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Stop dalla Commissione Ue alle misure di emergenza introdotte dopo l’embargo russo per l’ortofrutta deperibile. Messaggio del Ministro Martina al Commissario per l’Agricoltura Ciolos. Grave per Cia e Coldiretti: “settore made in Italy più colpito”

“Superare immediatamente lo stop agli aiuti affinché ci sia una risposta concreta per le imprese che non possono tollerare ulteriori ritardi, sottolineando la necessità di intervenire in modo tempestivo per non causare ulteriori danni al settore”: lo chiede il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, anche in qualità di Presidente di turno del Consiglio, in un messaggio al Commissario Europeo per l’Agricoltura e per lo Sviluppo rurale Dacian Cioloş, a seguito della notizia relativa alla decisione della Commissione europea di sospendere le misure di emergenza, introdotte dopo l’embargo russo per frutta e verdura deperibile.
Uno stop, dice il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, “per cercare di progettare entro pochi giorni un sistema più mirato a causa di un aumento sproporzionato di richieste di aiuto per alcuni prodotti” e che “colpisce duramente l’Italia che è leader europeo nella produzione di ortofrutta che sta attraversando una crisi senza precedenti”. Le misure di sostegno che sono state sospese prevedevano un importo di 125 milioni fino a novembre per tutta l’Ue a sostegno dei prodotti ortofrutticoli (pomodori, carote, cavolo bianco, peperoni, cavolfiori, cetrioli e cetriolini, funghi, mele, pere, piccoli frutti, uva da tavola e kiwi).
Con ritiri dal mercato e compensazioni per la non-raccolta e la raccolta anticipata con l’assistenza finanziaria per tutti i produttori, inclusi quelli che non fanno parte di organizzazioni di produttori. “Ora - afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori - dobbiamo assolutamente vigilare affinché, nelle scelte che Ciolos deve attivare nel brevissimo periodo, ci sia la necessaria trasparenza nella ripartizione delle risorse e prevalga il criterio dell’equilibrio in relazione alle peculiarità produttive dei singoli Stati membri e, quindi, ai relativi costi di produzione”.
I produttori polacchi, spiega la Coldiretti, avrebbero presentato richieste per l’87% dei fondi destinati a sostenere tutti i produttori comunitari di ortofrutta deperibile, poiché le indennità di ritiro previste risultano molto interessanti in situazioni con costi di produzione più bassi. Si tratta della dimostrazione che, sottolinea la Coldiretti, è profondamente sbagliato non tenere conto delle diverse situazioni produttive tra i diversi Paesi nella definizione di misure di sostegno che risultano a questo punto particolarmente importanti e urgenti per l’Italia. L’ortofrutta è il settore produttivo del made in Italy più colpito dall’embargo con le esportazioni che avevano raggiunto i 72 milioni di euro nel 2013 senza dimenticare i danni indiretti provocati dal rischio di invasione sul territorio nazionale di prodotti di altri Paesi che non possono trovare più uno sbocco in Russia.
Complessivamente il danno diretto per l’Italia è stimato in 200 milioni di euro all’anno e riguarda oltre all’ortofrutta il blocco delle esportazioni delle carni per 61 milioni di euro e di latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro. Da segnalare che sono stati colpiti anche prodotti tipici dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano (per un importo di 15 milioni di euro), ma anche prosciutti a denominazione di origine.
La sospensione degli aiuti europei per l’ortofrutta è motivo di grande preoccupazione anche per la Cia-Confederazione italiana agricoltori, soprattutto per gli agricoltori italiani che sono i primi in Europa con 463.000 aziende produttrici di frutta e verdura. “Bisogna trovare una soluzione tempestiva che superi questo stop e garantisca una distribuzione delle risorse Ue più equa a sostegno delle imprese in difficoltà”.
L’embargo russo ha ricadute economiche rilevanti sull’Italia: solo nell’ultimo anno le esportazioni tricolori a Mosca sono cresciute dell’8,2% per un valore complessivo di 10,4 miliardi, evidenzia la Cia. In particolare proprio l’agroalimentare, con un fatturato di quasi un miliardo di euro, rappresenta il 10,3% dell’export totale verso la Russia.

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