Sviluppo Economico della Federazione che è stato costretto ad alzare le previsioni per l’inflazione nel 2015 al 6,5% a causa delle sanzioni”.

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