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Prima un cuoco tentava fortuna all’estero oggi chef già superstellati vi cercano consacrazione. Nel 2014 dall’Italia sono ben tre, Bottura, Alajmo e Scabin, a sbarcare oltreconfine. Vizzari: “Svolta”. Morelli: “Grande considerazione da chi ci ospita”

Non Solo Vino
Massimo Bottura

Una tendenza, non nuova, quella che vede il successo di un grande chef fuori dal suo Paese d’origine, ma se si pensa più a famosi chef internazionali, da Robuchon a Ducasse, passando per Ramsey, che da tempo hanno ristoranti in ogni angolo del mondo. Una tendenza che però ora fa del 2014 un anno da ricordare anche per l’Italia, perché se è vero che di casi di ristoranti italiani nati all’estero e che qui hanno avuto successo ce ne sono, altrettanto non si può dire di cuochi italiani già molto famosi che si sono trasferiti oltreconfine ottenendo un successo importante. Quest’anno, contemporaneamente sono e saranno ben tre chef superstellati italiani a sbarcare all’estero: Massimo Bottura a Istanbul con il “Ristorante Italia”, e, in autunno, Massimiliano Alajmo a Parigi e Davide Scabin a New York.
“In passato la cucina italiana all’estero era rappresentata da posti tradizionalmente “corretti” ma non da cuochi importanti. Non c’è mai stato nessun cuoco italiano molto importante che si è affermato all’estero. La svolta è rappresentata dal fatto che in tre capitali assolute della gastronomia ci sono tre cuochi italiani che aprono”, spiega a WineNews Enzo Vizzari, curatore delle Guide de L’Espresso, che ha sottolineato la case history sul quotidiano “La Repubblica”. “E’ un’esperienza che auguro a tutti dal punto di vista professionale, ma soprattutto di ritorno di immagine - dice Giancarlo Morelli, chef del Pomiroeu di Seregno, stella Michelin, e che in Marocco ha aperto “Pomiroeu Marrakech” - nonostante siamo degli stranieri che andiamo ad operare all’estero, troviamo una grandissima considerazione da parte di chi ci ospita. Credo che gli illustrissimi colleghi che andranno ad aprire quest’anno otterranno un grandissimo successo e avranno riconoscimenti, quasi di più di quelli che oggi si ottengono in Italia”.
Più visibilità fuori dalle loro cucine, presenza e partecipazione ad eventi di ogni tipo in Italia come in giro per il mondo, premi e riconoscimenti italiani ed internazionali, fanno sì che sotto il toque degli chef nazionali ci siano sempre più delle vere e proprie star. E allora fa notizia che i più famosi tra di loro aprono un nuovo ristorante e, ancora di più, se lo fanno fuori dall’Italia, e contemporaneamente, vuoi sull’onda di un successo crescente che riscuotono in casa come all’estero, vuoi perché fuori dall’Italia la nostra cucina ha moltissima considerazione, e, vuoi, infine, per reinventarsi, professionalmente, d’immagine, economicamente.
“Ci sono cuochi che hanno acquisito una visibilità ed una rilevanza all’estero che in passato nessuno aveva mai ottenuto - spiega Vizzari - in questo momento c’è tantissimo di italiano all’estero, anche troppo, ma anche molto italian sounding che invece di italiano non ha niente, ma più una cucina è imitata, più vuol dire che ha appeal”. Per la cucina italiana che i cuochi italiani vadano all’estero, aggiunge lo chef Morelli (www.pomiroeu.com), “è positivo perché si inizia a fare una cultura diversa dalla cucina dell’emigrante degli anni ’50, che si è radicata”. E rispetto all’Italia, “senza la quale non ci sarebbe nemmeno l’estero, più che maggiore, è un modo nuovo di ottenere soddisfazione. Io l’ho vissuta sia da migrante quando da giovane sono andato all’estero per imparare a lavorare, oggi da imprenditore. E’ una soddisfazione diversa, se si vuole anche economica, perché si può lavorare meglio riuscendo a dare sempre di più al cliente, perché si hanno dei costi diversi”.
Il padre dell’Osteria Francescana di Modena, tre stelle Michelin e pluripremiato nei più prestigiosi riconoscimenti internazionali di alta cucina (n. 3 della The World’s 50 Best Restaurants list), ha scelto Istanbul per aprire le porte, a maggio, del suo “Ristorante Italia”, dentro Eataly - la catena degli store del gusto di alta qualità di Oscar Farinetti che veicola molta della nostra cucina all’estero - dove propone piatti rappresentativi delle regioni italiane, ma anche arte, moda, design e lifestyle tutto made in Italy (www.osteriafrancescana.it/ristoranteitalia).
Cucina rigorosamente made in Italy, con il caffé protagonista, anche per il locale n. 6 degli Alajmo de Le Calandre di Rubano, perché sarà un bistrot quello che il tristellato Massimiliano aprirà a Parigi, fra il Palais Royal e Montmartre nel Passage des Panoramas, dopo il restyling dell’architetto e designer francese Philippe Starck. Dalla Ville Lumière alla Grande Mela, invece, per Davide Scabin, chef patron del Combal.zero di Rivoli, due stelle Michelin, che a New York, come consulente e non come chef residente, firmerà il menu del Mulino a Vino dell’imprenditore Paolo Meregalli, dell’omonimo wine bar di Monza, dopo il restyling del locale in stile trattoria, tipicamente italiana, of course (www.mulinoavino.com).

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