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“Rapporto sullo stato dell’agricoltura” by Inea: record esportazioni nel 2013, 33,6 miliardi di euro, stabilità produzione (55 miliardi di euro) e segnali di ripresa con +0,3% del valore aggiunto (30 miliardi di euro)

Record delle esportazioni nel 2013, a 33,6 miliardi di euro, stabilità della produzione, per un valore di 55 miliardi di euro, e segnali di ripresa con +0,3% del valore aggiunto, per 30 miliardi di euro: ecco, in estrema sintesi, i dati del “Rapporto sullo Stato dell’Agricoltura” n. 11 di Inea, presentato oggi a Roma, che fornisce un quadro articolato delle dinamiche del settore agroalimentare, coniugando in una dimensione unitaria i principali fenomeni macro e strutturali del comparto: il valore aggiunto agricolo in crescita nel 2013 dello 0,3%, il trend positivo delle esportazioni (+4,7%) che in parte attenua la compressione della domanda aggregata interna sia sul versante dei consumi (-3,1%) che degli investimenti (-4,7%).
“I numeri dimostrano - ha spiegato Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole - che l’agroalimentare è una parte centrale dell’economia italiana. Gli oltre 33 miliardi di euro di export sono un risultato importante, ma vogliamo aiutare le aziende ad arrivare a 50 miliardi entro il 2020. La tenuta sostanziale della produzione è un segnale di come questo settore sappia essere anticiclico, ma dobbiamo lavorare molto sul fronte del reddito degli agricoltori, sul ricambio generazionale e sull’accesso al credito. In questi mesi siamo intervenuti con “Campolibero” nella legge competitività con misure per i giovani come i mutui a tasso zero e 1/3 di sgravio del costo del lavoro per assunzioni più stabili, insieme a tre crediti d’imposta al 40% per investimenti in innovazione e reti d’impresa fino a 400.000 euro e per e-commerce fino a 50.000 euro. C’è ancora molto da fare, ma siamo convinti che l’agroalimentare possa essere uno dei motori della ripresa del Paese”.
“Il Rapporto sullo stato dell’agricoltura - ha dichiarato Giovanni Cannata, Commissario Straordinario Inea - si conferma come un appuntamento istituzionale di riflessione e approfondimento sullo stato di salute di un settore oggi al centro di un interessante dibattito culturale ed economico. L’agricoltura è di nuovo protagonista di un modello di sviluppo che pur non rinunciando all’attenzione sui volumi di produzione e sulla specializzazione monoproduttiva, presta crescenti attenzioni alla qualità, alla diversificazione, alle produzioni alternative e alla ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani. Si tratta di un mondo ricco, poliedrico, che svolge una funzione complessa e vitale di tipo produttivo, ambientale, sociale e di presidio territoriale. Il far venir meno o il trascurare una di queste funzioni significa perdere un pezzo importante del ricco patrimonio con cui il settore primario contribuisce alla ricchezza del nostro Paese”.

Focus - Outlook congiunturale del sistema agro-alimentare italiano
Il 2013 ha rappresentato un anno di recessione per l’economia nazionale, con una riduzione del Prodotto Interno Lordo del 1,9% (in prezzi costanti) rispetto al 2012. Nel 2013 si conferma il ruolo anticiclico del settore agricolo, visto che ha mostrato una sostanziale stabilità della produzione e una leggera crescita del valore aggiunto agricolo ai prezzi di base (+0,3%). Tale risultato è da attribuire ad un minore impiego di consumi intermedi (-1,3%) rispetto al 2012. Dal 2008, i consumi intermedi impiegati in agricoltura sono diminuiti in termini reali dell’1,0% in media annua: in linea con la variazione della produzione agricola pari a -0,9%. In termini monetari la produzione agricola nel 2013 si è attestata sui 55 miliardi di Euro, mentre il valore aggiunto ha raggiunto il valore di 30 miliardi di Euro. Il valore aggiunto dell’industria alimentare nel 2013 è stato quasi 27 miliardi di euro, con una contrazione in termini reali dell’1,5%. Nel complesso, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha rappresentato, nel 2013, il 12% dell’industria manifatturiera e l’8% del totale del settore industriale. Come nel 2012 anche nel 2013, le esportazioni continuano ad essere il maggiore traino dell’agro-alimentare, ma a differenza del 2012, anche le importazioni mostrano un sensibile incremento, a testimonianza di una maggiore integrazione internazionale dell’intero sistema agroalimenatre italiano ma anche di una maggiore dipendenza dall’estero per l’acquisto di materie prime e beni intermedi. Analogamente, al 2012, segnali molto preoccupanti provengono dalla componente della domanda, con le contrazioni, in termini reali, dei consumi alimentari e degli investimenti fissi lordi per il settore.

Focus - Gli scambi commerciali
Il 2013 conferma l’importanza delle esportazioni agro-alimentari, che hanno raggiunto il valore di 33,6 miliardi di Euro, con una costante e continua crescita del loro peso sul complesso delle esportazioni del nostro Paese (dal 7,3% del 2008 all’8,6% del 2013). Anche nel 2013 migliora il saldo normalizzato che già nel 2012 aveva registrato un certo rafforzamento. Rispetto alla composizione delle esportazioni agro-alimentari, cresce in modo sistematico, anche nel 2013, il peso del Made in Italy trasformato , ovvero quello prodotto ed esportato dall’industria di trasformazione alimentare.

Focus - I consumi alimentari
La domanda di prodotti alimentari negli ultimi anni ha subìto sostanziali ridimensionamenti, che in parte spiegano la diminuzione del valore aggiunto alimentare e la stagnazione di quello agricolo. I consumi di prodotti alimentari che nel 2013 si sono attestati su un valore di 138 miliardi di Euro, hanno registrato una perdita pari a 3,1% rispetto al 2012, confermando il trend negativo riscontrato nel 2011 e 2012.

Focus - Il credito e gli investimenti
Nel 2013 gli investimenti fissi lordi in agricoltura si sono contratti del 4,7% cumulando una flessione di quasi il 15% nel complesso dell’ultimo triennio. Rispetto al 2012 si è registrata una contrazione dei volumi degli investimenti per coltivazioni e allevamenti (-6,1%), per impianti e macchinari (-6,3%), per fabbricati non residenziali e altre opere (-7,8%), per costruzioni (-6,7%), per abitazioni (-6,2%); unica eccezione si è verificata per i mezzi di trasporto (+12,9%). I finanziamenti bancari all’agricoltura silvicoltura e pesca hanno raggiunto a dicembre 2013 una consistenza di 44,1 miliardi di Euro, con un’incidenza dei finanziamenti agricoli sul totale dell’economia pari a 4,9%. Gli impieghi per il settore agricoltura hanno registrato nel 2013 una leggera diminuzione sul 2012 (-0,3%) diversamente da quelli delle imprese con una flessione più cospicua (-5,5%). Si registra inoltre un progressivo peggioramento della qualità del credito per il settore agricolo (11,3%) che tuttavia è minore rispetto a quello per le attività economiche in generale (14,7%).

Focus - La demografia delle imprese
Le informazioni dell’analisi statistica sulla nati-mortalità delle imprese condotta da Infocamere indicano che nel 2013 le imprese appartenenti al settore agricolo sono diminuite di 29.797 (-3,6%). Le imprese attive del settore agricoltura, silvicoltura e pesca iscritte a fine 2013 negli archivi delle Camere di Commercio ammontano a più di 775 .000 pari al 13% del totale e al 48% circa di 1,6 milioni di aziende agricole censite nel 6° Censimento dell’agricoltura italiana. La stessa fonte informativa indica che le imprese attive dell’industria alimentare hanno, invece registrato un lieve incremento (+1%) nel 2013 rispetto al 2012, in contro tendenza rispetto al resto dei settori (-1% di imprese attive nel 2013).

Focus - L’occupazione
Anche nel 2013 si è verificata una perdita di occupazione nel settore agricolo che ha registrato, rispetto al 2012, una riduzione del 4,1%. Il settore conta 814 .000 occupati di cui 230 .000 sono di sesso femminile (fonte: Indagine sulle Forze Lavoro dell’Istat). La dinamica occupazionale osservata in un arco temporale di medio periodo evidenzia che dal 2003 le unità lavorative si sono ridotte del 16% circa, ma dal 2010 il ritmo è stato più accentuato mettendo in luce le particolarità e il modo in cui il settore agricolo sta reagendo alla congiuntura negativa. Rimane alto il tasso di lavoro irregolare in agricoltura che per il 2013 è stato stimato al 21% delle unità di lavoro. L’industria alimentare, delle bevande e del tabacco ha impiegato, nel 2013, 419 .000 unità di lavoro con una diminuzione dell’1,0% rispetto al 2012, e un’incidenza del 10,6% sul totale delle unità lavorative dell’industria manifatturiera.

La Pac - Politica Agricola Comunitaria (Pac)
Dopo l’approvazione del Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 (Qfp) e della riforma del quadro normativo della Politica Agricola Comune (Pac), sono state declinate a livello nazionale le numerose opzioni applicative delegate ai singoli paesi. Queste vanno lette alla luce degli obiettivi generali della Riforma e rispetto alle peculiarità del sistema agricolo e agroalimentare del paese, a cui le scelte nazionali cercano di dare risposta e fornire un sostegno efficace. Gli obiettivi generali della Riforma, che attengono alla sfera della competitività, della sostenibilità e del riequilibrio territoriale, sono stati declinati al livello nazionale dando particolare enfasi ad un processo di transizione non traumatica e al mantenimento dei livelli di reddito, al riequilibrio territoriale attraverso un maggiore peso delle aree montane e svantaggiate, al supporto a settori in crisi e in particolare alla zootecnia, alla sostenibilità, alla qualità e alla salubrità dei prodotti alimentari, all’avvio di modelli di semplificazione e di governance. I meccanismi di attuazione delle scelte sul primo pilastro entreranno in vigore dal 2015. Per quel che concerne lo sviluppo rurale accanto ai programmi di sviluppo rurale di carattere regionale, presentati nella maggior parte dei casi a fine Luglio, è stato messo a punto un programma nazionale organizzato su tre linee d’azione: la gestione del rischio in agricoltura (assicurazioni agevolate; fondi di mutualizzazione e stabilizzazione del reddito), la gestione delle risorse idriche e la biodiversità.

Focus - L’intervento di Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole
Il Rapporto sullo stato dell’agricoltura, curato dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria, è uno strumento per valutare le dinamiche, le prospettive e le opportunità di sviluppo del settore primario. I dati raccolti rappresentano una base per analizzare i fondamentali dell’agroalimentare italiano, anche grazie alla comparazione con il contesto europeo. Il momento in cui questa edizione, l’undicesima, viene pubblicata, è storico, perché vede intrecciarsi l’entrata in vigore della nuova Pac, la guida italiana del Semestre di Presidenza europeo e il lavoro di preparazione di Expo 2015, il cui tema portante sarà la sfida per la sicurezza alimentare globale del futuro. Stiamo lavorando per l’applicazione della nuova Politica agricola comune, che ridisegnerà il volto della nostra agricoltura. Nei prossimi sette anni abbiamo a disposizione 52 miliardi di euro, risorse che costituiscono una occasione imperdibile per decidere le strategie future e il modello di agricoltura che vogliamo in Italia. Abbiamo fatto scelte importanti, chiudendo in tempi stretti l’accordo con le Regioni.
Non è la Pac che avremmo voluto, ma siamo arrivati ad un buon compromesso, cioè a una riforma più attenta ai nostri agricoltori, che non prevede più aiuti comunitari a soggetti come le banche, le assicurazioni, le società immobiliari e finanziarie. In fase di scelte nazionali abbiamo deciso di puntare sulle nuove generazioni, destinando 80 milioni di euro all'anno alle imprese agricole condotte da giovani, con la maggiorazione del 25% degli aiuti diretti per 5 anni.
La Politica Agricola Comune (Pac) è una grande questione pubblica e ambientale, non solo economica, che richiederà impegno e responsabilità da parte di tutti. In questi mesi di lavoro abbiamo cercato di rilanciare il settore verso la crescita. Il Governo ha mostrato un rinnovato impegno e una nuova attenzione al settore. Con le misure di “Campolibero”, inserite all’interno del dl Competitività, abbiamo agito lungo tre direttrici: credito, lavoro e competitività. Abbiamo attivato mutui a tasso zero per under 40 che investano nei settori della produzione, della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e detrazioni al 19% per under 35 che affittano terreni da coltivare.
Attraverso l’Ismea agiamo per dare maggiori opportunità alle start up agricole con il fondo di garanzia, che rende più semplice accedere a prestiti, e con mutui fino a 30 anni per il primo insediamento in agricoltura, con abbattimento della quota di interessi di 40.000 euro. Vogliamo favorire l’inserimento dei giovani nel settore primario, per questo è stato introdotto uno sgravio di 1/3 della retribuzione lorda per le assunzioni di lavoratori tra i 18 e i 35 anni. Per la prima volta estendiamo al mondo agricolo le deduzioni Irap al 50%, con contratti a tempo determinato per la durata di almeno tre anni e per almeno 150 giornate all’anno. I giovani che tengono la strada dell'impresa potranno usufruire anche dei crediti d'imposta per la competitività di Campolibero, quelli al 40% per investimenti fino a 400.000 euro per innovazione e reti d'impresa e soprattutto quello fino a 50.000 euro per l’e-commerce di prodotti agroalimentari. I giovani stanno riscoprendo il lavoro della terra, investendo energie e risorse per creare nei campi un futuro.
L’agricoltura offre occasioni creative, innovative e anche sostenibili per l’ambiente. Il nostro compito è di creare le condizioni per rendere la professione dell’agricoltore sempre più attraente. Alleggerendo, ad esempio, i carichi burocratici che gravano troppo spesso sul settore. Non è tollerabile che i nostri contadini siano costretti a passare più tempo negli uffici che sui campi. In questo senso va l’approvazione di alcuni provvedimenti importanti in favore delle imprese italiane, come la creazione del registro unico dei controlli, l’estensione dello strumento della diffida e alla dematerializzazione dei registri.
Il Rapporto affronta anche il tema dell’occupazione giovanile in agricoltura. Gli ultimi dati Istat hanno fotografato un comparto capace di creare nuovi posti di lavoro, con un +1,8% di occupati nel II trimestre 2014 e un aumento del 5,6% dei dipendenti nello stesso periodo. Ma sappiamo benissimo che non basta e che possiamo ottenere di più. Ci troviamo in pieno semestre di Presidenza italiana dell’Ue e abbiamo tante responsabilità. I dossier aperti su cui lavorare sono tanti e il nostro impegno sarà costante. Parallelamente ci stiamo preparando per il grande appuntamento di Expo. L’evento di .000no costituirà una grande piattaforma di discussione internazionale attorno a una questione cruciale per il futuro del mondo: il tema della sostenibilità alimentare e dei modelli di sviluppo. Porteremo in quella sede tutte le migliori esperienze del nostro Paese, presentandoci come una squadra che, unita, è decisa a fare un salto di qualità.
L’obiettivo è portare il nostro export agroalimentare dagli attuali 33 miliardi a quota 50 entro il 2020 e, insieme al Ministero dello Sviluppo economico, abbiamo elaborato un piano con interventi strategici, dalla sperimentazione di un segno distintivo unico del Made in Italy agroalimentare a una campagna di promozione strategica dei nostri prodotti a misure straordinarie per la lotta alle contraffazioni. Credo che con questo Rapporto annuale, ed con tutte le sue attività di ricerca e di supporto alla Pubblica Amministrazione, l’Inea confermi il suo impegno a contribuire alla realizzazione del quadro conoscitivo e analitico per un più efficace intervento a sostegno del settore agricolo, delle filiere alimentari e delle aree rurali. Per questo motivo, desidero ringraziare l’Istituto per l’impegno e per la qualità del lavoro che viene sviluppato a supporto dell’attività di governo.

Focus - L’intervento di Giovanni Cannata, Commissario Straordinario Inea
“Il Rapporto sullo stato dell’Agricoltura costituisce uno degli impegni che lo Statuto assegna all’Inea e che l’Istituto onora annualmente offrendolo al commento dei lettori interessati a conoscere le vicende della nostra agricoltura. Il Rapporto costituisce uno degli strumenti per un’informazione sull’evoluzione del sistema agricolo e viene realizzato nell’ottica di una socializzazione del valore economico, sociale e territoriale del cosiddetto settore primario nei suoi intrecciati rapporti con il resto dell’economia e della società.
Il Rapporto sullo stato dell’agricoltura vuole essere inoltre un documento di riflessione sulle problematiche del governo del settore ai vari livelli e viene predisposto con l’approccio rigoroso e oggettivo proprio di un Istituto di ricerca autonomo con un’attenzione al più ampio quadro della legislazione comunitaria che regola, per gran parte, la politica agricola. Come di tradizione, il Rapporto si articola in tre parti.
Nella prima viene fornito un outlook generale sulla economia agroalimentare del Paese collocando la stessa in un quadro di comparazione europeo e mettendone in luce le caratteristiche con riferimento alle principali variabili macroeconomiche e strutturali. Sono sottolineate, in quest’ottica di confronto, le dinamiche delle performance delle aziende con riferimento alle letture possibili dei sistemi agricoli: quella economica, quella sociale, quella ambientale. Alla conclusione di un periodo di programmazione non poteva mancare, nell’edizione di quest’anno una prima lettura sintetica dell’esperienza delle politiche per l’agricoltura nel periodo 2007-2013. Secondo lo schema tradizionale, il Rapporto si sviluppa, quindi, in una parte dedicata agli approfondimenti tematici che quest’anno, accanto ad un tema più tradizionale per il nostro Paese, qual è quello delle differenze territoriali, affronta due temi di interesse attuale, l’occupazione giovanile e le politiche per il settore cosiddetto biologico.
La parte terza è poi interamente focalizzata sulle scelte nazionali adottate in occasione dell’attuazione del nuovo periodo di programmazione 2014-2020 con riferimento al primo e secondo Pilastro. Il Rapporto illustra strategie, strumenti e priorità con le quali l’Italia affronta questa nuova esperienza e che hanno fatto parte di un negoziato anche con le Regioni, negoziato al quale l’Istituto ha fornito il proprio supporto tecnico. Compito del nostro Istituto è quello di rendere disponibili queste informazioni, supportando l’azione di governo con adeguate conoscenze. Alla stregua di altri Istituti che svolgono la stessa funzione per altre importanti componenti dell’Esecutivo, e come avviene in molti altri Paesi dell’Unione Europea, la ricerca applicata in campo economico-agrario fornisce la visione di insieme dello “stato di salute” di un settore oggi al centro, per fortuna, di un interessante dibattito culturale ed economico, che vede l’agricoltura di nuovo protagonista di un modello di sviluppo diverso dal passato, meno incentrato sulle quantità e sulla specializzazione monoproduttiva e più concentrato invece sulla qualità, sulla diversificazione, sulle produzioni alternative e sulla ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani.
Anche il Rapporto di quest’anno mette in luce che l’agricoltura italiana oggi si compone di tante facce diverse, ognuna con un suo compito ben specifico e con funzioni da riconoscere e da valorizzare con strumenti adeguati e diversificati: dalla componente agro-industriale, all’agricoltura multifunzionale, alla produzione biologica, alle piccole unità da autoconsumo e residenziali, alla pluriattività. Si tratta di un mondo ricco, poliedrico, che nel complesso svolge una funzione complessa e vitale di tipo produttivo, ambientale, sociale e di presidio territoriale.
Il far venir meno o il trascurare una di queste funzioni significa perdere un pezzo importante del ricco patrimonio con cui il settore primario contribuisce alla ricchezza del nostro Paese. Allo stesso tempo e mai come quest’anno ce n’era bisogno, considerando la coincidenza con le scelte nazionali a proposito di una complessa e articolata riforma della Pac - compito di un documento analitico come il Rapporto è quello mettere a fuoco i principi cardine del processo di revisione delle politiche e di coglierne gli aspetti salienti dei loro possibili e prevedibili effetti sul territorio del nostro Paese. Questo è un obiettivo non semplice, in una realtà dove le differenze territoriali, produttive, sociali e ambientali sono così ampie e dove la gestione e il governo della politiche del settore e dei territori è affidata, ormai da tempo, alle istituzioni regionali e locali.
La partita che è stata giocata in questi ultimi mesi ha messo in luce vecchi e nuovi problemi del sostegno comunitario che cerca di tenere insieme obiettivi di tipo produttivistico con impegni ambientali, integrando i redditi degli agricoltori ma al tempo stesso cercando di valorizzare le nuove funzioni assegnate all’agricoltura dalla società: la produzione di beni pubblici ambientali, i servizi sociali, la governance del territorio, l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, la vitalità delle arre rurali ed il loro portato culturale, la diversità e la qualità degli alimenti. Oggi sono state fissate le regole e il perimetro entro cui si muoverà la Pac dei prossimi anni e grazie ai quali ogni Paese ha potuto adattarsi, nonostante i molti vincoli e alcune incongruenze; una politica più vicina alle proprie esigenze e ai bisogni dei propri territori e dei propri attori economici e sociali. Ci auguriamo anche quest’anno di concorrere all’obiettivo di una riflessione sulla base del patrimonio di professionalità e di conoscenze dell’Istituto rendendo un servizio utile ai nostri portatori d’interesse: il Ministero, il Parlamento, gli operatori del settore, la società”.

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