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L’estate di pioggia taglia i raccolti da miele a pomodori (fino al 20%) e fa aumentare costi di produzione in difesa viti e alberi da frutto. Già oltre 1 miliardo di euro i danni per Coldiretti. In tilt vacanze e lavoro stagionale ma è boom di funghi

La pioggia ed i temporali che non abbandonano la penisola in una estate da record per piovosità fanno prevedere un taglio dei raccolti, dal miele al pomodoro che nella Pianura Padana potrebbe raggiungere il 20%. Ma anche un aumento dei costi di produzione per difendere viti e alberi da frutto. E’ quanto emerge da un monitoraggio sugli effetti del maltempo eccezionale che ha segnato i primi mesi estivi della Coldiretti, che stima anche la conta dei danni: l’estate in tilt è già costata oltre il miliardo di euro per colpa del maltempo che ha sconvolto soprattutto le attività turistiche, ritardando le partenze per le vacanze o tagliandole, e quelle agricole, ha colpito il lavoro stagionale, ed ha anche cambiato le abitudini stagionali degli italiani, con un calo preoccupante dei consumi di frutta e verdura estive.

Le api, sottolinea la Coldiretti, non volano per la troppa pioggia e non riescono a raggiungere il nettare dei fiori indispensabile per la produzione di miele made in Italy il cui raccolto rischia di essere ridimensionato. A preoccupare, sono anche gli effetti del maltempo sul pomodoro destinato a passate, polpe e concentrato nel Nord Italia dove le precipitazioni sono state eccezionali e spesso accompagnate dalla caduta di grandine che ha colpito a macchia di leopardo in quasi tutte le Regioni anche le colture orticole e frutticole. Attesa anche per la vendemmia che dipenderà molto dalle condizioni che si verificheranno nei prossimi giorni ma già adesso, precisa la Coldiretti, si conta un aumento dei costi di produzione per difendere viti e alberi da frutto. Ai danni diretti sulle coltivazioni si sommano quelli indiretti provocati dal calo di consumi dei prodotti stagionali come la frutta e verdura a causa delle condizioni climatiche non favorevoli, ma anche i gelati, che registrano quotazioni quasi dimezzate del tutto insostenibili per i produttori agricoli. Dove le perturbazioni non sono state violente a beneficiare della pioggia sono state le coltivazioni di mais e riso che come è noto hanno bisogno di molta acqua.

Il crollo dei consumi della frutta estiva rischia di far scomparire un quinto dei pescheti italiani, con gravi effetti sull’occupazione sull’ambiente e sulle imprese, secondo la Coldiretti impegnata in una mobilitazione che ha visto la distribuzione di decine di quintali di pesche e nettarine con gli agricoltori all’arrembaggio delle spiagge di Riccione sui velieri. Ma la situazione è difficile anche per altre coltivazioni come le susine i meloni ed i cocomeri con quotazioni che - denuncia la Coldiretti - non consentono neanche di coprire i costi di raccolta. Nelle campagne è deflazione con i prezzi corrisposti alle aziende agricole crollati, fino al 50 per cento, mentre quelli al dettaglio continuano ad essere sostenuti. Una spirale che non agevola i consumi, oltre ad essere inaccettabile per i produttori di pesche e nettarine, cui la frutta viene pagata pochi centesimi. La superficie attuale a pesche e nettarine in Italia è inferiore ai 70.000 ettari, suddivisi principalmente tra Emilia-Romagna, Campania, Piemonte, Sicilia, Puglia, Veneto, Basilicata, Calabria e Lazio. L’effetto di questa crisi, denuncia la Coldiretti, potrebbe essere quello di perdere altri 15.000 ettari sulla base di esperienze del passato. Per salvare il pescheto Italia la Coldiretti chiede al Governo una serie di interventi che diano al settore migliori prospettive per il futuro, tra cui la regolamentazione del sistema degli sconti e delle vendite sottocosto nella grande distribuzione organizzata, un meccanismo di formazione dei prezzi che parta dai costi di produzione e maggiori controlli sul rispetto delle norme di commercializzazione e sui prodotti di importazione, troppo frequentemente spacciati per italiani. Per l’immediato, al fine di dare maggiore soddisfazione a chi produce la buona frutta e rilanciare i consumi di più alta qualità e far ripartire mercato e prezzi negli ultimi 60 giorni di campagna, Coldiretti sostiene la richiesta che il Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha fatto alla Commissione Ue per l’utilizzo di quanto previsto dal Regolamento comunitario 1308/2013 (Ocm Unica), con un intervento straordinario per la frutta estiva (pesche e nettarine, angurie, meloni, ecc.) che riguardi sia soci sia non soci di organizzazioni ortofrutticole.

La Coldiretti aggiunge che il tempo incerto ha poi ritardato le partenze per le vacanze e tagliato le gite in giornata lasciando più vuoti, nelle principali località turistiche, alberghi, ristoranti, ombrelloni e centri di divertimento. L’inizio dell’estate è stato segnato dal 34% di pioggia in più caduta a giugno con punte di oltre il +200% in alcune zone anche turistiche del Centro Sud e del tempo incerto della prima meta di luglio. Il risultato è che, anche considerando le partenze del weekend, non più di 6 milioni di italiani, stima la Coldiretti, sono già partiti per le vacanze per concedersi almeno un giorno di vacanza fuori casa. Il maltempo che ha lasciato a casa gli italiani ha anche colpito l’occupazione stagionale e a rischio, osserva la Coldiretti, ci sono 10 milioni di giornate di lavoro nella raccolta dell’ortofrutta estiva ma anche tutti quei profili professionali utilizzati dalle strutture turistiche come cuochi, camerieri, addetti all’accoglienza, all’informazione, ai servizi e all’assistenza alla clientela.

Focus - Coldiretti: non solo danni, è boom di funghi fuori stagione

L’estate pazza con un giugno e un luglio da record per piovosità ha provocato uno straordinario boom fuori stagione per i funghi con le raccolte che sono già avviate anche con un mese di anticipo soprattutto al Nord. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenzia che gli appassionati sono già al lavoro senza aspettare l’autunno spinti da riscontri positivi confermati da tutti indicatori disponibili. Accanto ai danni, le perturbazioni hanno anticipato e favorito la nascita dei funghi che per essere rigogliosa richiede come condizioni ottimali terreni umidi senza piogge torrenziali e una buona dose di sole e 18-20 gradi di temperatura all’interno del bosco. Le previsioni sono per un raccolto superiore a quello delle annate normali in cui si stima che negli oltre 10 milioni di ettari di bosco che coprono un terzo dell’Italia si realizzi una produzione di circa 30.000 tonnellate tra porcini, finferli, trombette, chiodini e le altre numerose specialità note agli appassionati.

L’attività di ricerca non ha solo una natura hobbistica che coinvolge moltissimi vacanzieri e svolge anche una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta un’importante integrazione di reddito per migliaia di professionisti impegnati a rifornire negozi e ristoranti di prodotti tipici locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici. E’ necessario tuttavia evitare le improvvisazioni e seguire alcune importanti regole che, sottolinea la Coldiretti, vanno dal rispetto di norme e vincoli specifici presenti nei diversi territori, alla raccolta solo di funghi di cui si sia sicuri e non fidarsi assolutamente dei detti e dei luoghi comuni, ma anche rivolgersi sempre, in caso di incertezza, per controlli ai Comuni o alle Unioni micologiche e utilizzare cestini di vimini ed evitare le buste di plastica.

Le buon prospettive per la raccolta di funghi sostengono la crescita del turismo ecologico nelle aree verdi che ha raggiunto in Italia il record storico di sempre a 12 miliardi nel 2013 con un progressivo aumento del fatturato ma anche delle presenze negli anni della crisi, in controtendenza rispetto alle vacanze tradizionali. Una tendenza che interessa anche le aziende agrituristiche il cui numero negli ultimi dieci anni è aumentato del 57% ed ha raggiunto la cifra record di 20.474, il più alto di sempre. Il maggior numero di aziende si trova in Toscana (4.185) ed in Trentino (2.996), ma nel tempo la diffusione è diventata capillare su tutto il territorio nazionale anche se il 47% si trova al Nord, il 34% nel Centro e il 19% nel Mezzogiorno. Anche l’offerta di servizi è sempre più diversificata con 16.906 strutture che offrono l’alloggio in 217.946 posti letto e 8.363 piazzole di sosta per l’agricampeggio. La vera rivoluzione è però legata al fatto che, conclude la Coldiretti, l’agriturismo non è più solo mangiare con le aziende autorizzate alla ristorazione (10.144) che sono state sorpassate in numero da quelle che offrono anche altri servizi salite a ben 11.982 con attività come l’escursionismo (3.324), la mountain bike (2.785), i corsi di cucina, orto, cucito o altro (2.009), l’equitazione (1.489), il trekking (1.821), le fattorie didattiche per i più piccoli (1.251) e le osservazioni naturalistiche (932) che sono in rapida espansione.

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