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Il 71% degli italiani ha paura delle contraffazioni a tavola, ma il sistema di controlli del Ministero delle Politiche Agricole, che oggi ha presentato a Roma i risultati del proprio lavoro, dà all’Italia il primato nella sicurezza alimentare

Le contraffazioni a tavola sono quelle più temute dagli italiani, con 7 cittadini su 10 (per la precisione, il 71%) in allarme per le alterazioni, le contraffazioni e le falsificazioni dei prodotti alimentari. A dirlo, è la Coldiretti, nell’esprimere il proprio plauso all’attività di controllo nell’agroalimentare degli organismi del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, presentata oggi a Roma, dal Ministro Maurizio Martina.
“Gli ottimi risultati dell’attività svolte confermano l’efficacia del sistema di controlli che ha garantito all’Italia il primato nella sicurezza alimentare - spiega il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo - si tratta di un crimine particolarmente odioso, perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo”.
Un segmento che, precisa la Coldiretti, è notevolmente cresciuto negli anni della crisi, come dimostra il fatto che due italiani su tre (67%) hanno tagliato la spesa in qualità e quantità, con 3 milioni di famiglie costrette a fare acquisti negli hard discount, in aumento del 48% sull’inizio della crisi. Dietro questi prodotti a basso prezzo spesso si nascondono, anche, ricette modificate o l’uso di ingredienti di minore qualità ma, continua la Coldiretti, possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri.
Nel caso degli alimentari il reato di contraffazione è più grave, perché si possono avere anche pericolosi effetti sulla salute e, spesso a differenza degli altri prodotti, la vendita di prodotti taroccati avviene all’insaputa dell’acquirente che, su oltre la metà della spesa, legge “made in italy” sulla confezione ma non può sapere se l’origine dei prodotti agricoli contenuti sia realmente italiana. “Per questo occorre studiare a fondo il fenomeno, per supportare l’ottima e costante attività delle forze dell’ordine e stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria, con l’estensione a tutti i prodotti - conclude Moncalvo - dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti”.

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