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Dopo l’Inghilterra, dilaga anche in Francia, Finlandia, Nuova Zelanda ed Ecuador il sistema dei “semafori” in etichetta, che assegna a ogni alimento un rating (verde, giallo, rosso) legato al contenuto di alcuni nutrienti critici per la salute

Dopo l’Inghilterra, dilaga anche in Francia, Finlandia, Nuova Zelanda ed Ecuador il sistema dei “semafori” in etichetta, che assegna a ogni alimento un rating colorato (verde, giallo, rosso) legato al contenuto di alcuni nutrienti considerati critici per la salute. A dirlo è Assolatte, precisando le differenze con cui ogni Paese ha interpretato il sistema: Francia e Finlandia hanno annunciato la volontà di introdurre un sistema di etichetta nutrizionale ispirato agli “hybrid traffic lights”, la Nuova Zelanda ha appena varato un rating nutrizionale volontario dei cibi, mentre l’Ecuador ha già adottato il modello britannico, segnalando con appositi colori l’alta presenza di sale, zucchero e grassi.

Decisioni che fanno discutere, perché in molti, già nel 2013, si opposero ad un sistema considerato privo di consistenza scientifica, in contrasto con l’obiettivo di armonizzazione delle regole Ue in materia d’informazione ai consumatori, e ingannevole perché attribuisce il codice rosso a molti alimenti, senza tener conto delle loro specificità nutritive. “Il paradosso - sottolinea Assolatte - è che il sistema non solo rischia di mettere in infrazione il governo inglese, ma sembra essere inefficace perché non convince i consumatori britannici ad adottare abitudini alimentari più sane”. A dispetto dei semafori, infatti, i consumatori inglesi comprano sempre di più i formaggi italiani: tra gennaio e aprile 2014, l’export in Gran Bretagna è cresciuto a volume del 7,8%, una bella performance, che arriva dopo un 2013 altrettanto positivo chiuso con +8,6%, pari a circa 29.000 tonnellate di formaggi esportati. Un dato che fa della Gran Bretagna il quarto mercato di sbocco assoluto per le imprese casearie italiane.

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